L’auspicio di tutti, dalla Curia ai fedeli, è che il prodigio si rinnovi al cospetto di papa Francesco che arriva in città il 21 marzo. Si tratta della liquefazione del sangue di San Gennaro, la cui ampolla, risalente al V secolo, è custodita nel Duomo di Napoli. Una speranza a cui fa riferimento anche l’arcivescovo partenopeo, il cardinale Crescenzio Sepe, nel libro Lettere a Francesco (Guida editore) curato da Massimo Milone, che raccoglie testimonianze di napoletani illustri.
Nel libro, Sepe ricorda un precedente importante: la visita, il 21 maggio 2007, di Benedetto XVI che entrò nella Cappella del Tesoro di San Gennaro per baciare la reliquia. In quel caso, nota Sepe che gli era accanto, la liquefazione non avvenne anche se Ratzinger si trattenne a lungo a pregare: «sembrava quasi che il Papa non volesse più staccarsi dalla reliquia».
Il prodigio della liquefazione avviene solo tre volte all’anno: alla vigilia della prima domenica di maggio, il 19 settembre, festa del Santo, e il 16 dicembre.
Al cospetto dei Pontefici, il sangue si è sciolto solo una volta nella storia: nel 1848 con Pio IX. In fuga da Roma per scampare ai Moti mazziniani, il Pontefice fu soccorso a Formia dal piroscafo inviato da Francesco II di Borbone che condusse il Papa nella Reggia di Portici. Devotissimo della Madonna, il Papa espresse la volontà di recarsi nel Duomo di Napoli dove il sangue di san Gennaro si sciolse. Un evento eccezionale che Pio IX volle sottolineare con un dono preziosissimo al Tesoro di San Gennaro: un calice in oro zecchino che costituisce una tra le dieci meraviglie del Tesoro del Santo, il più ricco del mondo.
Da allora il sangue del Patrono di Napoli non si è mai più sciolto alla presenza di un Papa. Né con Giovanni Paolo II, che visitò la città il 21 ottobre del 1979, né, appunto, con Benedetto XVI.
Tra le liquefazioni straordinarie si ricorda anche quella del gennaio 1799 allorché nella Napoli repubblicana arrivarono i francesi e il sangue del Santo si sciolse al cospetto del generale Jean Ètienne Championnet contro il calendario e le aspettative dei cattolici filo borbonici.
In ogni caso, la liquefazione è considerata un segno di buon auspicio e di speranza per Napoli e i suoi abitanti. Una speranza di cui la città ha sempre bisogno.