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domenica 08 settembre 2024
 
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Contro il Covid-19, da chirurgo maxillofacciale a pneumologo (per una notte)

10/03/2020  Come gli altri medici dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, il dottor Antonino Puccio, 41 anni, è stato chiamato a prestare servizio presso il grande reparto allestito per i pazienti del coronavirus. Un nuovo inizio, una nuova sfida, per gestire la nuova emergenza unendo tutte le forze.

Il dottor Puccio durante un intervento chirurgico maxillofacciale in Etiopia.
Il dottor Puccio durante un intervento chirurgico maxillofacciale in Etiopia.

(Foto sopra: Antonino Puccio con un piccolo paziente nell'ospedale etiopie dove il medico opera con l'associazione "Caramella Smile")

Da chirurgo maxillofacciale a medico del reparto Covid-19, allestito per far fronte all’emergenza dei contagi a Bergamo. Un nuovo inizio,una nuova sfida professionale, mettendo in campo, nel giro di brevissimo tempo, le proprie competenze. Perché nell’emergenza tutti i medici, nessuno escluso, sono chiamati a fare la propria parte per dare una risposta. Il dottor Antonino Puccio, 41 anni, originario di Palermo, in servizio all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, nel reparto di Chirurgia maxillofacciale da circa dieci anni, risponde al telefono dopo la nottata trascorsa nel suo primo turno nel reparto adibito alla cura dei pazienti affetti da coronavirus. Da mezzanotte alle 8 del mattino, «non nella terapia intensiva», spiega, «ma presso pazienti non gravi, che si stanno riprendendo dal virus e che non hanno bisogno di supporto per la respirazione».

La sua voce è ferma, non lascia trasparire la stanchezza, che comunque ci sarà, inevitabilmente. «Hanno richiamato tutti i medici degli altri reparti nell’unico grande reparto per il Covid-19. Facciamo i turni, così riusciamo a prestare servizio per i malati del coronavirus ma continuando a garantire presenza e attività nei nostri rispettivi settori».

Ieri, per lui e per altri colleghi il corso di formazione e aggiornamento su alcuni aspetti di gestione, come la ventilazione non invasiva del paziente. Poi, ieri sera, il primo turno. «Con me al corso c’erano dentisti, neurologi, specializzati in medicina molecolare. Medici abituati nella loro vita professionale quotidiana a fare tutt’altro». Ma ora non siamo più nella quotidianità, nella routine. E ogni medico deve essere pronto in un certo senso a rimettersi in discussione, ben sapendo che non gli viene chiesto di fare l’impossibile, ma di gestire situazioni fuori dall’ordinario.

«Nella sfortuna è un bene che questa emergenza sia accaduta all’ospedale di Bergamo, che è una struttura molto grande, nuova e assolutamente molto efficiente e organizzata», osserva il dottor Puccio. «I bergamaschi poi nel loro lavoro sono delle macchine da guerra formidabili. L’ospedale è organizzatissimo, a partire dalla possibilità dei tanti corsi che permettono di aggiornarsi, alla gestione piramidale che ti consente di avere un punto di riferimento diretto sopra di te se hai qualche dubbio, problema o chiarimento da chiedere».

Nessuna ansia per lui, dice. Si fa quello che si deve fare. Del resto, il dottor Puccio è abituato a gestire situazioni complicate in contesti umanitari dove spesso, da medico, devi fare i conti con l’imprevisto e con carenze strutturali enormi che ti impongono di essere flessibile e pragmatico. Due volte l’anno il chirurgo palermitano parte per l’Etiopia per missioni mediche e chirurgiche umanitarie. Da una prima esperienza diretta di volontariato presso l’Hewo hospital (ospedale per lebbrosi) di Quiha nella regione del Tigray, vicino a Macallè, nel 2018 è nata "Caramella Smile" – una caramella per un sorriso, associazione di volontariato, fondata e presieduta da Puccio, che porta avanti un progetto per la diagnosi e la cura di malformazioni cranio-facciali principalmente in età pediatrica.

L’associazione finanzia missioni mediche di un’équipe dall’Italia, offre un servizio chirurgico gratuito a pazienti poveri, bisognosi di cure, fornisce vestiti, farmaci per il postoperatorio, paga le spese di viaggio per il malato e i suoi familiari per raggiungere l’ospedale dal proprio villaggio, aiuta economicamente chi ha bisogno di esami diagnostici complessi (sito Internet: www.caramellasmile.org). L'ultima missione per il dottor Puccio è stata qualche mese fa. Adesso l'emergenza è in Italia.  

La sua famiglia vive a Milano, lui al momento non sta tornando a casa. Il lavoro all’ospedale lo assorbe completamente. «A Bergamo paradossalmente la gente continua a muoversi, uscire di casa, vivere la città», osserva. Il lavoro non si ferma. Oggi per lui di nuovo due corsi di formazione, mattino e pomeriggio, poi domani mattina Puccio tornerà in sala operatoria nel reparto di chirurgia maxillofacciale. Sempre pronto a rispondere ancora all’emergenza del coronavirus. «Io ho dato la mia disponibilità, se sarà necessario. Noi medici in ospedale siamo tantissimi, tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo».

 
 
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