Milano, domenica 1 febbraio, prime ore del mattino. È una giornata fredda e rigida, benché assolata. I cosiddetti "giorni della merla" (ovvero i più freddi dell'anno) non sembrano affatto una bufala, un mito campato sul nulla. Mentre sembra un luogo comune la convinzione che alla gente la cultura non interessi. Davanti a Palazzo reale, una lunga coda che sfiora il sagrato del Duomo attende paziente di accedere alla mostra su Chagall. È l'ultimo giorno di apertura della rassegna e, in molti, moltissimi, non vogliono perdere l'occasione di vedere dal vivo le opere del maestro del Novecento. Saranno in tutto più di 340 mila persone ad averla visitata.
Si dirà: è un caso a sé, che non fa testo. È un miracolo di Chagall. Può essere vero: tuttavia, a parte il fatto che Chagall è cultura, è arte, non puro marketing, queste code per una mostra che fanno ben sperare non sono un episodio isolato. Forse non possiamo spingerci a dire che si tratti di un fenomeno, ma non mancano i segnali di una tendenza positiva. Potremmo citare altre mostre, dalle celeberrima Ragazza con l'orecchino di perla, o quella su Frida Khalo, o ancora quella sui capolavori impressionisti del Museo d'Orsay...
Ma potremmo ricordare anche casi estranei al mondo delle mostre e dell'arte. Come giudicare che un film spinoso e controverso come American Sniper sia stato il film più visto per diversi giorni, battendo addirittura certe commedie italiane? Il film di Clint Eastwood sul cecchino in Iraq non solo ha diviso in due l'America, ma ha suscitato anche l'interesse degli italiani. Di più, ci ha fatto discutere, dibattere. Insomma, ci ha appassionato attorno a un tema impegnativo, tutt'altro che leggero. E per continuare gli esempi, risulta che le repliche della Lehnman Trilogy di Ronconi-Massini al Piccolo di Milano siano tutte esaurite, nonostante lo spettacolo sia in calendario fino al 15 marzo, duri la bellezza di cinque ore e affronti il tema, sia pur filtrato attraverso una saga famigliare, della crisi finanziaria.
Quindi la cultura interessa. Non sempre, non tutti, certo (e restiamo lettori molto deboli rispetto al resto dell'Europa). Ogniqualvolta viene proposto uno spettacolo, una mostra, un evento di qualità il pubblico risponde. Ci sentiamo dunque di dire che una domanda di cultura esiste, anche in Italia. A poter fare di più sono forse gli organizzatori del mondo culturale, le istituzioni, gli addetti ai lavori: sta a loro allettare il pubblico con proposte di valore, curate, ricche, intelligenti, accattivanti.
In questo senso, un'autocritica può essere salutare. Restando nel mondo delle mostre, è innegabile che in passato a Palazzo Reale - la stessa sede che ospita la mostra-record su Chagall - siano state allestite esposizioni raccogliticce, deludenti, con poche opere e, spesso, non le più famose e importanti. In questo modo si tradisce la fiducia del pubblico, un bene difficile da conquistare. Se leggo un libro e ne resto deluso, non sarà facile che ne acquisti subito un altro... Mostre come quella su Chagall, con ben 250 quadri in mostra, piacciono, convincono e creano nuovi amanti della cultura.