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venerdì 04 ottobre 2024
 
Rom in classe
 

Due rom in classe. E le famiglie ritirano i figli dalla scuola

10/10/2014  E' accaduto a Trani in una scuola elementare. "Puzzano e sono sporchi" è stata la motivazione dei genitori italiani di quattro allievi spostati di istituto. Ma chi alimenta l'intolleranza nei confronti dei nomadi?

Stavolta è capitato in una scuola elementare di Trani: i genitori di quattro bambini iscritti in prima hanno spostato d’istituto i figli perché in classe c’erano anche due piccoli Rom. “Portano malattie, puzzano e sono sporchi. Uno passi, ma due sono troppi”, così avrebbero motivato l’intenzione di  trasferimento  i genitori all’allibita vicepreside dell’istituto. Neanche l’esibizione delle certificazioni sanitarie  dei due scolari, cuginetti che vivono nel campo Rom tra Trani e Bisceglie, sono bastate per fermare le famiglie italiane. 

    Non è la prima e non sarà neanche l’ultima storia di intolleranza nei confronti dei nomadi che vivono nelle periferie delle nostre città. Anzi episodi simili non fanno quasi più notizia, o vengono relegati in fondo alle pagine di cronaca.  I pregiudizi  e gli stereotipi nei confronti dei Rom sono molto diffusi e radicati. A fare sempre rumore, invece, sono altre notizie:  quante volte abbiamo sentito dire e letto sui giornali che gli zingari sono pericolosi, perché “rubano” i bambini? Sì, proprio  “rubare” si usa in questi casi, per  rendere ancor più odioso il reato.

#migliorisipuò | Anche le parole possono uccidere


Così pochi giorni fa a Borgaro Torinese è venuto in mente a un padre di inventarsi un tentativo di rapimento del figlio da parte di un uomo di etnia Rom.  Il figlio s’era smarrito tra la folla durante una fiera. Non sapendo  come discolparsi della distrazione, non ha  pensato  di meglio che inscenare un tentato sequestro, indirizzando le indagini verso una “pista zingara”. La più credibile, avrà pensato. Aveva perfino “riconosciuto” il rapitore dalle foto segnaletiche. Salvo poi, una volta caduto il castello di bugie,  ritrattare tutto e confessare d’aver inventato la storia di sana pianta. Intanto, però, nei media e nei social network la caccia al mostro era già partita, condita dai soliti beceri insulti a sfondo razzista. Ma in altre occasioni le reazioni a notizie simili, in seguito regolarmente dimostratesi infondate, si sono spinte fino ai raid punitivi e agli incendi dei campi. Questi sì veri, purtroppo.

   La presidente nazionale dell’Aizo, l’Associazione Italiana Zingari Oggi, Carla Osella, allora, ha preso in mano la penna e ha scritto una lettera aperta al papà di Borgaro. Tra l’altro dice: “Non ricorda le bugie della ragazzina della Continassa? Si era inventata di essere stata stuprata da degli zingari semplicemente perché aveva avuto timore che i genitori scoprissero che aveva avuto un rapporto sessuale con il suo ragazzo e purtroppo questo episodio è solo uno di una lunga serie, perché se guardiamo più lontano ricordiamo Denise Pipitone, scomparsa nel 2004 a Mazara del Vallo e avvistata in vari campi rom assieme a degli zingari; oppure Angela Celentano, scomparsa nel 1996 sul Monte Faito, anche in questo caso di disse che fu rapita dagli zingari, ma ahimè, nessuno delle accuse si rivelò fondata".  
   E aggiunge: "Lei si sta rendendo conto che con la sua falsa testimonianza ha danneggiato una popolazione perché la sua accusa ha aumentato l’intolleranza nei loro confronti e purtroppo gli sguardi di odio e di rabbia non sono mai mancati”. Sì, perché  molti  diranno che quella vicenda “è finita bene”. Ma non è così: perché, osserva ancora la presidente, “nel cuore di molti resterà la paura degli zingari rapitori di bambini”.

    Un pregiudizio che è diventato stereotipo, senza alcun fondamento reale se è vero, ed è vero, che mai in Italia s’è verificato  un rapimento  di un bambino non Rom da parte di un Rom. Ci vuole  pochissimo a infiammare l’intolleranza e accendere l’odio. Moltissimo a cancellare quella paura indotta. E che può portare un giorno, magari, un genitore ad allontanare il proprio figlio dalla scuola frequentata da coetanei “Roma” o Sinti.

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