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Credere

É giusto nascondere il dolore?

12/01/2023  Dietro ogni nostra fragilità e vulnerabilità, c'è la nostra possibilità di amore. Leggi la riflessione del teologo

Una delle frasi più frequenti che pronunciamo nell’intento di incoraggiare chi sta attraversando un momento di difficoltà è «devi essere forte!». Capita per esempio quando si portano le condoglianze in occasione di un funerale, come se bisognasse sgombrare al più presto lo spazio occupato dalle lacrime. Anche nei programmi televisivi, quando si raccontano le storie di alcuni personaggi, si mettono in evidenza i momenti difficili, le fatiche, le disgrazie, ma solo al fine di dimostrare che quella persona ce l’ha fatta, non si è lasciata vincere dalle disgrazie che le sono capitate. Mi ha molto colpito però quando di recente ho sentito una mamma che diceva a suo figlio, un bambino di sei o sette anni, di non piangere, anzi che «non si deve piangere, perché bisogna essere forti».

Mi sono reso conto che effettivamente noi siamo programmati fin da piccoli per nascondere la nostra vulnerabilità, come se ci dovessimo vergognare. Tutt’al più la possiamo esporre dopo, quando l’abbiamo superata per dimostrare quanto siamo stati forti. Ho pensato allora a tutte quelle persone che non ce la fanno, tutte quelle persone che vorrebbero essere accolte, ascoltate e viste nel loro dolore, tutti coloro a cui non interessa fare finta di essere forti. Ho pensato al fatto che siamo vulnerabili perché siamo di carne e allora mi sono ricordato che proprio a Natale ci viene annunciato che persino Dio ha preso una carne, cioè si è reso vulnerabile. Se non fosse stato vulnerabile, non avrebbe potuto farci vedere quanto ci amava, perché solo chi è disposto a lasciarsi ferire è capace di amare. Dietro la nostra vulnerabilità, dunque, c’è la nostra possibilità di amore.

Quando ti sei convinto o ti hanno convinto che devi nascondere la tua fragilità per evitare di soffrire o per evitare di essere giudicato, hai anche smesso di amare. Ho capito allora che tante persone appaiono congelate, indurite, apatiche, perché in fondo in fondo hanno solo paura di soffrire, vivono negando la loro vulnerabilità, non la vogliono più vedere, la rinnegano, ma in questo modo si sono private anche della loro umanità. Sarebbe bello se i genitori ascoltassero il pianto dei loro figli senza chiedere loro di non piangere più perché è brutto, sarebbe bello se a volte si fermassero a piangere in insieme con loro, per insegnare che anche i grandi hanno diritto di piangere.

 
 
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