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domenica 02 aprile 2023
 
Frenate
 

Anche l'economia tedesca frena

14/08/2014 

I tedeschi la chiamano "schadenfreude", la felicità provocata dalla sfortuna altrui. In Italia il termine non esiste perché siamo un Paese di brave persone, almeno dal punto di vista formale, e sappiamo che la sfortuna altrui non porta niente di buono nemmeno per noi. Ma la tentazione - diciamolo - stavolta è forte di fronte agli ultimi dati che vedono la Germania, la Super Germania, la virtuosa Germania, la tanto osannata Germania, la Germania campione del mondo, arretrare dello 0,2 per cento di Pil nel secondo trimestre. Il dato è peggiore delle attese, che indicavano una flessione massima dello 0,1 per cento. Con il dato del secondo trimestre diffuso oggi dall'istituto di statistica tedesco l'economia in Germania arretra per la prima volta dal 2012. Panico scontato nelle Borse europee, ad eccezione della City, ma era scontato, appunto, ormai i mercati si muovono come il cane di Pavlov.

E se la Germania piange nemmeno la Francia ride, ma questo lo si percepiva da tempo. Anche Parigi è costretta a rivedere le sue stime macroeconomiche all'ingiù. Il ministro delle Finanze francese Michel Sapin prevede che in Francia la crescita si fermerà nel 2014 ad un +0,5% del Pil, la metà dell'obiettivo precedentemente fissato al +1%. Vanno meglio i cosiddetti Stati del Sud, dal Portogallo alla Spagna. E ora? Ora, messa da parte la soddisfazione per la sventura altrui e l'altra deprecabile sensazione del mal comune mezzo gaudio, la situazione è molto più chiara, così come i problemi e le soluzioni. L'Italia, costretta a rivedere le stime non più di due giorni fa, non è la Cenerentola d'Europa. Semplicemente è un Paese che soffre come gli altri la debolezza dell'Eurozona. Non dobbiamo fare i compiti a casa più di quanto lo debbano fare tedeschi e francesi. Il problema è invertire la politica restrittiva degli ultimi anni, imposta dalla Bce e soprattutto dalla Germania, che ha provocato milioni di disoccupati e la contrazione dei consumi, innescando un circolo negativo consumi-produzione-occupazione, con devastanti conseguenze deflattive (se i prezzi sono fermi o addirittura scendono, la corsa ai consumi rallenta). L'Italia deve proseguire il cammino delle riforme e attuare soprattutto quelle economiche, ma non è certo l'ultima della classe.
La notizia di oggi è che questa inversione di tendenza conviene anche a frau Merkel e non solo al resto d'Europa.

 
 
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