C’era una volta “l’impero del male” e si chiamava Unione Sovietica. Oggi questo impero malefico è l’Iran degli ayatollah. Nel suo atteso discorso a Riad, la capitale dell’Arabia Saudita, il presidente americano Donald Trump non ripete l’espressione “evil empire” usata da Reagan nel 1983 parlando dei sovietici, ma l’attacco all’Iran è durissimo. “L’Iran ha alimentato i fuochi della violenza settaria”, ha detto Trump, aggiungendo: “Dal Libano all’Iraq e allo Yemen, l’Iran finanzia, arma e addestra i terroristi che spargono distruzione”.
In questo attacco Trump si trova in piena sintonia con il padrone di casa, il re saudita Salman. Prima di cedere la parola a Trump, il re saudita ha accusato il regime iraniano di “alimentare il terrorismo” e di “interferenze” in vari Paesi della regione mediorientale. Sia Salman che Trump hanno voluto distinguere le responsabilità del regime di Teheran dal popolo iraniano, che merita rispetto. I due leader, sabato, hanno firmato un accordo in base al quale l’Arabia Saudita comprerà armi e sistemi di difesa “made in USA” per 110 miliardi di dollari. Sarà solo un acconto, dato che i sauditi prevedono di spendere nei prossimi dieci anni 350 miliardi di dollari per comprare armi dagli americani. Un cifra record.
L’attacco all’Iran sciita, pronunciato nel cuore dell’Islam sunnita, davanti a una platea di leader sunniti, ha rappresentato la parte più dura di un discorso in cui Trump è rimasto fedele al testo scritto, evitando parole in libertà e qualche possibile gaffe. Nel testo non era presenta la frase controversa “terrorismo radicale islamico”, più volte usata da Trump in passato, soprattuto durante la campagna elettorale.
Parlando del terrorismo Trump ha detto: “Questa non è una lotta tra le diverse fedi, sette o civiltà. Questa è una lotta fra criminali barbarici che cercano di annullare la vita umana e le persone di tutte le religioni che cercano di proteggerla. Questa è una lotta tra il bene e il male”.
Trump ha deplorato “l’uccisione di musulmani innocenti, l’oppressione delle donne, la persecuzione degli ebrei e il massacro dei cristiani”. Ha anche ricordato che la maggior parte delle vittime del terrorismo nel mondo sono musulmani.
Trump ha richiamato i paesi del Medio Oriente alle loro responsabilità nella lotta al terrorismo, dicendo che non devono aspettarsi che siano gli Stati Uniti a risolvere per loro questo problema. “L’America non può decidere per voi”, ha detto Trump, invitando a “cacciare fuori” i terroristi dalle comunità e dai luoghi di preghiera.
Trump ha anche auspicato una soluzione per la guerra in Siria e una iniziativa di pace fra israeliani e palestinesi.
Si attendono ora le reazioni da Teheran e anche dalla Russia, alleata dell’Iran nel conflitto in Siria.
Il viaggio di Trump prosegue lunedì e martedì in Israele e nei Territori palestinesi, con tappe a Tel Aviv, Gerusalemme e Betlemme. Trump vedrà il premier israeliano Netanyahu e il presidente dell’autorità palestinese Mahmud Abbas. Il 24 maggio Trump passerà da Roma per incontrare alle 8,30 del mattino papa Francesco e in seguito il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il 24 e il 25 sarà a Bruxelles, poi si sposterà a Taormina per il G7. Durante il soggiorno il Sicilia Trump visiterà anche la base militare americana di Sigonella.
Quindi Trump tornerà negli Stati Uniti, dove lo aspettano gli sviluppi del Russiagate e le mille polemiche che stanno accompagnando questi primi mesi della sua presidenza.