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lunedì 24 marzo 2025
 
 

E nel nome di Paolo VI il Premio "Cuore amico"

19/10/2014  Quest’anno, per la prima volta dopo 24 edizioni, il premio si è svolto a Roma, e non a Brescia, come da tradizione. I riconoscimenti a padre Paolo Dall’Oglio, Giuseppe Tonello, suor Bruna Chiarini.

Le strade, se le sai ascoltare, raccontano delle storie. Partenze, tragitti, ostacoli lungo il sentiero, punti di arrivo. Tutte contengono l’idea di un’evoluzione, di un percorso, pur essendo una diversa dall’altra. Ci sono quelle desertiche, bruciate dal sole, della Siria; quelle dissestate e dense di odori dell’Ecuador; quelle polverose, con la terra rossa e ampie buche, del Burundi. È in questi tre Paesi, lontanissimi tra loro sulla cartina geografica, che operano i missionari padre Paolo Dall’Oglio, Giuseppe Tonello, suor Bruna Chiarini. A loro è stato oggi consegnato il premio Cuore Amico (50 mila euro ciascuno), riconoscimento assegnato annualmente a religiosi e laici che si sono distinti per l’opera compiuta nei Paesi poveri.

Quest’anno, per la prima volta dopo 24 edizioni, il premio si è svolto a Roma, e non a Brescia, come da tradizione. Una data e un luogo non casuali, vista la beatificazione di papa Paolo VI, pontefice bresciano che ha aperto la Chiesa alla missionarietà. Per questo, d’ora in poi, il premio sarà a lui intitolato. Presenti alla cerimonia, oltre al presidente dell’associazione Cuore Amico Fraternità onlus, don Armando Nolli, anche il vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari, e il cardinale Giovanni Battista Re.

Padre Paolo Dall’Oglio

La strada da percorrere padre Paolo ce l’ha chiara fin dai vent’anni («Una certa volta, in un posto e a un’ora precisi, ho avuto la chiara coscienza che il Signore mi voleva con lui a tempo pieno e con tutto me stesso»). Così diventa gesuita e i suoi passi lo conducono tra i paesaggi spigolosi della Siria. Prete della Chiesa in dialogo, fonda qui una comunità monastica per cattolici, ortodossi, musulmani. «Un servizio universale è possibile solo come apertura alla pluralità e accoglienza della diversità», scrive Dall’Oglio. Ma il suo impegno non è visto di buon occhio dai governi locali. Il 29 luglio 2013 incontra, sul suo percorso, un gruppo di miliziani legati ad Al Qaeda. La sua strada, per quanto ne sappiamo, si ferma a quel giorno. Il premio è stato ritirato dalla sorella Francesca che, per motivi di sicurezza, preferisce non rilasciare dichiarazioni.

Giuseppe Tonello

Va controcorrente Giuseppe (per gli amici semplicemente Bepi) che, in risposta a un mondo occidentale basato sull’opulenza, percorre la strada dell’essenzialità e dell’altruismo. Missionario laico in Ecuador dal 1970, sposato, tre figli, ogni giorno si impegna per quel ritorno a un’economia solidale in cui ha sempre creduto. Attualmente è direttore del Fondo ecuadoriano populorum progressio (Fepp), che si occupa di creare un fondo destinato ai più disagiati. È anche presidente di Bancodesarrollo, una banca che, anche grazie all’alleanza con 220 banche italiane, eroga prestiti ai campesinos e ai piccoli artigiani. Non a caso, viene soprannominato il «banchiere dei poveri». Lui stesso così sintetizza: «Il nostro motto è questo: il denaro dei poveri ai poveri. Il nostro obiettivo: invertire la rotta dell’economia e ridistribuire la ricchezza». Cambiare strada, quindi, per percorrerne una che riporti la persona al centro, «investendo in umanità».

Suor Bruna Chiarini

La sua strada suor Bruna l’ha trovata molto tempo fa, quando era ancora una ragazzina, e da allora non l’ha più persa. Nemmeno nei momenti più difficili, neppure quando in Burundi, sua terra di missione dal 1971, imperversava la terribile guerra tra hutu e tutsi. Di fronte al genocidio la missionaria della Società di Maria non abbandona la sua gente. O meglio, i suoi bambini. Continua a lavorare a fianco a loro, fino a far nascere, nel 2003, a Ngozi, il centro Giriteka (“recupera la tua dignità”) per i ragazzi di strada. Ciò che propone è un processo di emancipazione che passa attraverso cose semplici: un giaciglio confortevole, un pasto caldo, lezioni a scuola. «La gloria di Dio è l’uomo rimesso in piedi», dice la suora. La sua speranza è che i ragazzi, sottratti alla violenza e all’abbandono, trovino la loro strada, passo dopo passo, riuscendo anche a superare gli inciampi del cammino.

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