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mercoledì 30 aprile 2025
 
Ansia da Clima
 

«E se le questioni climatiche diventano ossessione?»

29/09/2022  "Mia figlia di 16 anni non fa altro che parlare di cambiamento climatico e inquinamento. La cosa che mi preoccupa è il modo in cui ne parla, in uno stato di perenne ansia e paura. Riviste, politici, social.. Ovunque si parla della questione climatica, soprattutto quando si verificano tragedie come nelle Marche e poi non se ne parla più, mandando dei messaggi contrastanti..."

È da qualche giorno che mia figlia di 16 anni parla, durante i pasti e i momenti in cui stiamo insieme in famiglia, solo ed esclusivamente delle questioni climatiche. Quello che mi ha colpito è il modo molto preoccupato, e quasi anche ansioso, con cui sta vivendo le notizie che ogni giorno, social e giornali, danno sul cambiamento climatico. Esiste davvero un’“ansia da clima”, data dalle notizie terribili che si sentono, come le persone che perdono la vita a causa dei ghiacciai che si sciolgono, il caldo sempre più torrido che di estate in estate ci colpirà, la diminuzione delle risorse energetiche disponibili... Ma soprattutto, il fatto che se ne parli tanto finché ci sono le brutte notizie e poi non se ne parli più, forse non dà solo messaggi contrastanti, di incertezza e insicurezza sul futuro? CARLO

— Caro Carlo, quest’ansia esiste, sui social è chiamata “ecoansia” e riguarda spesso i ragazzi più sensibili e consapevoli dei rischi che il cambiamento climatico sta generando. È la preoccupazione per un futuro incerto per le nuove generazioni: ondate di caldo, siccità alternate a piogge torrenziali, innalzamento del livello dei mari. Con tutto quello che implica sul piano della vivibilità del pianeta. È la preoccupazione che la crisi sia irreversibile e che il loro futuro sia compromesso: nei casi più estremi, per qualche ragazzo perde di senso il conseguimento di un titolo di studio, di una posizione lavorativa, o il progetto di generare figli, pur desiderandoli. Ecoansia è anche la sensazione depressiva di essere soli nel lanciare l’allarme e impotenti nell’affrontare la situazione, perché molti coetanei appaiono disinteressati e gli adulti sono poco sensibili perché pensano che non saranno coinvolti negli effetti più pesanti di queste dinamiche.

Purtroppo, caro Carlo, hai ragione a sottolineare come il sensazionalismo di certe comunicazioni, che enfatizza alcuni fenomeni per poi abbandonarli quando si trova un’altra notizia choc, aumenti solo il senso di preoccupazione. Per fronteggiare questa situazione occorre sicuramente attivare e condividere comportamenti virtuosi, ricordandoci sempre che siamo parte integrante del creato e responsabili della sua salvaguardia. Per noi adulti, è pure l’impegno a mantenere vivo un atteggiamento di speranza, che significa non solo non cedere al pessimismo e allo scoraggiamento, ma al contrario tenere viva l’attenzione sui segnali, anche piccoli, di cambiamento positivo nel futuro. Per quanto a volte non facile, occorre alimentare un pizzico di utopia, che ci permetta di vedere come anche nell’economia e nella politica c’è chi porta avanti seriamente scelte di maggior sostenibilità, di diversa soluzione dei problemi energetici ed ecologici. Sottolineando questi cambiamenti ai ragazzi più preoccupati affinché non si prospettino un futuro di sole privazioni ma anche di modi diversi e inattesi di vivere. Il futuro porta sempre con sé qualcosa che supera la nostra immaginazione, anche nel bene e non solo nel male.

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