Benedetto XVI arriva a Cipro, primo Papa nella storia a visitare l’isola. Atterra sull’ultimo lembo di Europa di fronte all’Oriente. Arriva in un’isola divisa in due e dormirà proprio accanto al muro che spezza la capitale Nicosia. La nunziatura apostolica vaticana si trova nella “terra di nessuna” tra la “linea verde” presidiata dalle truppe delle Nazioni Unite, una delle più antiche missioni dell’Onu che vigilano sulla pace tra turchi-ciprioti e greco-ciprioti, dopo l’invasione della parte nord di Cipro dal parte delle truppe di Ankara nel 1974.
Il Papa va a Cipro per consegnare l’ “Instrumentum laboris” del prossimo Sinodo speciale dei vescovi dedicato al Medio Oriente che si svolgerà a Roma in ottobre. Ma visiterà solo la parte greca di Cipro, da qualche anno entrata nell’Unione Europea. La Repubblica turca del nord è riconosciuta solo dalla Turchia e la sua costituzione è stata condannata più volte dalle Nazioni Unite. E’ la prima volta che Benedetto XVI visita un Paese quasi interamente ortodosso.
La Chiesa greca di Cipro è una delle numerose Chiese autocefale ortodosse e quella che ha i migliori rapporti con la Chiesa di Roma. Dunque il tema dell’ecumenismo sarà uno dei principali della visita. Poi c’è la delicata situazione politica e diplomatica dell’isola. La Santa Sede in passato ha appoggiato praticamente tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite che condannavano l’invasione turca del 1974, ma ha sempre sostenuto l’idea di una pacificazione tra le due parti.
L’attacco alle navi dei pacifisti verso Gaza, partite proprio dalla zona turca di Cipro, la crisi tra Turchia e Israele e la ripresa delle tensione nei Territori occupati di Israele intreccia l’ultimo tema della visita. La strumento di lavoro del Sinodo denuncerà l’occupazione di Israele dei territori palestinesi e il Papa farà sicuramente cenno alla situazione di Gaza. Mercoledì all’udienza generale Benedetto XVI ha ripetuto che la violenza genera altra violenza e ha lanciato un appello al dialogo. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha confermato prima della partenza ai giornalisti che voleranno con il Papa che Benedetto XVI “non mancherà di riproporre con costanza il messaggio di pace”.
L’unica chiesa cattolica latina di Cipro, la chiesa della Santa Croce, sui muri porta ancora i segni delle pallottole e delle schegge delle granate della battaglia di 36 anni fa quando i militari turchi con l’ “Operazione Attila” invasero la parte nord dell’isola. Accanto alla Chiesa, che dipende dalla Custodia di Terra Santa, c’è un piccolo convento francescano dove un appartamento è riservato alla nunziatura apostolica. Il nunzio, monsignor Antonio Franco, è lo stesso accreditato anche in Israele e presso l’Autorità Palestinese.
La chiesa ha l’abside nella zona turca e la navata nella “Terra di nessuno” controllata dai caschi blu. E il muro di visione corre perfino dentro la chiesa. Mai un Papa in tutti i viaggi internazionali aveva abitato in un' ambasciata vaticana posta in un territorio che non è di alcuno Stato, ma è sottoposto al controllo internazionale delle Nazioni Uniti. E saranno i soldati delle missione Onu a fornire la sicurezza attorno all’ambasciata vaticana.
Quando il Papa si affaccerà alla finestra potrà vedere il muro di divisione, il filo spinato, i cavalli di frisia, i fusti di cemento che chiudono Victoria Street la via dove si trova la chiesa cattolica. E potrà vedere passare oltre il muro i camion dell’esercito turco, unici autorizzati a percorrere una strada ridosso del muro per entrare e uscire da una loro caserma. La zona delle nunziatura è inchiodata alla memoria tragica del conflitto. Si vedono le torrette di guardia dei caschi blu costruite accanto alle mura veneziane, le case crivellate dalla pallottole e distrutte dalla granate.
I turchi bombardarono Nicosia con gli aerei. Appena oltre la linea verde in territorio turco cipriota si possono vedere i resti del convento e della chiesa armena distrutta dalle bombe. Negli ultimi anni i colloqui di pace, mediati dalle Nazioni unite, tra i leader turco-ciprioti e greco-ciprioti hanno permesso l’apertura di alcuni check point lungo tutta la linea verde che taglia in due l’isola. L’ultimo pochi anni fa è stato aperto nel cuore di Nicosia in fondo a Lidras Street e attraversarlo è una passeggiata tragica tra case traforata dei proiettili, tetti e mura schiantate, abisso di dolore e di dialogo che fatica a ricomporsi, dopo molti tentativi.
