«Noi non vogliamo allevare dei piccoli ultras, vogliamo solamente trasmettere i nostri valori, per far capire che non siamo il male del mondo». Giò Palermo, 45 anni, da una vita tifoso del Bologna, è il responsabile della sede A Skeggia dei Forever Ultras, dove da pochi giorni è stato inaugurato il primo asilo in Italia destinato ai figli degli ultras. Uno spazio per bambini dai 3 ai 10 anni, dove i più piccoli «possono imparare i nostri valori, che sono quelli della sincerità, del rispetto e dell’amore per lo sport».
La sede è proprio di fronte alla curva dello Stadio Dall’ Ara, un’ex bocciofila prima occupata e poi regolarmente gestita in seguito a un accordo col Comune.
Nell’immaginario collettivo la cultura ultras è purtroppo associata a fumogeni, fionde e violenza, tutte cose che poco o niente di per sé hanno a che fare con uno spazio educativo per i bambini. Ma i Forever bolognesi, che in verità nella loro storia si sono dimostrati tra le tifoserie più pacifiche, respingono questa immagine e rilanciano.
«Per le prime settimane terremo aperto lo spazio bambini solo la domenica», continua Giò, “ma poi abbiamo intenzione di aprirlo tutti i pomeriggi per le famiglie del quartiere, tifose o no. Vicino alla nostra sede c’è un supermercato, pensiamo che dare la possibilità alle mamme di lasciare i bambini in un posto sicuro, mentre fanno la spesa, sia un servizio positivo per la collettività».
A prendersi cura dei bambini un gruppo di educatrici, tutte volontarie. Tra di loro una mamma, una maestra, un’assistente d’asilo. Il rosso e il blu delle tutine è gradito ma non obbligatorio, in compenso i colori del Bologna dominano in tutte le attività di laboratorio. I bambini costruiscono bandierine e stendardi rosso e blu, colorano puzzle rosso e blu, imparano i cori e le coreografie della curva ma giocano anche a calcetto. «L’intenzione è quella di aprire al più presto anche una palestra popolare, dove insegnare ai ragazzi il pugilato».
I progetti e le attività del centro sono diverse, del resto proprio l’apertura al quartiere rientra nel patto di collaborazione col Comune. «La nostra prima preoccupazione è quella di tenere in ordine la sede e dare dignità a quest’angolo di quartiere che prima era lasciato nel degrado più totale», conclude, «forse a volte siamo un po’ troppo “fumini”, ci arrabbiamo davanti alle cose che non troviamo giuste, ma amiamo profondamente non solo la nostra squadra, ma soprattutto la nostra città».