Benedetto XVI: sacerdote
Lo aveva indetto un anno fa per fare il punto su una vocazione che in questo anno ha più volte denunciato come esposta ai rischi del carrierismo e dell’autosoddisfazione. Benedetto XVI per un intero anno ha predicato sul sacerdozio e ora le sue parole appaiono come un sussidio straordinario di riflessioni, una predicazione speciale sull’identità degli uomini che si dedicano all’amore di Dio e alla fedeltà al Vangelo. Ha usato parole severe sull’abuso dell’autorità, ha passato giorni e giorni difficili segnati dalla dolorosissima vicenda dei casi di pedofilia, che ancora una volta si è assunto su di sé, chiamando al rinnovamento e alla purificazione.
Anche questo, paradossalmente, si è inserito nel solco dell’Anno sacerdotale, perché, come ha detto monsignor Bruno Forte alla Radio Vaticana, “sta venendo fuori il volto di una Chiesa coraggiosa nella riforma”. Benedetto XVI ha costretto la Chiesa a rompere il silenzio, a fare chiarezza sulla situazione disastrata di una parte, certamente piccolissima, del clero. Ha scritto una Lettera ai cattolici irlandesi che rimarrà nella storia della Chiesa intera, sicuro che da questo scandalo la Chiesa uscirà migliore.
Il Papa si è preoccupato della vocazione. Quarant’anni fa nel libro “Il nuovo popolo di Dio” Joseph Ratzinger scriveva che “il rinnovamento non è una operazione di cambiamento strutturale dell’una o dell’altra cosa, il rinnovamento è il ritorno alla fraternità di Gesù, cioè alla conversione del cuore”. Questo anno è servito ai sacerdoti a riflettere di più su se stessi, ma è servito anche ai laici a comprendere l’impegno dei preti al servizio dei Vangelo in mezzo alle storia del mondo. La questione è il sacerdozio come servizio, oltre la questione dell’autorità, che negli ultimi tempi aveva un po’ occupato quasi tutta l’analisi della missione del ministero ordinato. Adesso a Roma sono arrivati 15 mila sacerdoti da 91 Paesi del mondo per chiudere l’Anno sacerdotale. Il Papa risponderà alle loro domande, pregherà e celebrerà la messa insieme a loro nella più grande concelebrazione mai vista in Vaticano. Benedetto XVI sarà solo uno di loro.
Angelo Bagnasco, presidente della Cei
La Conferenza episcopale italiana ha inviato una lettera a tutti i sacerdoti che lavorano in Italia. I vescovi assicurano i sacerdoti di aver pregato per loro e di aver inviato tutti i fedeli a farlo in seguito alle “accuse generalizzate” che “hanno prodotto amarezza e dolore e gettato il sospetto su tutti”. Invece, scrivono i vescovi, “noi siamo fieri di voi”. La lettera definisce “incalcolabile” il”bene” che i sacerdoti offrono alle comunità. Poi i vescovi invitano i preti a non rassegnarsi “alle fragilità e al peccato” e ad “andare avanti” senza adagiarsi “sulle comodità”, senza essere distolti “dall’essenziale”, senza far diventare un’ abitudine l’impegno sacerdotale. Ricorda che “il Vangelo corregge le derive” e “ispira i pensieri” e la vocazione “aiuta a superare anche le tribolazioni di questo tempo”. Nella lettera c’è una parola di “incoraggiamento”, perché la vita del sacerdote non è facile, né la compagnia di Gesù “mette al sicuro dagli attacchi del maligno”, né rende i sacerdoti senza peccato, ma assicura che “il male non avrà mai l’ultima parola”, perché chi riconosce il proprio peccato “può sempre rialzarsi e riprendere il cammino”.
Ma sulla figura del sacerdote in questi giorni sono apparsi molti articoli e sono state fatte molte riflessioni. La più sorprendente è stata quella di Ettori Gotti Tedeschi presidente dello Ior, la banca del Vaticano. Ha spiegato che per risolvere la crisi economica “non sono tanto necessari buoni economisti o politici con idee e modelli innovativi”, ma “buoni preti, che insegnino il senso della vita e l’esigenza della ricerca della santità tra le cose del mondo”: “Spiegare il senso della vita e delle azioni umane sulla base del Vangelo aiuta anche a fare vera economia”. Secondo Gotti Tedeschi i sacerdoti possono aiutare a convertire “il pensiero e l’agire economico” nel senso dello “sviluppo integrale dell’uomo” e se ciò accadrà, cioè se ciò sarà “uno dei frutti dell’Anno sacerdotale, molti saranno i benefici anche economici”.