Pochi ricordano l’invasione turca di Cipro. Sono fatti ormai lontani, ma hanno lasciato ferite indelebili nell’isola. Le tensioni scoppiarono per opposti nazionalismi. I greci di Cipro rivendicavano l’unione con Ankara, i turchi dell’isola quella con Ankara. La comunità internazionale ha fatto fatica negli anni a districare colpe e responsabilità. Fino al 2003 è rimasto tutto immobile, dopo la pulizia etnica operati dal turchi che hanno occupato e mandato via i greci dalle loro case.
Dopo la guerra e la divisione i leader turchi hanno sistematicamente cancellato ogni memoria della presenza dei cattolici greci, distruggendo soprattutto le chiese ortodosse. Nella zona occupata ci sono solo tre chiese dedicate al culto, 78 sono state trasformate in moschee, 28 utilizzate come depositi militari, 13 come stalle, qualcuna viene usata come obitorio, altre come ambulatorio ospedaliero, alcune sono diventate discoteche.
A Famagosta, la città più grande della zona nord dell’isola, la chiesa cattolica dei cavalieri di San Giovanni, è stata trasformata in discoteca e tutti i sabati sull’altare suonano dal vivo gruppi rock. Poi ci sono 15 mila icone di cui si ignora la destinazione, forse vendute a trafficanti internazionali di opere d’arte. Nella zona nord di Cipro è avvenuto il più grande saccheggio di opere d’arte della storia recente. Gli esperti dello straordinario museo ortodosso di Nicosia, che verrà visitato anche Papa, hanno ritrovato mosaici, affreschi e icone in numerose collezioni private in tutto il mondo e hanno presentato molte denuncie all’Interpol. Anche l’Unesco ha condannato il saccheggio e ha aspramente rimproverato la Turchia.
L’Unione Europea ha stanziato 600 milioni di euro di euro per il restauro dell’immenso patrimonio artistico ortodosso della zona nord. Ma Ankara non collabora e tutto è fermo. Sono stati profanati anche molti cimiteri. Solo il monastero accanto alla tomba dell’apostolo Barnaba che con Paolo evangelizzò l’isola è intatto trasformato in museo. Si trova nella zona nord a non molti chilometri di Nicosia, ma quasi nessuno va a pregare sulla sua tomba. I turchi ciprioti accusano i greci di aver fatto la stessa cosa con le moschee nella parte greca. Ma non è vero.
La Chiesa di Cipro è una delle 14 Chiese chiese autocefalee ortodosse. E’ di origine apostolica. Tra i suoi fondatori c’è san Barmaba, San Paolo e san Marco. Nel loro viaggio i tre partiti da Gerusalemme, giunsero a Salamina di Cipro e attraversata l’isola arrivarono a Paphos, capitale di quella che era all’epoca la provincia dell’Impero romano. Qui Paolo convertì il governatore, il proconsole Sergio Paolo.
Il racconto si può leggere negli Atti degli Apostoli al capitolo 13. Il Papa arriva proprio a Paphos, dove nell’area archeologica nella Chiesa ortodossa si svolgerà la celebrazione ecumenica. Le relazioni tra la Chiesa ortodossa e quella cattolica sono ottime e il segno è dato dal fatto che la chiesa di Paphos è stata messa a disposizione degli ortodossi ai cattolici e agli anglicani per i pellegrinaggi provenienti dall’estero. Nel IV secolo il cristianesimo raggiunse tutta l’isola. La Chiesa di Cipro si è dichiarata autocefala dal III Concilio di Efeso nel 431.
Con la caduta di Cipro in mano ai turchi nel 1453 molte antiche chiese cristiane furono trasformate in moschee. Quella di Famagosta, accanto ai resti del palazzo veneziano, assomiglia alla cattedrale di Reims. La quasi totalità della popolazione di Cipro (la parte greca, quella che sta nell’Unione Europea e si chiama semplicemente Cipro) è ortodossa. Poi vi sono tre piccole comunità cristiane non ortodosse: gli armeni, i maroniti e i latini. I cattolici di rito maronita rappresentano l’1 per cento della popolazione e maronita è anche l’unico vescovo dell’isola. In tutto i cattolici sono circa 25 mila, ma la maggior parte sono immigrati filippini, che a Cipro vengono a lavorare soprattutto come domestici. Il capo della Chiesa ortodossa è Sua Beatitudine Chrysostomos.
I rapporti ecumenici sono eccellenti e proprio a Paphos l’anno scorso la riunione della commissione mista per il dialogo sul tema cruciale del ruolo del vescovo di Roma n ella Chiesa del ori8mo millennio. Chrysostomos due anni fa era venuto in visita ufficiale in Vaticano e il Papa con lui ave a firmato una solenne dichiarazione comune nella quale i due leader religiosi hanno affermato che “le nostre Chiese intendono svolgere un ruolo di pacificazione nella giustizia e nella solidarietà”, riferendosi entrambi alla complicata situazione dell’isola.