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mercoledì 11 settembre 2024
 
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E brava Federica, un'altra medaglia oltre le polemiche

17/02/2022  Più forte anche delle tensioni innescate dalle parole improvvide di una mamma "ingombrante", si conferma tra le più vincenti della storia dello sci italiano. E non è ancora finita

E brava Federica! Brava a sciare la sua manche meno favorevole, quella dello slalom, dopo una discesa libera da ottavo posto, mettendo in fila anche alcune tra le migliori slalomiste compresa la favorita Mikaela Shiffrin (caduta dopo poche porte) fino a conquistare un bronzo in combinata, possibile ma non pronosticabile e per questo prezioso.

Brava a mettersi alle spalle il momento no e lo scarso feeling con la pista olimpica del SuperG, la gara che più ama ma che in Cina le ha detto male.

Brava a confermarsi la più polivalente dei nostri sciatori alpini (argento olimpico in gigante, bronzo in combinata, in testa alla Coppa del mondo di SuperG in corso e con già all’attivo una coppa assoluta, nonché il record di vittorie in Coppa con 19 gare).

E brava anche a restare concentrata, in un momento delicato dopo che la delusione del SuperG a caldo l’aveva indotta a dichiarazioni dettate da un momento di emotività che hanno innescato polemiche, rinfocolate ieri dalle improvvide esternazioni di mamma Maria Rosa “Ninna” Quario, che parlando a Radio Capital ha inforcato il paletto dell’opportunità ed è uscita dal tracciato, mettendo in piazza il suo punto di vista sui rapporti tra la figlia e Sofia Goggia.

Federica Brignone torna con il bottino più ricco e non ancora definitivo dello sci alpino azzurro: due medaglie,  argento in gigante e bronzo in combinata. Certo sognava un oro, e ne aveva titolo per la continuità in SuperG dimostrata in stagione, come lo sognava Sofia Goggia, anche lei rimasta d’argento in discesa dopo avere dominato la stagione ma dovendo poi risalire la china per recuperare a tempo di record da un infortunio serio occorsole appena 23 giorni prima della gara olimpica. Eppure le azzurre, Brignone, Goggia, Nadia Delago e Curtoni, si sono fatte trovare lì, sul podio o molto vicino.

C’è rivalità? C’è! È normale, lo sci alpino è uno sport individuale e può pure darsi che stare in un gruppo in cui si fanno quattro medaglie olimpiche e un quinto posto in quattro funzioni da stimolo. Chi è campione, e Brignone e Goggia hanno dimostrato di esserlo, vuole vincere. Caratteri diversi? Ovvio, mica è scritto che si debba essere uguali. E neanche che dentro una squadra di sport individuali si debba essere amici, basta restare leali, stimarsi e rispettarsi reciprocamente.

A noi che guardiamo, tifiamo (e magari raccontiamo) piace che i campioni non siano fatti con lo stampino, la biodiversità vincente è sana nello sport e in natura. Preferiamo raddoppiare, triplicare (come i doppioni e i triploni di Gadda con le parole) senza dover scegliere.

Ma intuiamo che per Federica Brignone, che stamattina prima dello slalom intelligentemente ha preferito concentrarsi che commentare, non dev’essere semplicissimo confrontarsi con l’ingombro di una mamma che cumula il ruolo di ex atleta olimpica, madre e giornalista che si occupa di sci alpino. Senza avere l’accortezza di astenersi dalle dichiarazioni non necessarie, quando si trova troppo coinvolta col rischio di perdere lucidità nella visione e far danni invece di essere di aiuto.

Se c’è una cosa che i figli non amano, specie se non sono più bambini, sono i genitori che si intromettono nelle loro relazioni: fin dalla preadolescenza in genere è un comportamento che mette in imbarazzo i ragazzi già sui campetti delle gare strapaesane. Figuriamoci come si deve sentire una donna di 31 anni, ai vertici mondiali di una disciplina già molto complessa per le sue troppe variabili non solo emotive, che ha già dimostrato di saper vincere le cose che contano, con una mamma che un giorno la rimbrotta dalle colonne di un giornale e il giorno dopo alla radio dà dell’egocentrica alla sua compagna che ha appena vinto un argento difficile in una gara cui lei non ha neppure partecipato, minimizzandone il successo. Come se non fosse già difficilissimo restare concentrati quanto serve per disputare quattro gare olimpiche in una sola edizione e non ancora terminate.

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