Sono mamma di una figlia di 11 anni. È una bambina vivace, sveglia ma anche riservata ed è fisicamente molto minuta. Chi la incontra senza conoscerla la prende sempre per una bambina delle elementari e non crede che lei sia alle medie. Ora, nostra figlia che già è in difficoltà per la sua statura, si trova in ulteriore disagio perché nella sua classe è l’unica senza cellulare. Noi genitori pensiamo che uno smartphone non le serva e che lei sia ancora troppo piccola. Al tempo stesso, però, ci rendiamo conto che la nostra scelta la rende ancora più esclusa e la fa ulteriormente considerare come un’aliena, visto che si va a sommare all’altra diversità fisica. Spesso nostra figlia si lamenta perché dice che i due elementi – bassa altezza e mancanza di cellulare – le fanno pensare di essere diversa e di valere meno. Ultimamente non va più a giocare con le bambine nel cortile del palazzo perché «tanto parlano solo di TikTok» e lei si sente esclusa, quindi preferisce proprio non vederle. Perciò domando: quanto vantaggio e svantaggio c’è nel non darle il cellulare? Forse la nostra decisione avrebbe senso per una bambina di normale altezza, ma non per la nostra che ha già molti problemi. CAROLA
— Cara Carola, il vero problema di tua figlia non è possedere un cellulare ma sentirsi “all’altezza” delle compagne e degna di relazione “alla pari” con loro, pur essendo la più minuta della classe. Darle un cellulare in mano potrebbe, forse, trasformarsi in un ulteriore boomerang che le toglie motivazione a frequentare relazioni reali nella vita in presenza, rifugiandosi in quelle virtuali.
Capita spesso – anche tra adulti – di vedere persone che si isolano dal gruppo per rifugiarsi dentro al piccolo schermo del loro cellulare. Se le dai uno smartphone, prima di permetterle di sentirsi a suo agio nel gruppo delle compagne, il rischio è che quello strumento la allontani ancora maggiormente da tutte le altre. La cosa che potrebbe essere di maggior aiuto per tua figlia è facilitare l’invito delle nuove compagne a casa sua, sostenerla nell’aderire a un’attività sportiva magari mai provata prima, iscriverla a un corso di espressività teatrale.
Chiedi, inoltre, un colloquio con i nuovi docenti e verifica insieme a loro come sta andando l’inserimento di vostra figlia nella nuova classe. Soprattutto verifica se hanno intenzione di trattare il tema dell’inclusione e dell’esclusione in qualche modo nel corso dell’anno scolastico, coinvolgendo in modo attivo gli studenti. Infine, falle leggere Perché sei speciale (Mondadori), un libro che ho scritto con Barbara Tamborini per aiutare i preadolescenti a potenziare l’autostima e la consapevolezza di sé