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mercoledì 19 febbraio 2025
 
 

Hollande e la finta caccia all'evasore

19/09/2012  La tassazione sui grandi patrimoni, per com'è congegnata, riguarda solo due o tre mila persone. E la Francia si chiede...

A vederli insieme, ricordano una canzone di Gloria Gaynor. I will survive sembra dire la faccia stoica di Hollande, mentre Arnault minaccia di sbattere la porta e tende le braccia al Belgio. Alla guida del più grande impero imprenditoriale di Francia, LVMH, Bernard Arnault ha chiesto la nazionalità belga, molto presumibilmente per sfuggire al maglio fiscale francese. La notizia ha ottenuto l'effetto di una bomba, i giornali si sono scatenati, in particolar modo Libération, che col suo titolo-choc "Casse toi riche con" (allusione alla frase "storica" di Sarkozy, "Casse toi pauvre con", rivolta dall'ex presidente a un passante che rifiutò di stringergli la mano) si è beccato una sonora denuncia per diffamazione.

Il tycoon gioca sul filo dell'ambiguità, se da un lato ha respinto con indignazione le accuse di voler abbandonare Parigi, affermando di continuare ad essere residente fiscale sotto la Tour Eiffel, dall'altra ha creato a Bruxelles una fondazione dal nome "Protectinvest", destinata a proteggere il proprio capitale e l'eredità dei propri figli dalle pretese fiscali francesi, una volta che avverrà il suo decesso.

Quest'uomo "fortuné" incarna da solo quasi tutta la gloria del made in France, riunendo sotto la sua egida alcuni fra i marchi più prestigiosi d'oltralpe, da Louis Vuitton, a Dior, allo champagne Dom Perignon, e persino la storica casa di moda Hérmès, di cui é riuscito a ottenere, in un modo ai limiti dell'ortodosso, giocando sui prodotti derivati, e contro la volontà della famiglia Hérmès stessa, il 22% della società. Il vizio di sfuggire agli esattori lo ha coscienziosamente coltivato fin dalla giovane età. Risale al 1981 la sua prima fuga fiscale, destinazione Stati Uniti, dopo l'ascesa al potere di Miterrand. Decisamente, al nababbo francese i socialisti stanno sul gozzo con la loro mania di tassare i ricchi.

Se può, tuttavia, si accorda con loro in nome di azioni più che convenienti. Nel 1984 Arnault si accordò con l'allora primo ministro Laurent Fabius, attuale ministro degli Esteri, per "salvare" dal fallimento il gruppo tessile Boussac. Arnault intascò gli aiuti statali e poi il gruppo e i dipendenti vennero liquidati comunque. Il miliardario ne salvò unicamente le attività più lucrative: la maison Dior e i grandi magazzini "Le Bon Marché", che col loro nome sembrano simboleggiare ironicamente l'esito dell'affare per Arnault.

Di "bon marché", Arnault ne ha fatti parecchi altri, accedendo alla testa di Fendi, Bulgari, Givenchy, e chi più ne ha, più ne metta. La Francia, coi suoi marchi storici, ha quindi dato molto a Bernard Arnault, ma Bernard Arnault non pare voler dare molto alla Francia. La sua figura é ben lontana da quella del miliardario americano Warren Buffett, che dichiarò un anno fa di voler pagare più tasse perché si era reso conto che la sua segretaria aveva, in proporzione, un'imposizione fiscale ben superiore a quella a cui lui era soggetto. Le segretarie di Arnault continueranno dunque a pagare la propria mole di imposte in Francia, mentre con ogni probabilità, Bruxelles accoglierà il miliardario con tutti gli onori.

D'altra parte i giornalisti belgi hanno già fatto i loro bravi calcoli e determinato che il patrimonio di Arnault, da solo, cancellerebbe con un colpo di spugna l'intero debito pubblico belga. Il problema a cui gli zelanti giornalisti belgi, più bravi con la matematica che con la logica, non hanno pensato é che una roba del genere, uno come Arnault, non la farà mai, né in Belgio, né altrove.

All'inizio del suo mandato, aveva promesso a tutti di essere un presidente "normale". Uno che si recava in ufficio in scooter e andava a cena nel bistrot sotto casa. Suo figlio Thomas, durante la serata in cui venne annunciata la vittoria socialista, annunciò con entusiasmo: "Vado a prendere il metrò per andare alla Bastiglia a festeggiare". Ci mancava il cartone di birra del supermercato e l'exploit di normalità sarebbe stato completo. Dopo gli eccessi "bling bling" di Nicolas Sarkozy, il team di comunicazione di Hollande non ha esitato a usare la "normalità" come cavallo di battaglia. L'opinione pubblica francese aveva ancora la memoria satura delle immagini di Sarkò con Rolex d'oro e occhiali a specchio da videoclip rap, a bordo dello yacht del miliardario Bolloré, e non era andato giù a nessuno il budget spropositato per far andare a zonzo il nuovo aereo presidenziale, ribattezzato immediatamente Air Sarko One, nei cieli del pianeta.

