Con le vittorie nelle primarie di New York Donald Trump e Hillary Clinton si avvicinano sempre di più alla conquista delle nomination del partito repubblicano e del partito democratico per le elezioni presidenziali di novembre. Trump, che giocava in casa (sulla 5th avenue di New York svetta la Trump Tower), stravince con oltre il 60 per cento dei voti e i media americani parlano di "big win" e di vittoria sonante. Vittoria un po' meno grande, ma netta, anche per la Clinton, che così tiene a distanza Il suo rivale Bernie Sanders.
Sanders, il "figlio di Brooklyn, reduce da un viaggio in Vaticano e da una stretta di mano, non fotografata, con papa Francesco sperava nel colpo grosso. Una sua vittoria a New York avrebbe avuto conseguenze psicologiche molto pesanti per la rivale, ora invece la Clinton può guardare con maggiore fiducia alla Convention di Philadelphia. Il discorso della vittoria di Trump è stato più sobrio del solito e il magnate ha rinunciato ai toni incendiari e provocatori usati in gran parte della sua campagna elettorale. Forse è il primo risultato della presenza, accanto a lui, di nuovi collaboratori, più esperti di campagne elettorali, capaci di tenere a freno l'esuberanza del candidato.
Trump tiene a distanza i rivali Ted Cruz e John Kasich. Se riesce a conquistare tutti i 95 delegati dello Stato, potrà presentarsi alla Convention con un vantaggio consistente di delegati, rendendo così meno probabile contestazioni e polemiche in una convention aperta che altrimenti rischierebbe di trasformarsi in una corrida devastante per il partito repubblicano. Il prossimo appuntamento con primarie e caucus è fissato per il 26 aprile. Si vota in Connecticut, Delaware, Maryland, Pennsylvania, and Rhode Island. Il boccone più grosso è la Pennsylvania ed è lì che Sanders, dopo la sconfitta di New York, è già andato a fare campagna elettorale.