È morto a Singapore Robert Mugabe, l’ex presidente dello Zimbabwe. Aveva 95 anni e dal 2017 era stato estromesso dal potere con un colpo di stato militare. La sua vicenda politica è divisa in due parti. Nella prima parte egli fu icona dell’indipendenza e della lotta contro il colonialismo. Una specie di Mandela. Ma in seguito l’eroe dell’indipendenza si trasformò in un leader autoritario, impresentabile, fino a essere considerato un reietto da parte della comunità internazionale.
Nato nel 1924 in una colonia missionaria cattolica nella colonia britannica della Rhodesia, dove il potere era nelle mani della minoranza bianca, Mugabe divenne un agitatore politico e fu imprigionato per un decennio senza processo. Nel 1973, quando era ancora in prigione, fu scelto come presidente dal movimento Zimbabwe African National Union, di cui era stato uno dei fondatori. Uscito di prigione, Mugabe andò in Mozambico e da lì organizzò sia la lotta armata sia le successive trattative per arrivare all’indipendenza. Nelle elezioni del 1980 Mugabe fu eletto presidente e in seguito rieletto più volte. Non si è schiodato dalla poltrona per 37 anni.
Nei primi anni della sua presidenza lo Zimbabwe conobbe una certa prosperità economica, ma in seguito molte delle iniziative economiche di Mugabe si sono dimostrate disastrose portando l’inflazione alle stelle e all’impoverimento di larghe fasce della popolazione. I metodi usati sono stati spesso molto spicci, come quando nel 2000 furono confiscate le terre ai proprietari bianchi. Inoltre nel corso degli anni Mugabe e il suo partito hanno accentrato i poteri dello Stato, assumendo atteggiamenti sempre più demagogici e repressivi verso qualunque forma di opposizione. Fu razzista verso i bianchi e verso i neri non originari della sua terra, ferocemente omofobo, calpestatore seriale dei diritti umani, spietato nell’eliminare gli avversari politici. Negli anni Ottanta la pulizia etnica nella provincia di Matabeleland provocò 20.000 morti.
Nel suo delirio di onnipotenza un giorno arrivò a dire che solo Dio avrebbe potuto porre fine al suo potere. Invece, già nel 2009, Mugabe fu costretto a nominare primo ministro il suo rivale Morgan Tsvangirai. Nel novembre del 2017 fu messo agli arresti domiciliari e destituito di ogni potere. Dio, evidentemente, si era distratto.