Hollande si presentava dunque come il candidato vicino al popolo e nemico delle lobby dei ricchissimi
. Oltre alla normalità, il secondo cavallo di battaglia da porre sullo scacchiere della campagna fu proprio questa legge fiscale sulle grandi fortune. Francois Hollande annunciò in ogni discorso il voler promulgare una norma che vedesse tassati al 75% gli introiti eccedenti il milione di euro. Normalità più salasso ai ricconi risultò essere una formula vincente. Poi arrivò la realtà. A tre mesi dalle elezioni il presidente francese ha dovuto presentare pubblicamente un primo bilancio del proprio operato, giudicato troppo blando in rapporto alle condizioni di crisi economica in cui versa il Paese.

La disoccupazione é aumentata ancora a livello esponenziale, città come Marsiglia, Tolosa e Nizza presentano una recrudescenza di violenza ad opera della criminalità organizzata, crisi degli alloggi e regolarizzazione dell'immigrazione clandestina non hanno trovato soluzioni o provvedimenti efficaci e non sembrano vedersene all'orizzonte. C'è chi già vocifera che per essere presidente della Repubblica é necessario essere un po' più che "normali" e c'è già chi rimpiange il "superman" Sarkò e la tracotanza dei suoi ministri e portavoce.

Anche la legge del 75% sulle grandi fortune sembra sgonfiarsi come un soufflé malriuscito. Gli economisti che fanno i conti in tasca al governo di sinistra denunciano che solo pochissime migliaia di individui sarebbero assoggettati alla legge, due o tremila al massimo, con un conseguente gettito fiscale pressoché nullo. Cosí come é formulata, con dei limiti che paiono assurdi e che rivelano eloquentemente i compromessi fatti da Hollande e dalla sua compagine con la classe più agiata del paese, la legge perde tutto quel mordente che pareva avere durante la campagna elettorale.

La famosa eccedenza al milione di euro concerne solo i redditi "professionali", ovvero gli stipendi; sono invece esclusi i dividendi da partecipazioni in società e gli introiti provenienti da beni immobili. Il milione riguarda il singolo individuo, se si tratta di una coppia, verrà tassata l'eccedenza rispetto a due milioni di euro. In un primo tempo, artisti e calciatori erano esclusi dalla norma, poi visto che i media stavano affilando i coltelli e si preparavano a redigere articoli al curaro, é stati fatto un passo indietro. Anche Johnny Hallyday e Ibrahimovic, nuovo acquisto del Paris Saint Germain, dovranno quindi pagare le tasse, almeno teoricamente.

Il neo maggiore della questione infatti, risulta l'incomprensibile limite della legge agli stipendi e l'esclusione delle stock options. E' facile intuire come un Bernard Arnault o un Pinault, per citare due dei maggiori Paperoni francesi, grazie all'ausilio dei migliori commercialisti parigini non abbiano difficoltà alcuna a farsi pagare lo stipendio in dividendi. Per chi non può sfruttare questa soluzione, l'altra scappatoia consiste nel metodo Ibrahimovic, che ha appena redatto un contratto con il PSG dove la cifra pattuita deve essere al netto di imposte, qualsiasi esse siano.

Ancora una volta, in politica interna (negli affari esteri é invece molto apprezzato per aver saputo imporre alla Merkel il concetto di "croissance") Hollande fa l'effetto di un uomo con poco polso, poca carica decisionale, intento a gestire il carrozzone eterogeneo della sinistra come meglio può, distraendosi dalle questioni maggiori. Il suo ministro ecologista, Cecile Duflot, non ha espresso una parola in merito all'ennesimo incidente - un incendio con numerosi feriti - alla centrale nucleare di Fessenheim. Anche l'allontanamento dall'energia atomica promesso in campagna se sarà attuato, si farà quindi a un ritmo di lumaca. La legge fiscale, cardine della sua battaglia nel periodo pre elettorale, si sta rivelando per Hollande un boomerang, esattamente come quell'ossessivo puntare sulla sua immagine di uomo "normale". I francesi paiono ora riflettere su una cosa: gli uomini normali, in quanto tali, sbagliano.

Se l'Italia, in tema di eventi grotteschi in politica, potrebbe pensare di avere una sorta di esclusiva europea, può tranquillizzarsi, non é cosí. La Francia non é da meno, in particolare per quanto riguarda il rapporto fra politici e nababbi. Ce n'é per tutti i gusti, Arnault non é certo il primo miliardario a scendere col piede di guerra verso il governo e ad avviare con questo trattative machiavelliche per sfuggire alle tasse. E quando si parla di tasse e di vile denaro, la farsa si fa talvolta esilarante. Ce l'abbiamo avuta tutti una nonna o una zia che, il giorno del nostro compleanno, ci ha dato puntualmente ventimila lire dicendoci "Vai e comprati quello che vuoi".

