Non è certo la prima volta che la Lega si aggira sui problemi italiani portando acqua al mulino del Po con motivazioni da bar sport. Poteva mancare il tema della Nazionale, tema da bar sport per eccellenza, dove ci puoi mettere di tutto ragionando di grana grossa, tra uno spritz e una spuma al ginger, raccontando fandonie colossali come supporto alle proprie tesi e andando a parare dove ti pare? La figuraccia di Lippi in Sudafrica? Troppi “immigrati extracomunitari” nel calcio. Punto e basta, il resto non conta, né il blocco juventino spompo né la confusione mentale o il cambio continuo dei moduli, né la cocciutaggine del viareggino e nemmeno la mancata convocazione di Balotelli, Cassano e Ambrosini. No: un unico problema. Troppi stranieri nel calcio. Rimandiamoli a casa loro.
Il tutto condito con quella spolverata a velo di xenofobia strisciante mai dichiarata fino in fondo, il solito sasso lanciato per poi nascondere la mano, come fanno i popolani che si credon furbi. Fastidiosi come vuvuzelas, hanno gufato contro la Nazionale, aggirandosi su Cannavaro & C. fin dall’inizio dei Mondiali come degli avvoltoi menagrami, portando tra l’altro una iella mai vista. A cominciare dal suo leader Umberto Bossi, ministro della Repubblica, che si è inventato una frottola da bar sport all’indirizzo della Figc, accusata di voler comprare gli ignari giocatori slovacchi portandone due o tre nel nostro campionato. Bum! Tutto ritirato il giorno dopo con scuse generiche, come fanno i bambini dopo una marachella. Non è vero niente! Pernacchia Slovacchia! E’ rimasta solo la jella. Senatur jettatur, ha titolato un quotidiano. Ma a Radio Padana c’è già chi spiega la faccenda: “Bossi ha ragione, anche quando dice che la partita è stata comprata. Però stavolta la colpa è di Tremonti che non gli ha dato i soldi a Lippi”. E sentite quest’altro ascoltatore: “Sapete perché l’Italia non ha vinto? Perché il portiere non aveva la maglietta verde!”.
Quel che la Lega non dice è che è proprio quest’alito guasto di spritz e di xenofobia che può compromettere il futuro del calcio italiano. Un futuro multietnico, come quello della Germania, che ha portato “frisches blut” (sangue fresco) alla nazionale mettendo in rosa mezza dozzina di campioni con doppio passaporto. Ha scritto Mario Sconcerti, uno che di queste cose se ne intende: “Fra quattro anni, tra otto, avremo decine di ragazzi neri e latino-americani che saranno italiani, i Balotelli della situazione. L’Italia dei vecchi campioni del mondo non potrà esserci più. Non basterà. Non sarebbe più giusta. O apriremo le porte a un’idea di Paese diverso, o saremo sempre più in difficoltà”.
Il nostro sistema calcio va considerato per quello che è e per quello che può dare. La rinascita del calcio italiano viene proprio da quell'Italia multietnica che rimpolperà i suoi vivai, e che ha in SuperMario il suo simbolo. In caso contrario, se continueremo a dar retta alle sparate leghiste e a mettere paletti ai cartellini degli stranieri e dei figli degli “stranieri” che popolano i campi italiani fin dalle categorie dei pulcini e degli esordienti, allora sì che vivremo una lunga decadenza. A meno che non si voglia dar seguito a quest’altro ascoltatore di Radio Padania, che oltre ad attaccare l’Italia attaccherebbe "tutte le squadre che continuano a portare extracomunitari. Anche questo è all’origine della disfatta. L’unica squadra è la Padania, che investe su giocatori locali”. Ci resterebbero la polisportiva Padania del team manager Renzo “Trota” Bossi, figlio dello jettatur, e le sue avvincenti sfide agonistiche con il Kurdistan, la Lapponia, l’Aramea, l’Occitania, l’Ausonia, l’Oltrepò pavese e il Sud Tirolo. Da leccarsi i baffi.