Un Papa che telefona suscita inevitabilmente stupore. Monsignor Dario Viganò, direttore del Centro televisivo vaticano, ha avuto modo, durante un incontro, di chiedere direttamente al Pontefice qualche curiosità in più. E Francesco lo ha guardato stupito: «Dica ai giornalisti che le mie telefonate non sono una notizia», gli ha spiegato sorridendo. «Io sono così, ho sempre fatto questo anche a Buenos Aires. Ricevevo un biglietto, una lettera di un prete in difficoltà, una famiglia o un carcerato e rispondevo. Per me è molto più semplice chiamare, informarmi del problema e suggerire una soluzione, se c’è. Ad alcuni telefono, ad altri invece scrivo».
Poi, racconta Viganò, il Papa ha concluso divertito: «E meno male che non sanno tutte quelle che ho fatto!». A conferma che le telefonate sono più numerose di quelle finite sui giornali. Anche a don Dario è capitato di riceverne alcune: «Non solo per motivi di lavoro», rivela, «una volta mi ha chiamato in ufficio per farmi gli auguri di compleanno».
Insomma, don Dario, possiamo parlare ormai di una vera e propria “pastorale del telefono”... «Direi di sì. Papa Francesco sintonizza il suo cuore sui bisogni dell’altro e questa sintonia lo spinge a un’immediatezza di rapporto che non è superficialità ma è capire la persona che c’è dall’altra parte, il suo disagio, la sua sofferenza».
Che significa ricevere la chiamata del Papa?
«Che lui si occupi della mia vita, di un mio problema, vuol dire che io conto veramente agli occhi di Dio. Poi magari faccio fatica nella preghiera, a credere. Se il Pontefice, che nell’immaginario comune è una persona distante, si prende la briga di chiamarmi significa che io sono prezioso per lui e soprattutto per il cuore di Dio».
Telefonare è diverso che scrivere una lettera o no?
«La voce permette di condividere lo stato d’animo dell’interlocutore. Poi c’è un altro aspetto interessante: la telefonata non resta. Nel senso che bisogna custodire nel cuore e nella memoria le parole, le sensazioni. Questo è molto importante, perché in un mondo in cui si fa fatica a custodire la memoria diventa un esercizio educativo. Non dimentichiamo che la fede è quasi tutta memoria. La Bibbia ripete sempre: “Ricorda, Israele, quello che ha Dio ha fatto per te”. La memoria è un aspetto fondamentale della persona e fa parte dell’esperienza stessa della fede».