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martedì 08 ottobre 2024
 
 

Ebola, la Chiesa martire

25/09/2014  Al termine dell'udienza generale di mercoledì 24 settembre, papa Francesco ha pregato per le persone che soffrono a causa dell’epidemia. E per chi li aiuta. Suor Chantal, fra Patrick e gli altri: storie di suore e missionari in prima fila. A costo della vita.

L'appello, accorato, ha chiuso l'udienza di mercoledì 24 settembre.  «Il mio pensiero va a quei Paesi dell’Africa che stanno soffrendo a causa dell’epidemia di ebola. Sono vicino alle tante persone colpite da questa terribile malattia. Vi invito a pregare per loro e per quanti hanno perso così tragicamente la vita. Auspico che non venga meno il necessario aiuto della comunità internazionale per alleviare le sofferenze di questi nostri fratelli e sorelle. Per i quali preghiamo la Madonna».  Dal passato al presente. Dopo aver parlato della Chiesa martire incontrata e celebrata in Albania, papa Francesco ha portato l'attenzione su un fronte di cronaca che vede la Chiesa, i suoi uomini, le sue donne, in prima fila a combattere il contagio e a lenire il dolore. Rischiando in prima persona. E spesso morendo.

Suor Chantal Pascaline.
Suor Chantal Pascaline.

Suor Chantal Pascaline, ad esempio. La religiosa dell’istituto delle Missionarie dell’Immacolata Concezione, è deceduta  sabato 9 agosto a Monrovia, capitale della Liberia. Aveva contratto il virus assistendo i malati insieme con padre Miguel Pajares, missionario spagnolo trasferito a Madrid e ora sottoposto a trattamento con un vaccino sperimentale. Gravi anche le condizioni di un’altra religiosa originaria della Guinea Equatoriale, suor Paciencia Melgar, contagiata nella stessa clinica gestita a Monrovia dall’Ordine dei Frati ospedalieri di San Giovanni di Dio.

E sempre ad agosto, e sempre a Monrovia, Ebola ha ucciso anche fra Patrick Nshamdze, religioso dei Fatebenefratelli e direttore del locale nosocomio. Aveva 52 anni e da 23 faceva parte dell’ordine ospedaliero San Giovanni Di Dio. Fra Patrick aveva studiato in Italia e aveva emesso la professione solenne nella chiesa dell’Isola Tiberina di Roma: “Abbiamo lavorato per sei anni insieme a Roma – commenta fra Marco Fabello, direttore dell’Irccs San Giovanni Di Dio di Brescia – e conservo il ricordo di un uomo generoso. Non mi sorprende che non si sia tirato indietro in questo momento di emergenza anche se mi addolora averlo perso. Ha voluto star vicino ai malati fino all’ultimo, in una fraternità di spirito e di vita che è il cuore della nostra vocazione”.

E proprio i Fatebenefratelli continuano a combattere Ebola in una situazione sempre più drammatica. Un altro religioso dell’Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio - Fatebenefratelli è stato colpito dal virus. Si tratta di fra Manuel García Viejo, medico chirurgo dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Lunsar, in Sierra Leone, risultato positivo al virus. Fra Manuel è stato rimpatriato in Spagna, grazie all’impegno generoso del governo di quel Paese, per essere curato e assistito nel miglior modo possibile nell’Ospedale Carlos III di Madrid. Il suo stato di salute purtroppo non è buono. Non si sa esattamente come sia avvenuto il contagio; l’ospedale di Lunsar era stato chiuso dopo vari casi di Ebola e, in accordo con il governo locale, una volta disinfettato e trascorso il periodo della quarantena, lo scorso 8 settembre era stato riaperto. E’ possibile che il contagio sia avvenuto a partire da quel momento, anche se erano state adottate tutte le possibili misure preventive.

Fra Patrick Nshamdze.
Fra Patrick Nshamdze.

«Per tutti noi, e in special modo per i Confratelli e i Collaboratori che sono in Sierra Leone – scrive fra Jesùs Etayo, priore generale dell’Ordine, in una lettera ai confratelli - è un momento molto difficile, e speriamo che non ci siano altri casi di contagio. Quanto all’ospedale, d’accordo con l’Amministratore apostolico della diocesi, è nostra intenzione chiuderlo nuovamente. In questo momento non possiamo continuare l’attività da soli, e pertanto abbiamo bisogno del coordinamento e dell’aiuto del governo, della Chiesa e degli organismi internazionali che operano in campo sanitario, per poter realizzare un lavoro efficace e adeguato. Se ci saranno le condizioni, siamo disponibili affinché i nostri Centri possano costituire un altro anello della catena formata dai progetti in atto o futuri per affrontare questa difficile situazione. Chiedo ancora a tutti il vostro appoggio e la vostra preghiera».

L’epidemia africana continua ad essere senza controllo, con un aumento dei casi di contagio e dei morti, anche se la comunità internazionale sta reagendo con maggiore determinazione e si annunciano misure importanti a supporto delle genti colpite, in termini di risorse umane, materiali ed economiche. «La nostra intenzione, in Liberia e in Sierra Leone – prosegue fra Jesùs Etayo - è quella di continuare ad essere al servizio della popolazione di queste due Nazioni, specialmente in questo momento, che hanno più bisogno di noi».

I Fatebenefratelli, comunque, non si nascondono le difficoltà, ancor più dopo quanto è accaduto a Lunsar,
e sono tutti vicini alla Provincia africana di Sant’Agostino, alle Comunità e ai Centri di Liberia e Sierra Leone, «affinché l’Ordine possa continuare a dare la risposta che il Signore, la Chiesa e i Paesi coinvolti si aspettano da noi» commenta il priore generale. In conclusione, la richiesta di pregare per fra Manuel García Viejo e per tutti i Confratelli e i Collaboratori dei due Centri: «chiediamo al Signore, attraverso l’intercessione di San Giovanni di Dio, di darci la forza e l’audacia per continuare a manifestare e a portare il Vangelo dell’Ospitalità a quanti stanno soffrendo a causa di questa terribile epidemia» scrive.

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