Un momento della celebrazione eucaristica del 9 giugno nella Basilica San Paolo a Roma (foto SICILIANI).
È iniziata oggi la tre giorni di eventi dal titolo “Fedeltà di Cristo, Fedeltà del Sacerdote” legata alla conclusione dell’Anno Sacerdotale, che terminerà proprio nel giorno del Sacro Cuore di Gesù, fonte inesauribile di amore da cui scaturisce il sacerdozio. Promosso dalla Congregazione per il Clero e affidato per l’organizzazione all’Opera Romana Pellegrinaggi, il raduno ha visto l’arrivo di circa 10mila sacerdoti da 91 Paesi del mondo.
Il programma ufficiale è molto ricco e vario: il 9 e il 10 giugno la Basilica di San Paolo Fuori Le Mura e quella di San Giovanni in Laterano ospitano, collegate in videoconferenza, la meditazione mattutina alle 9,00, seguita dall’adorazione eucaristica e dalla Santa Messa. La sera di giovedì 10 alle 20,30 è prevista la veglia in Piazza San Pietro con la presenza del Santo Padre, che dopo aver fatto un giro della piazza in papamobile, ascolterà il saluto del prefetto della Congregazione del Clero, il cardinale Claudio Hummes e, risponderà alle domande poste dai sacerdoti dei vari continenti. Concluderà infine con la lettura di una preghiera composta appositamente per questo Anno sacerdotale. Venerdì, infine, alle 9,30 e ancora in piazza S. Pietro, Benedetto XVI presiederà la Solenne concelebrazione eucaristica finale.
Queste intense giornate sono state precedute martedì 8 giugno nella Basilica di San Giovanni in Laterano dal ritiro organizzato dal Rinnovamento carismatico cattolico internazionale. Lo stesso giorno, però al pomeriggio, si è tenuto presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum il convegno “A Immagine del Buon Pastore. La figura del sacerdote nel XXI secolo”, proposto dall’Istituto Sacerdos dell’Ateneo. Infine il 9 giugno in Aula Paolo VI un lungo pomeriggio organizzato dai Movimenti dei Focolari e di Schonstatt (di cui riferiamo a parte).
Un momento della manifestazione del Movimento dei Focolari "Sacerdoti oggi".
Si è svolta il 9 giugno nell’Aula Paolo VI l’incontro sacerdotale organizzato dal Movimento dei Focolari e dal Movimento di Schoenstatt in collaborazione con il Rinnovamento carismatico cattolico internazionale ed altri organismi ecclesiali. Un pomeriggio che si inserisce negli eventi organizzati in occasione della conclusione dell’Anno sacerdotale.
Trasmesso da molte televisioni e accessibile in streaming in diverse lingue, l’intenso happening è stato suddiviso in tre parti tematiche: “Uomini di Dio – Icone di Cristo”, “Fratelli tra i fratelli: nell’unico popolo” e “Profeti di un mondo nuovo”. L’intento è stato quello di dare una risposta alle gravissime sfide poste ai sacerdoti dalla società contemporanea e dalla Chiesa e di tracciare profili di spiritualità sacerdotale per i preti del nuovo millennio.
Presenti in Aula il cardinale Cláudio Hummes, Prefetto della Congregazione del Clero, il Segretario della stessa congregazione, l’Arcivescovo Mauro Piacenza, oltre a molti ambasciatori presso la Santa Sede e soprattutto migliaia di sacerdoti, seminaristi, diaconi, religiosi e religiose, laici. Tutti legati a vario titolo ai vari movimenti che hanno organizzato l’evento, che ha visto alternarsi momenti di spettacolo, alcuni dei quali animati dal Gen Verde, canti, contributi video (come il discorso del luglio 2005 di Benedetto XVI ai sacerdoti di Aosta) e molte testimonianze di sacerdoti e seminaristi da varie parti del mondo. Esperienze diverse, toccanti, spesso di sofferenza, come quella di un sacerdote ex alcolizzato o di un seminarista che ha scoperto una grave malattia durante gli anni di formazione.
Infine il cardinal Bertone, intervenuto per porre i saluti del Santo Padre, dopo aver confermato che «il celibato ecclesiastico conserva sempre la sua “bellezza” e la sua “attualità”» ha aggiunto che «i sacerdoti sono fratelli di ogni persona umana, degli uomini e delle donne, da amare e da servire con totale dedizione, senza nessun attaccamento, senza ricerca del proprio interesse». «Solo dopo», ha concluso, «si potrà comprendere l’attualità e la bellezza del celibato».