E se qualcuno cominciasse a interpretare la Bibbia alla lettera, come accade nell’integralismo islamico, che cosa accadrebbe? È la provocazione del film "Parola di dio"(in lingua originale The student), del regista russo Kirill Serebrennikov, presentato all’ultimo festival di Cannes nella sezione Un certain regard. Siamo in un liceo, ragazzi carini, alla moda, che praticano molto sport, hanno anche la piscina. Ma Venja non vuole entrare in acqua, la madre, una donna divorziata sfinita da tre lavori, chiede delucidazioni dopo aver ricevuto una nota dall’insegnante.
Non capisce la spiegazione del figlio, che dichiara di non volersi spogliare di fronte agli altri, e fatica ancora di più a capire un crescendo di citazioni religiose tratte dalla Bibbia, che porta sempre con sé. Non sappiamo quando ha avuto origine questa deriva fanatica, ma Venja non parla altro che per versetti biblici (i cui riferimenti appaiono sovrascritti sullo schermo). Ne parla a casa, condannando la madre come adultera poiché è divorziata, ne parla ai compagni, ne parla durante l’ora di biologia, mettendosi in contrapposizione con una professoressa che punta sul metodo scientifico e ha una visione molta aperta dell’educazione sessuale.
Anche se i professori spesso si riuniscono per discutere sugli
atteggiamenti problematici del ragazzo, continuano a tollerare le sue
esternazioni: la professoressa di biologia invece intraprende con lo
studente una sorta di prova di forza, cercando di combatterlo con le sue
stesse armi e cominciando a interessarsi alla Bibbia. Dal canto suo
Venja la identifica con Satana e progetta di ucciderla con la complicità
di un ragazzo fragile, storpio e preso di mira dai compagni che in
cerca di affetto e attenzione finisce per assecondare il delirio di
Venja diventando un sorta di suo discepolo.
Venja, malgrado qualche
cedimento, si trincera dietro la maschera dura e irrisoluta della sua
assoluta verità, e non riconosce neanche la funzione intermediatrice
della chiesa nella figura del professore di religione, un prete
ortodosso. Si dice disposto a morire per la fede, predica la
superiorità dell’uomo sulla donna, nega la teoria evoluzionistica,
pretende di fare miracoli, e lancia anatemi suscitando nello spettatore
insofferenza e imbarazzo. Inevitabile il finale tragico, che arriva però
in modo spiazzante. Al di là del fanatismo religioso, quelli che
vediamo sono adolescenti fragili, soli, che cercano risposte. Nessuno
degli adulti che hanno a che fare con lui provano davvero a comprendere
che cosa c’è dietro il suo atteggiamento.
Non sembra ci sia una tesi precostituita nel messaggio del film che
lancia questa provocazione alla spettatore, lasciato forse un po’ solo a
cercare un’ interpretazione.