Anche il Comune di Bologna ha deciso di adeguarsi alle richieste delle famiglie che hanno optato, nella cucina di casa, per la dieta vegana. Da febbraio infatti, nelle mense delle scuole bolognesi, arriveranno i nuovi vassoi personalizzati, rigorosamente preparati senza ingredienti di origine animale. Niente carne e pesce, ovviamente, ma non solo. Banditi anche latte, uova e formaggi, compreso il parmigiano nella pasta asciutta e negli sformati di verdura. Questi vassoi vanno ad aggiungersi a quelli già diversificati per motivi religiosi o legati alla salute. Il Comune ha messo a disposizione i moduli per la richiesta scritta, indispensabile, da parte delle famiglie. I moduli dovranno essere firmati da entrambi i genitori e contenere anche l’autorizzazione del pediatra o del medico di base. E proprio su questo punto insorge la Lav, Lega antivivisezione che, pur plaudendo all’iniziativa, ne contesta la procedura e chiede al Comune di rivederla in quanto tale autorizzazione non sarebbe invece richiesta per le famiglie che scelgono i menu “onnivori”.
Difficile accontentare tutti, soprattutto quando i vassoi arrivano dalle aziende appaltatrici, già “porzionati” e confezionati. Sono finiti, salvo rare eccezioni, i tempi in cui la cuoca della cucina interna alla scuola chiedeva ai bambini se preferissero la pasta in bianco, al pomodoro o al ragù, spolverata o meno di formaggio. Intanto, sempre di più le mense scolastiche sono oggetto di discussione, anche nelle cronache cittadine. Ormai da anni le amministrazioni sono attente a introdurre nei menu settimanali piatti a base di verdure, pesce e legumi, qualche volta con ricette anche piuttosto elaborate e non gradite ai bambini che poi, ahimè, finiscono nei rifiuti. Sempre a Bologna, più o meno un anno fa, aveva suscitato le ire delle famiglie la sperimentazione del “piatto unico”, a base di tagliatelle al ragù.
La scelta vegana - non vegetariana- accende ulteriormente la discussione in quanto esclude anche le uova e i latticini, per molti nutrizionisti essenziali nella dieta dei più piccoli. E’ giusto, da parte delle famiglie, imporre questa scelta anche a bambini in fase di crescita? Non a caso il Comune ha deciso di tutelarsi, chiedendo un’ assunzione di responsabilità da parte dei pediatri. Intanto è arrivata una dura presa di posizione del neuropsichiatra infantile Emilio Franzoni, una voce più che autorevole proprio nel campo dei disturbi dell’alimentazione che, senza mezzi termini, ha definito questa svolta “una porta aperta all’anoressia”.