Che cosa ci fanno 200 lenzuola appese alle pareti della
Triennale di Milano? Chi è l'artista che le ha dipinte? Le risposte sono tutte
nel progetto "Il mondo che vorrei", promosso dal Ministero
dell'istruzione e sostenuto da Mediafriends e Fondazione Giovanni e FrancescaFalcone, diventato una mostra, con accesso gratuito, che dall'8 al 27 maggio rende
omaggio alla memoria del giudice Giovanni Falcone, e, attraverso di lui, tutte
le persone che hanno perso la vita in nome della legalità. A 20 anni dalla
strage di Capaci, queste lenzuola, dipinte dagli studenti delle scuole
italiane, diventano il simbolo della lotta dei giovani contro la mafia: una
lotta che non è più soltanto resistenza, ma anche desiderio di mettere alle
corde la criminalità organizzata in ogni sua forma in nome di uno dei motti più
celebri di Giovanni Falcone "gli uomini passano, le idee restano". La
mostra arriva al termine di un percorso educativo iniziato nell'anno scolastico
2010/2011 con cui, come ricorda Maria Falcone (foto), sorella di Giovanni, si è
chiesto ai ragazzi "di colorare queste lenzuola con i loro sogni e le loro
speranze... incoraggiandoli a cambiare il mondo".
Non
solo intercettazioni, blitz o inchieste. Le mafie si combattono anche
a colpi di leggi, scartoffie, conti da commercialista. E' la giungla,
fittissima, in cui bisogna districarsi per chiedere e ottenere la
gestione di una villa, un terreno o un'azienda che erano nelle mani
di un boss della 'ndrangheta o dei Casalesi e che non lo sono più
perché confiscati. Ora un master universitario, il primo in Italia,
insegna come fare.
Si
chiama master in gestione e riutilizzo dei beni confiscati allemafie. A promuoverlo è l'ateneo di Bologna che oggi ha aperto il
bando per le richieste. Le lezioni partiranno il 23 novembre, un fine
settimana al mese, fino al 20 aprile 2014. E non mancheranno gli
stage (in tutto 375 ore) all'interno di associazioni, cooperative,
enti locali.
A disposizione al massimo 40 posti per laureati,
avvocati, commercialisti, soci di cooperative che vogliono ottenere
l'assegnazione dei beni ma anche dipendenti di comuni, province e
regioni che sempre più spesso strappano quei 'tesoretti' alla
criminalità organizzata ma che poi restano al palo per colpa di
burocrazia, problemi catastali o soldi che mancano per le
ristrutturazioni. “L'idea del master è nata dalle richieste
ricevute da molte procure - spiega Stefania Pellegrini, docente di
sociologia del diritto a Bologna e direttrice del master - perché
mancano professionisti capaci di custodire, amministrare e chiedere
in assegnazione quei beni, che negli ultimi anni sono cresciuti
notevolmente. In effetti l'unicità del corso sta in questo”.
Il
master quindi entra nel dettaglio spiegando come funziona oggi la
custodia e l'amministrazione giudiziaria di questi immobili, come si
fa l'inventario, che regime fiscale hanno, come si apre una
cooperativa che possa gestirli o come valorizzare un'azienda nata
sulle ceneri della 'mala'.
Il
corso è intitolato a Pio La Torre, deputato siciliano e voce storica
dell'antimafia ucciso 30 anni fa da due sicari a Palermo. Era la
mattina del 30 aprile 1982 e cinque mesi dopo diventava legge una sua
proposta, introducendo nel codice penale l'articolo 416bis sul reato
di associazione mafiosa.
Tra
le persone coinvolte in prima fila nell'organizzazione del master,
anche il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso.
“Si tratta di
un'iniziativa nuova nel settore anche perché l'Agenzia nazionale per
l'amministrazione e destinazione di questi beni comincia a funzionare
ora, nonostante sia nata due anni fa”. Alfonso conferma che entrare
in possesso di un bene che era di un boss, può essere impresa
titanica soprattutto quando ci si imbatte in questioni giuridiche,
catastali, interpretazioni di leggi a cui non si è abituati. “Perciò
credo che questo master serva soprattutto alla pubblica
amministrazione - continua – perché nel momento in cui un bene
viene confiscato, gli enti interessati devono avere persone
competenti nel seguire l'iter necessario per entrarne in possesso”.
E conclude: “In fondo se mancano gli strumenti operativi, la lotta
alla mafia resta a metà. L'Università di Bologna ha colto questi
segnali e ha risposto subito”. Una decisione, quella dell'ateneo,
che non sorprende: “Noi siamo un ateneo pubblico a cui sta a cuore
il bene della comunità”, evidenzia il rettore Ivano Dionigi. Oltre
al fatto che purtroppo anche l'Emilia-Romagna è ormai terra di
infiltrazioni mafiose a cui servono anticorpi freschi per difendersi.
Al
master si può accedere con una laurea triennale e dopo una selezione
che si basa sui titoli di studio e un colloquio motivazionale. Costo,
3500 euro ma sono previste borse di studio. Per fare richiesta c'è
tempo fino al 24 settembre.
Patrizia D'Alessandro
Castelfranco Emilia, Savignano sul Panaro, Bazzano, Monteveglio e Crespellano: sono questi i Comuni che proprio in questi giorni, fino al 13 maggio, saranno teatro di Aut Aut, il primo festival regionale contro le mafie. Aut aut per dire che non c'è altra scelta: le vie di mezzo, quando si tratta di legalità, non sono più ammissibili perché troppo a lungo le mafie si sono fatte scudo proprio delle zone grigie, dei silenzi, dell'accondiscendenza della gente. Questa rassegna vuole essere un segnale proprio in questa direzione, in quel centro Nord che sta scoprendo giorno dopo giorno che la criminalità organizzata si annida ovunque, anche là dove non si poteva immaginare. Il calendario delle iniziative prevede appuntamenti sportivi, informativi, di intrattenimento per tutte le età, bambini inclusi, grazie all'impegno e alla partecipazione delle associazioni antimafia che operano sul territorio e su scala nazionale. I grandi temi del Festival sono le ecomafie, la speculazione edilizia, le infiltrazioni mafiose nel mondo della finanza e il rapporto non sempre trasparente tra crimine organizzato e istituzioni. In particolare segnaliamo la giornata di venerdì durante la quale Savignano ospiterà il "Radunoaduno", evento che riunisce tutte le associazioni del territorio che lottano per la legalità tra cui Libera, Noname, Associazione antimafia Rita Atria, Fondazione Caponnetto, Mafia? Nein danke di Mannheim. Per conoscere tutte le iniziative consultare la pagina Facebook dedicata.