L’appuntamento era per le nove di lunedì 16 febbraio. Ma la fila era già lunga sotto il colonnato del Bernini accanto al Portone di bronzo, presidiato dalla Guardie svizzere. Loro lo avevano intuito la sera prima e così, un po’ emozionati, sono arrivati in anticipo. Due mesi prima avevano ricevuto una telefonata dall’Unitalsi di Roma: «Il Papa vuole aprire un salone di parrucchiere accanto alle docce in piazza San Pietro». Alessandro Pinna, presidente dell’Unitalsi, era stato interpellato dall’elemosiniere del Papa, perché all’Unitalsi, un’associazione dove sono tutti uguali a servizio di poveri e ammalati ma mettono a disposizione le proprie professionalità, tra i volontari ci sono anche parrucchieri.
Questa è la storia dell’ultima impresa nata da un’idea di Bergoglio. Profuma di borotalco, gel e shampoo, ha il suono delle lame delle forbici, accarezza volti provati in un abbraccio di asciugamani, massaggi con mousse di marca e sorrisi. Quando Arianna Corsi e Daniele Mancuso, volontari Unitalsi, parrucchiera e barbiere a Roma e a Fiumicino, hanno ricevuto quella telefonata, non si sono nemmeno stupiti. Racconta Arianna: «Sui treni per Lourdes e per Loreto la messa in piega è un modo per far sentire meglio le persone malate, un’occasione in più di vicinanza a chi soffre e a volte si tira via».
Arianna e Daniele sono stati i primi, quel mattino in piazza San Pietro, a incrociare forbici e a pennellare guance con la schiuma bianca. Fanno parte di una squadra di parrucchieri volontari dell’Unitalsi di tutta Italia, che ogni lunedì dalle 9 alle 15 si alterneranno nella “barberia di papa Francesco”. L’elemosiniere pontificio monsignor Konrad Krajewski, per tutti padre Corrado, quello a cui Bergoglio consigliò di vendere la scrivania in Vaticano ed essere contento quando il conto dell’elemosineria è vuoto, ha realizzato l’ultimo desiderio del Papa.
La barberia è un piccolo locale accanto alle docce, ma è perfettamente organizzato come un salone da parrucchiere con la poltrona e tutto il resto. Il servizio è quello del barbiere di fiducia, dove si va per taglio e shampoo ma anche per scambiare due chiacchiere. Spiega Daniele Mancuso: «Ci siamo preoccupati di ricreare l’atmosfera di tutte le barberie, botteghe dove a volte barba e capelli possono essere un scusa per intrattenersi». Non è il caso di quella del Papa, ma loro ci sono riusciti ugualmente. Aggiunge Arianna Corsi: «Potevamo prendere la macchinetta e via, in cinque minuti un taglio quasi sanitario, che per chi vive in strada è la salvezza da pidocchi e malattie. Invece abbiamo scelto la lentezza delle forbici e del rasoio».
Alla “barberia del Papa” il taglio standard è bandito e l’amicizia si rafforza. Daniele è stupito dalle storie dei suoi “clienti”: «La povertà finché non la tocchi non la capisci». Eppure tutti sorridevano, aggiunge Arianna: «Non ho mai visto gente più felice». Racconta dell’unica donna che si è presentata: «Voleva un taglio corto, un caschetto un po’ fashion, una cosa facile da pettinare, che se anche restava arruffata non la faceva sentire a disagio. Mamma mia come rideva, non la smetteva più. Diceva: “Sa, Arianna, così evito di andarci tutte le settimane, non ho molto tempo per il parrucchiere”. A me si stringeva il cuore, a lei si apriva».
Conferma Daniele Mancuso: «Idea spettacolare, perché il barbiere, con la crisi, è considerato un lusso, figuriamoci se poi fa anche il massaggio delle guance». Tra poco la barberia aprirà anche il giovedì, quando si alterneranno barbieri e parrucchieri in pensione. Tra loro anche Lena, la mamma di Arianna, una vita nel salone di famiglia, mestiere tramandato per passione che ora va a servizio del Papa che fa barba e capelli ai poveri.