Quando si parla dell’aldilà, è opportuno limitare la nostra curiosità e quindi le nostre domande, che poi non trovano risposta nei testi della rivelazione, la quale, come avverte il documento sulla Parola di Dio del concilio Vaticano II, ci è data «per la nostra salvezza», cioè per indicarci tutto quello che è necessario sapere per orientare seriamente e fondatamente la nostra vita presente nella ricerca della felicità futura e non per appagare i nostri (insaziabili) desideri.
Quel mondo ci rimane avvolto nel mistero. La sua domanda però penso possa trovare una risposta genericamente positiva, dal momento che, per la comunione dei santi professata nel nostro Credo, i rapporti fra i vivi e i morti non si interrompono, ma rimangono, anzi si fanno più forti e più vivaci.
Alla sicurezza che noi possiamo aiutare i nostri morti, si può aggiungere la speranza fondata, anzi la certezza per chi è in Paradiso, che anche loro possono aiutare noi. Tutto questo presuppone qualche grado di conoscenza? Penso proprio di sì.