Verso la fine dell’estate, quando si intravvede la ripartenza delle attività ordinarie, si è spinti anche a riorganizzare la propria vita spirituale. Soprattutto chi ha vissuto gli esercizi spirituali o ha sperimentato un periodo più intenso di preghiera, si interroga su come portare avanti e custodire quello che ha ricevuto. Uno strumento prezioso è l’accompagnamento spirituale. Intorno a questa figura emergono tante domande. La prima considerazione è che non si tratta di un optional del cammino di fede, ma di un elemento che non può mancare, perché la vita spirituale non è mai solitaria, ma da sempre è stata vissuta in un contesto dialogico. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a vedere meglio dove siamo perché da soli è molto facile ingannarsi. Pensiamo per esempio al re Davide che non riusciva a uscire dalla spirale di peccato in cui era precipitato, fino a quando un altro, il profeta Natan, gli racconta una storia che lo aiuta a capire dove si trova. L’accompagnatore spirituale non deve essere necessariamente un sacerdote. Questo compito può essere ben svolto da un religioso o da una religiosa o anche da un laico che sia preparato e abbia percorso in prima persona un cammino spirituale intenso. L’elemento fondamentale è più che altro la fiducia: occorre sentirsi in sintonia, sperimentare la libertà di potersi aprire e avvertire un bene per il proprio cammino. Talvolta infatti si incontrano false guide spirituali che tendono a legare la persona a sé, senza aiutarla a crescere in una relazione personale con Dio. L’accompagnatore infatti affianca la persona nel cammino, ma non si sostituisce, soprattutto non sceglie al posto dell’altro! Non sempre è possibile trovare un accompagnatore spirituale, ma per progredire nella vita spirituale può essere utile anche il dono dell’amicizia, cioè una relazione alla pari nella quale potersi confrontare. L’accompagnatore spirituale andrebbe incontrato periodicamente, qualora però non fosse possibile possiamo anche farci aiutare da qualcuno su questioni specifiche in un contesto che si configura in maniera diversa dall’accompagnamento spirituale. Ad ogni modo il punto di partenza di queste diverse modalità di cammino è sempre la preghiera: ciò che condividiamo è innanzitutto quello che sta avvenendo nella nostra relazione con Dio, per poi discernere come attuare quello che il Signore ci sta suggerendo.