Per gli addetti ai lavori è un “font”, un carattere a stampa di quelli con cui scriviamo al Pc con cui stampiamo libri e giornali. L’hanno chiamato “Easyreading” (potremmo tradurre con “letturaagevole”, è stato creato nel 2017, dopo un decennio di studi, da una start up piemontese, con alla base l’idea di un designer – Federico Alfonsetti - che confrontandosi con l’amico dislessico di suo figlio si è messo a studiare per capire se ci fosse un modo di creare un carattere che potesse agevolare chi ha questo problema che rende difficile la lettura.
La storia dice che lo ha trovato, somiglia un po’ a quello delle vecchie macchine per scrivere, ma un po’ più staccato e cicciottello. La start up è diventata una società Easyriding Multimedia che collabora con importanti case editrici che stampano libri per lettori dislessici, il successo è stato tale che ora l’azienda si può permettere un risvolto solidale, il dono del carattere per dislessici, utilizzabile anche su smartphone, attraverso un download gratuito, per uso personale non commerciale, regstrandosi al sito ufficiale di Easyreading, sotto la voce licenza d'uso, per i privati che ne hanno bisogno: «Lo abbiamo fatto bene. E ora ve lo regaliamo», dicono alla Easyreading e spiegano: «Le specifiche difficoltà del lettore dislessico sono diventate un’opportunità per creare un font ad alta leggibilità per tutti. EasyReading oggi supporta tutte le lingue che usano gli alfabeti: Latino, Cirillico, Greco e Copto (inclusi caratteri greco antico e notazioni musicali). Secondo le stime più recenti la dislessia oggi tocca 700 milioni di persone nel mondo, numeri che spiegano lo sforzo di dare a un carattere che fosse per tutti».
«Il sapere non è fine a sé stesso. Il sapere deve essere condiviso», spiega Federico Alfonsetti, ora che siamo nelle condizioni di poter anche donare l’esito del nostro lavoro, sento di avere raggiunto un traguardo personale. Oltre ad aver creato qualcosa che fosse in grado di aiutare attivamente lettori con difficoltà, c’è stata prima la consapevolezza di aver messo sul mercato qualcosa che fosse agevolante per tutti e poi la presa di coscienza di poterlo rendere libera la circolazione, nel mondo, a favore di tutti i privati cittadini che lo vorranno utilizzare. Per chi fa il mio mestiere, non credo ci sia una soddisfazione più grande. Lasciare un’eredità, un segno, un disegno in questo caso, che vada oltre il tempo».
«Regalare anni di lavoro non fa parte del business plan», spiega Marco Canali, che ha creduto nel Font prima ancora che lo facessero gli studi scientifici: « ma ci sono idee però che meritano di essere “libere”. Ci sono tantissime persone dislessiche nel mondo, chissà quante ne abbiamo intorno senza saperlo. E poi penso a chi vive davanti ad un computer, a chi legge gran parte del suo tempo cercando di preservare dalla fatica gli occhi con cui vediamo il mondo: non ne avremo altri in dotazione. Ecco perché ne faccio una questione etica, prima che economica. Quando si è prospettata l’idea condivisa con il resto del team di rendere gratuito il Font, ho sentito ancor di più il peso dell’impegno sociale. Il resto è storia che scriveremo insieme».