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venerdì 13 settembre 2024
 
Cognato a carico
 

É giusto prestare soldi a un fratello in difficoltà con "le mani bucate"?

19/08/2022  «Mio cognato chiede spesso un aiuto economico, e mio marito tira fuori per lui una parte della sua pensione. Poi fa spese pazze, e tutto ricomincia da capo. L'ho fatto notare a mio marito, ma lui mi ha risposto: "É sempre mio fratello no?". Nel cuore sento che in fondo ha ragione. E ora non dico più niente. Ma faccio bene?»

Devo dire che mio marito è l’unico “sano” tra un suo fratello sempre in cura con lo psichiatra e una sorella lontana che non si sa dove sia finita. Per fortuna io sono figlia unica. Mio marito tira fuori una parte della sua pensione per darla al fratello che con la moglie fa spese pazze, poi gli mancano sempre i soldi. Ho sempre reclamato che questo cognato dalle mani bucate non si merita niente; ultimamente, però, mio marito si irrita, anzi si infuria: «È sempre mio fratello, no?». A questo punto mi sono zittita, ho sentito nel cuore che in fondo mio marito ha ragione. E ora non dico più niente. Ma faccio bene?

FERNANDA

— È facile dire, dall’esterno, che tuo marito tappando sempre i buchi che suo fratello fa, non lo aiuta, anzi. Ma quando gli manca il pane da dare ai suoi figli, tuo marito – senza nemmeno chiederti un parere – interviene. Anzi, da poco ti ha detto che la pensione è sua (tu lavori ancora) e che ha fissato una certa cifra mensile (trecento euro) oltre la quale non va. Tante volte ti ha detto che lui si sente un fortunato: ha te, due figli a posto col lavoro e un bell’appartamento di proprietà vostra. Tu ammetti che lui ha ragione, ma tutte le volte che avete fatto i quasi ottocento chilometri per andare a casa del fratello e vedere come stavano le cose, ne siete rimasti turbati e impotenti. Un disastro. Avete attivato i servizi sociali per quel che possono fare, compreso il servizio di psichiatria del territorio, ma non avete trovato vie d’uscita, almeno a lungo termine.

A questo punto ti è arrivato al cuore l’urlo di tuo marito, condito da parolacce: «È sempre mio fratello, no? L’ammazzo?». E ti sei arresa. Anzi, hai fatto molto di più: hai abbracciato tuo marito, hai allargato le braccia alla sua infanzia disperata, con genitori che vivevano di Caritas e la sua fuga, ad appena diciotto anni.

È venuto al Nord a fare l’operaio, ha lavorato duro e ha avuto la fortuna di incontrare te. Avete messo su famiglia. A questo punto hai capito di essere a un bivio: o lotti contro l’irrazionalità e l’inutilità degli aiuti a un fratello “inaiutabile” o accetti la situazione: e ti si allarga il cuore. È vero che tuo marito non ama parlare della sua infanzia disperata, ma ti sta dicendo che le radici non si possono mai troncare del tutto, anche nella più dolorosa impotenza, c’è sempre qualcosa da fare, almeno un piccolo gesto. E tu stai accogliendo tuo marito con tutto il suo dolore non detto, con tutta la sua voglia di rifarsi una vita, ma anche con quell’unico piccolo aiuto che lui ora può dare e che è il suo modo di celebrare la fraternità. Tutte queste cose non te le ha sapute dire, ma tu le hai abbracciate. Sei una meraviglia

 
 
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