Simone Ruffini, probabilmente, con la “sola” medaglia d’oro della 25 km di nuoto non sarabbe mai arrivato sui giornali indiani. Non che sia un fatto ordinario diventare campioni del mondo nella maratona del mare, ma, per come vanno il mondo dello sport e il suo marketing, non gli sarebbe bastato per diventare un personaggio di fama mondiale. Sarebbe rimasto un nome in una tabella di risultati, per quanto prestigiosi, soprattutto nei Paesi che nella sua gara non avevano chance di medaglia e dunque nulla di cui rammaricarsi, né delusioni da raccontare. Persino in Patria forse sarebbe stato meno profeta. E invece è sbarcato persino sull’Hindustantimes.
Quel che la medaglia non avrebbe potuto, però l’ha fatto un foglio A4, un banalissimo foglio da stampante ripiegato e ficcato in tasca prima di salire sul podio e poi spiegato con la medaglia al collo, in favore di telecamera, a rivelare al mondo il contenuto: un messaggio a pennarello blu, in stampatello perché si leggesse bene da lontano: “Aurora mi vuoi sposare?”. Aurora è Aurora Ponselè, marchigiana come lui, fidanzata di Simone e sua compagna di squadra che per poco non sviene e poi risponde mimando un cuore con le mani.
I giornali indiani avranno avuto bisogno di farsi tradurre, ma appena capito, in tutto il mondo è scoppiata la Ruffini mania, twitter è impazzito, sarà che il cliché dell’italiano romantico funziona ancora. Ma Simone è andato oltre, dritto all’altare, on mondovisione con il ciuffo a fiamma, biondo ossigenato ben pettinato all’indietro e gli occhiali tartaruga un po’ retrò che gli danno una tenerissima aria seria ma non seriosa, spiritosamente candida. Una combinazione che fa di lui d’improvviso un fidanzato del mondo, un ragazzo da sposare. Troppo tardi, già preso. Aurora ha detto sì. Anche se prima di pensare all’abito da cerimonia bisogna nuotare fino ai Giochi di Rio 2016 e provare a lasciarsi il mondo alle spalle anche là.