Nessun Papa era ancora andato a Ecatepec, la cittadina a soli 50 chilometri da Città del Messico dove papa Francesco ha celebrato la sua seconda messa nel Paese. Una regione piena di problemi, dove è forte il culto della "Santa Morte" praticato soprattutto dai sicari dei narcos. Il sobborgo più grande dell'America latina, con un milione e 600 mila abitanti, base della maggior parte dei cartelli della droga che da qui partono per dare l'assalto alla città. Anche per questo Bergoglio ha deciso di far tappa tra questa popolazione che lo ha atteso dispiegata a macchia d'olio nell'aerea del centro studi della città diventata chiesa a cielo aperto.
Al termine della messa il Papa ha invitato tutti «a stare in prima linea, ad essere intraprendenti in tutte le iniziative che possano aiutare a fare di questa benedetta terra messicana una terra di opportunità. Dove non ci sia bisogno di emigrare per sognare; dove non ci sia bisogno di essere sfruttato per lavorare; dove non ci sia bisogno di fare della disperazione e della povertà di molti l’opportunismo di pochi. Una terra che non debba piangere uomini e donne, giovani e bambini che finiscono per perdere la vita nelle mani dei trafficanti della morte».
Papa Francesco commenta il Vangelo delle tentazioni. Le tre tentazioni che il demonio tende a Gesù nel deserto e con le quali ancora oggi cerca di sedurre gli uomini: la ricchezza, la vanità, l'orgoglio.
Bergoglio parla di corruzione spiegando che la tentazione della ricchezza è quella di impossessarsi di «beni che sono
stati dati per tutti, utilizzandoli solo per me o per “i miei”. E’ procurarsi
il pane con il sudore altrui, o persino con la vita altrui. Quella ricchezza
che è il pane che sa di dolore, di amarezza, di sofferenza. In una famiglia o
in una società corrotta è il pane che si dà da mangiare ai propri figli».
La vanità, poi, è «quella ricerca di
prestigio basata sulla squalifica continua e costante di quelli che “non sono
nessuno”. La ricerca esasperata di quei cinque minuti di fama che non perdona
la “fama” degli altri».
Infine la tentazione peggiore, quella dell'orgoglio, «ossia il porsi
su un piano di superiorità di qualunque tipo, sentendo che non si condivide la
“vita dei comuni mortali” e pregando tutti i giorni: “Grazie Signore perché non
mi hai fatto come loro”».
Tre tentazioni con le quali il cristiano si confronta ogni giorno e che «cercano di
degradare, di distruggere e di togliere la gioia e la freschezza del Vangelo.
Che ci chiudono in un cerchio di distruzione e di peccato».
Per tutti vale l'esempio di Gesù che no risponde con le sue parole, ma con quelle di Dio perché, aggiunge a braccio papa Francesco, «con il demonio non si dialoga, non si può
dialogare perché lui vincerà sempre, solo la forza della parola di Dio può
sconfiggerlo».
Il Papa insiste: «Sappiamo
che cosa significa essere sedotti dal denaro, dalla fama e dal potere. Perciò
la Chiesa ci dona questo tempo di quaresima, ci invita alla conversione con una sola
certezza: Lui ci sta aspettando e vuole guarire il nostro cuore da tutto ciò
che lo degrada, degradandosi o degradando. E’ il Dio che ha un nome:
misericordia».