Caro don Antonio, mi ritrovo a scriverle in un momento di forte dubbio nella fede. Io sono sicuro che Dio, se vuole, può salvare tutti. Confido fortemente nella sua infinita misericordia. Dopotutto, Gesù ci ha mostrato questo volto del Padre con il dono infinito del sacrificio della passione e della morte in croce. È venuto tra gli uomini facendosi carico di tutte le infermità. Ha fatto giungere la misericordia perfino tra i pagani. Ha chiesto al Padre di perdonare perfino chi lo stava inchiodando alla croce.
Tutto questo però va a cozzare in molte altre frasi del Vangelo, tipo: «Chi non crederà sarà condannato», «In verità vi dico, non vi conosco», «Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno». Questo ci ricorda che non tutti prenderanno parte alla salvezza. Molti sacerdoti dicono che si sceglie liberamente di non andare in Paradiso. E questo ritengo sia vero. Ma io non riesco a darmi pace perché, tra i tanti che nella vita non lo scelgono e preferiscono dedicarsi alle cose del mondo, ci sono anche amici o persone care alle quali voglio molto bene. E spesso mi chiedo: «Come può la mia gioia essere piena se con me non avrò proprio tutti coloro che amo?», «Se io che sono peccatore e pieno di difetti desidero così fortemente la salvezza per chiunque, il Padre che è nei Cieli non vorrà per tutti i suoi figlioli il Paradiso?». Eppure a Fatima la Madonna ci ricorda di offrire le nostre sofferenze per i defunti perché i veggenti hanno visto che l’Inferno non è affatto vuoto. In queste riflessioni la mia speranza in certi momenti traballa e non riesco più a vivere con la gioia, frutto della Pasqua.
MARCO
Caro Marco, le tue riflessioni sono molto profonde. I due poli della questione sono, da una parte, la volontà salvifica universale di Dio («il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità», 1Timoteo 2,4), dall’altra la libertà che Dio ha concesso a ciascuno. A questo proposito, papa Francesco si è spiegato in maniera semplice e chiara durante un’udienza generale: «Se noi ci chiudiamo all’amore di Gesù, siamo noi stessi che ci condanniamo! Siamo condannati da noi stessi! La salvezza è aprirsi a Gesù e Lui ci salva. Se siamo peccatori – tutti, tutti lo siamo, tutti! – chiediamo perdono e andiamo con la voglia di essere buoni, il Signore ci perdona. Ma per questo dobbiamo aprirci, aprirci all’amore di Gesù, che è più forte di tutte le altre cose».
Il problema si pone in modo più forte quando chi rifiuta la misericordia di Dio è un nostro amico, una persona cara, un familiare. Come si può accettare che non si salvi, che si autocondanni all’Inferno? Non è, d’altra parte, il fallimento della stessa creazione se Dio perde anche uno solo dei suoi figli? Ma, nello stesso tempo, come accettare una misericordia che non tenga conto del comportamento malvagio in questa vita e che “costringa” alla salvezza anche chi non la vuole?
Io non sono un teologo, né un esperto con tutte le risposte, ma ti offro una mia personale riflessione. Prima di tutto penso che i due poli estremi si debbano sempre tenere insieme. Noi crediamo che Dio ci ama tutti di un amore innito, giunto fino a dare il Figlio unigenito per la nostra salvezza. Di fronte a questo abisso della misericordia di Dio non possiamo che commuoverci e alimentare la nostra fiducia continua, nonostante tutto. Nulla è impossibile a Dio, nulla è impossibile al suo amore. D’altra parte non possiamo non riconoscere il rispetto che Dio ha nei nostri confronti, verso la nostra libertà. È perché siamo liberi anche di rifiutare l’amore di Dio che il nostro amore, per quanto piccolo e fragile, può essere vero, autentico e ci rende dei veri interlocutori con Dio, ci mette davvero in dialogo con lui. Se non ci fosse la possibilità del rifiuto non saremmo persone libere, ci trasformeremmo in burattini, in robot senza cuore. Ma qui sta il rischio che Dio corre con noi, il rischio della libertà.
Per questo l’Inferno è una possibilità vera, non un semplice spauracchio. C’è tuttavia un dato da non dimenticare, espresso in sintesi nel Catechismo degli adulti dei vescovi tedeschi: «Né nella Sacra Scrittura né nella tradizione di fede della Chiesa è detto di qualcuno con certezza che egli si trovi effettivamente all’Inferno. È vero invece che l’Inferno viene sempre tenuto davanti agli occhi come una possibilità reale, legata all’esigenza di conversione e di vita».
Che cosa fare allora per vivere la gioia della Pasqua? Pur considerando il rischio che la libertà comporta, non dobbiamo deprimerci ma mantenere salda la nostra fede, la nostra fiducia nell’amore infinito e misericordioso di Dio, non dobbiamo mai perdere la speranza. La speranza vera che ci spinge alla preghiera per tutti, all’amore verso tutti, a non desistere mai dall’impegno di una vita secondo il Vangelo. La speranza ci permette di superare anche le apparenti contraddizioni tra la giustizia e la misericordia le quali, se prese in modo unilaterale, ci spingono alla disperazione oppure alla presunzione.