Valeria Solesin, veneziana, 28 anni, è una delle vittime della strage perpetrata a Parigi da terroristi islamici, venerdì 13 novembre. Stava nel teatro Bataclan per assistere al concerto, insieme con il fidanzato Andrea Ravagnani e Chiara, la sorella di lui, quando una raffica di mitra l’ha colpita alle spalle. Ha detto Andrea: «La tenevo per mano, l’ho persa all’improvviso… Poi l’ho vista a terra, è morta dissanguata tra le mie braccia».
Alla Sorbona, la sua università, professori e studenti si sono riuniti per ricordarne l’impegno, non solo negli studi e nelle ricerche, ma anche in aiuto agli altri. «Ci siamo viste proprio il giorno del massacro, Valeria mi dava una mano a scrivere la mia tesi. Il suo sguardo era rivolto al prossimo, aveva fatto volontariato per Emergency e a Parigi portava soccorso ai clochard», ha detto la sua amica Ann Kigaru. E un altro amico ha aggiunto: «Lei si era conquistata ogni millimetro della sua vita».
Dopo il diploma al Liceo scientifico di Venezia, Valeria aveva ottenuto la laurea in Sociologia a Trento con 110 e lode. Poi s’era iscritta per il dottorato all’Istituto di Demografia della Sorbona, dove le avevano assegnato una prestigiosa borsa di studio. Si dedicava a una ricerca un po’ speciale, il paragone tra le famiglie francesi e le famiglie italiane, evidenziando somiglianze e differenze sul ruolo della donna in casa.
In un articolo che aveva pubblicato due anni fa su una rivista scientifica, aveva scritto sulle mamme che non riescono a tornare al lavoro dopo una maternità: «Appare auspicabile una maggiore condivisione delle responsabilità familiari e professionali tra le donne e gli uomini». Valeria viveva a Parigi da quattro anni, stava realizzando il suo sogno, ma certamente le sarebbe piaciuto avere le stesse possibilità anche in Italia.
«Era una cittadina meravigliosa», ha detto la madre Luciana. E il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel messaggio di cordoglio alla famiglia, l’ha definita «figlia d’Italia e d’Europa, uccisa insieme a tanti altri giovani perché rappresentava il futuro dell’Europa, il nostro futuro».
È un futuro che gli odiatori della nostra civiltà non potranno toglierci.