L'appello, accorato, ha chiuso l'udienza di mercoledì 24 settembre. «Il mio pensiero va a quei Paesi dell’Africa che stanno soffrendo a causa dell’epidemia di ebola.
Sono vicino alle tante persone colpite da questa terribile malattia. Vi
invito a pregare per loro e per quanti hanno perso così tragicamente la
vita. Auspico che non venga meno il necessario aiuto della comunità internazionale per alleviare le sofferenze di questi nostri fratelli e
sorelle. Per i quali preghiamo la
Madonna».
Dal passato al presente. Dopo aver parlato della Chiesa martire incontrata e celebrata in Albania, papa Francesco ha portato l'attenzione su un fronte di cronaca che vede la Chiesa, i suoi uomini, le sue donne, in prima fila a combattere il contagio e a lenire il dolore. Rischiando in prima persona. E spesso morendo.
Suor Chantal Pascaline.
Suor Chantal Pascaline, ad esempio. La religiosa dell’istituto delle Missionarie dell’Immacolata Concezione, è deceduta sabato 9 agosto a Monrovia, capitale della Liberia. Aveva contratto il virus assistendo i malati insieme con padre Miguel Pajares,
missionario spagnolo trasferito a Madrid e ora sottoposto a trattamento
con un vaccino sperimentale. Gravi anche le condizioni di un’altra
religiosa originaria della Guinea Equatoriale, suor Paciencia Melgar, contagiata nella stessa clinica gestita a Monrovia dall’Ordine dei Frati ospedalieri di San Giovanni di Dio.
E sempre ad agosto, e sempre a Monrovia, Ebola ha ucciso anche fra Patrick Nshamdze,
religioso dei Fatebenefratelli e direttore del locale nosocomio. Aveva
52 anni e da 23 faceva parte dell’ordine ospedaliero San Giovanni Di
Dio. Fra Patrick aveva studiato in Italia e aveva emesso la professione
solenne nella chiesa dell’Isola Tiberina di Roma: “Abbiamo lavorato per
sei anni insieme a Roma – commenta fra Marco Fabello, direttore
dell’Irccs San Giovanni Di Dio di Brescia – e conservo il ricordo di un
uomo generoso. Non mi sorprende che non si sia tirato indietro in questo
momento di emergenza anche se mi addolora averlo perso. Ha voluto star
vicino ai malati fino all’ultimo, in una fraternità di spirito e di vita
che è il cuore della nostra vocazione”.
E proprio i Fatebenefratelli continuano a combattere Ebola in una
situazione sempre più drammatica. Un altro religioso dell’Ordine
Ospedaliero San Giovanni di Dio - Fatebenefratelli è stato colpito dal
virus. Si tratta di fra Manuel García Viejo, medico chirurgo dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Lunsar, in Sierra Leone,
risultato positivo al virus. Fra Manuel è stato rimpatriato in Spagna,
grazie all’impegno generoso del governo di quel Paese, per essere curato
e assistito nel miglior modo possibile nell’Ospedale Carlos III di
Madrid. Il suo stato di salute purtroppo non è buono. Non si sa
esattamente come sia avvenuto il contagio; l’ospedale di Lunsar era
stato chiuso dopo vari casi di Ebola e, in accordo con il governo
locale, una volta disinfettato e trascorso il periodo della quarantena,
lo scorso 8 settembre era stato riaperto. E’ possibile che il contagio
sia avvenuto a partire da quel momento, anche se erano state adottate
tutte le possibili misure preventive.
Fra Patrick Nshamdze.
«Per tutti noi, e in special modo per i Confratelli e i Collaboratori
che sono in Sierra Leone – scrive fra Jesùs Etayo, priore generale
dell’Ordine, in una lettera ai confratelli - è un momento molto
difficile, e speriamo che non ci siano altri casi di contagio.
Quanto all’ospedale, d’accordo con l’Amministratore apostolico della
diocesi, è nostra intenzione chiuderlo nuovamente. In questo momento non
possiamo continuare l’attività da soli, e pertanto abbiamo bisogno del
coordinamento e dell’aiuto del governo, della Chiesa e degli organismi
internazionali che operano in campo sanitario, per poter realizzare un
lavoro efficace e adeguato. Se ci saranno le condizioni, siamo
disponibili affinché i nostri Centri possano costituire un altro anello
della catena formata dai progetti in atto o futuri per affrontare questa
difficile situazione. Chiedo ancora a tutti il vostro appoggio e la
vostra preghiera».
L’epidemia africana continua ad essere senza controllo, con un aumento
dei casi di contagio e dei morti, anche se la comunità internazionale
sta reagendo con maggiore determinazione e si annunciano misure
importanti a supporto delle genti colpite, in termini di risorse umane,
materiali ed economiche. «La nostra intenzione, in Liberia e in
Sierra Leone – prosegue fra Jesùs Etayo - è quella di continuare ad
essere al servizio della popolazione di queste due Nazioni, specialmente
in questo momento, che hanno più bisogno di noi».
I Fatebenefratelli, comunque, non si nascondono le difficoltà, ancor più dopo quanto è accaduto a Lunsar, e
sono
tutti vicini alla Provincia africana di Sant’Agostino, alle Comunità e
ai Centri di Liberia e Sierra Leone, «affinché l’Ordine possa continuare
a dare la risposta che il Signore, la Chiesa e i Paesi coinvolti si
aspettano da noi» commenta il priore generale. In conclusione, la
richiesta di pregare per fra Manuel García Viejo e per tutti i
Confratelli e i Collaboratori dei due Centri: «chiediamo al Signore,
attraverso l’intercessione di San Giovanni di Dio, di darci la forza e
l’audacia per continuare a manifestare e a portare il Vangelo
dell’Ospitalità a quanti stanno soffrendo a causa di questa terribile
epidemia» scrive.