Ce l'ha avuta anche Sarkozy. Si chiamava e si chiama tuttora Liliane Bettencourt, di professione proprietaria dell'impero L'Oreal. Secondo parecchie cattivissime dicerie, durante il periodo pre- elettorale Sarkozy e i suoi futuri ministri sfilavano a casa Bettencourt come re magi al contrario, non regalavano niente ma tendevano le mani per ricevere oro e mirra e poter cosí finanziare la campagna presidenziale. Avevano tutti capito che Madame Bettencourt era mostruosamente generosa (o afflitta da demenza senile, come affermò più volte la stessa figlia, preoccupata dell'assottigliarsi della propria eredità), visto che per anni aveva coperto di quattrini il suo amico e adulatore Francois Bannier, di professione nonsicapiscecosa. Monsieur Bannier durante la lunga amicizia con Madame L'Oreal, di trent'anni piú anziana di lui, ebbe come "cadeau" un'isola ai Caraibi, qualche decina di milioni di euro ("Vai e comprati quello che vuoi") e una ventina di Picasso che mal si intonavano col colore delle pareti di casa Bettencourt.

Monsieur Bannier é probabilmente una delle persone più odiate di Francia. Quando a Parigi si presentò a una manifestazione di operai in sciopero dicendo serafico"mi piace mettermi qui e osservare la gente comune che lotta" ha rischiato - e in parte ottenuto- un vero e proprio linciaggio in stile adultera pakistana. Strana gente i Francesi, se uno riceve una marea di soldi in maniera immeritata e si limita a goderseli, lo odiano. Se invece uno riceve gli stessi denari con gli stessi metodi poco ortodossi e si presenta alle elezioni, le stravince. E' accaduto all'ex presidente Sarkozy.

Dietro ai soldi della Bettencourt e alle transazioni coi politici c'era un uomo di nome Patrice De Maistre, uno che sa vita, morte e miracoli di tutti i paradisi fiscali, neanche fosse il portinaio delle Cayman. De Maistre é attualmente sotto accusa per finanziamento illecito alla campagna di Sarkozy e per aver gestito il patrimonio di Liliane Bettencourt spingendola all'evasione fiscale. Ma ovviamente nessuna conseguenza é in gioco né per Sarkozy, né per i ministri che andavano a prendere il té in casa Bettencourt.

Poi c'é l'irrisolto caso Bernard Tapie. Abbronzatissimo, ex cantante, abile businessman proprietario di club di football, poi entrato in politica (ricorda qualcuno?) il miliardario Tapie fu protagonista di un affare poco limpido con il Credit Lyonnais. I giornali si scatenarono contro di lui e Tapie chiese e ottenne un risarcimento da parte dello stato francese che lo trascinò in giustizia. L'ammontare del risarcimento per diffamazione, accordato dall'attuale presidente FMI Christine Lagarde fu una cifra record: 45 milioni di euro. Dove compila la dichiarazione dei redditi Bernard Tapie? In Belgio. Se a uno come Arnault vengono certe idee di fughe all'estero, c'é evidentemente qualcuno che l'ha ispirato... Christine Lagarde é ancora sotto il mirino della Corte Costituzionale per questa cifra record di fondi pubblici rilasciata a Tapie. Insomma, in testa al Fondo Monetario Internazionale c'era da scegliere fra una che ha dato milioni a un arrampicatore sociale pronto a tutto come Tapie e uno che ha dato migliaia di euro a prostitute d'alto bordo come Strauss Kahn. L'FMI ha evidentemente pensato che avrebbe ancora fatto migliore figura con la prima. Infine, nell'infinito minuetto francese tra politici e miliardari c'è il "double jeu" di artisti e calciatori, amicissimi dei politici quando c'é da metter su concerti durante le campagne presidenziali, e poi pronti a fare le valigie se il fisco chiede il dovuto. E' ad esempio il caso del mitico Johnny Hallyday, cantante il cui successo oltralpe é rimasto immutato dagli anni Sessanta ad oggi. Durante i festeggiamenti per l'elezione di Sarkozy, c'era anche lui sul palco della Concorde a manifestare amicizia per il nuovo presidente. E quest'ultimo, con ogni probabilità, l'ha un po' protetto dalle grinfie degli esattori. Eloquente é una data: 26 aprile di quest'anno, ovvero gli sgoccioli della presidenza Sarkozy. E' in questa giornata primaverile che Hallyday si é visto recapitare dal fisco francese una nota di nove milioni di euro che lui avrebbe "dimenticato" di pagare grazie a un sistema di società impostate tipo scatole cinesi, con sedi in luoghi improbabili, dal Lussemburgo alla Liberia. Poi é arrivato Hollande, e la musica, é il caso di dirlo, é cambiata. Ma con la legge del 75% limata a dovere, per i miliardari i toni rimarranno comunque sempre sul registro dell'allegro andante.

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