Il ministro degli Esteri Di Maio
Accelerazione sui rimpatri, certificazione e allargamento della lista dei cosiddetti “Paesi sicuri”, snellimento deciso delle procedure sul territorio italiano. Sono questi i principali contenuti del decreto “Di Maio” sui migranti, firmato oggi, che vuole essere la risposta al “decreto sicurezza” di Salvini. E proprio all’ex-ministro degli interni s’è rivolto Di Maio, in conferenza stampa di presentazione del decreto, dicendo che “Si tratta di un decreto che non urla ma fa i fatti. Anche negli ultimi quattordici mesi è stato tutto fermo sui rimpatri”, sottolineando poi che “siamo ancora all'anno zero”.
”il nuovo decreto ministeriale - ha precisato Di Maio – costituisce solo il primo step del piano “Rimpatri sicuri” che vuole snellire le procedure di rimpatrio per i richiedenti asilo” e che ridurrà i tempi dai circa due anni attuali a soli quattro mesi “per oltre un terzo dei richiedenti asilo in Italia”. I Paesi interessati saranno: Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia Erzegovina, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord, Senegal, Serbia e Ucraina. Ciò significa che oltre un terzo dei 7.097 richiedenti asilo in Italia, al 27 settembre 2019, appartengono a uno di questi Paesi ora considerati “sicuri”.
“Credo che sia un primo passo molto importante perché rende il nostro Paese meno burocratizzato per le procedure sull’immigrazione. Ma la soluzione definitiva è il blocco delle partenze”, ha ribadito il leader grillino, da sempre convinto che con una stretta sui rimpatri e una cooperazione più stretta con i Paesi africani gli sbarchi possano ridursi. Dopo questo “primo step”, ne seguiranno altri, da realizzarsi nelle prossime settimane, ha sottolineato il Ministro degli Esteri: anzitutto l’implementazione del “fondo rimpatri” che serve a stimolare accordi internazionali coi Paesi interessati e che dovrebbe essere elevato almeno a 50 milioni di euro. In secondo luogo si dovranno ratificare accordi con Marocco e Tunisia, Paesi dai quali negli utlimi tempi s’imbarcano molti migranti. “Il fenomeno migratorio si gestisce in emergenza con le redistribuzioni in Europa”ha spiegato Di Maio. Ma l’accordo di Malta “rischia di diventare un pull factor”, cioè di moltiplicare le partenze, se a fianco non si attivano “politiche di cooperazione allo sviluppo” e non si manda “il messaggio che, se non hai diritto a stare qui, c’è un sistema di rimpatri che funziona”.
Da parte sua, il ministro della Giustizia Bonafede, che con la ministra dell’Interno Lamorgese, è cofirmatario del decreto, ha evidenziato come i casi pendenti di domande d’asilo si siano accumulati negli anni: “nel 2016 i procedimenti erano 47 mila; nel 2017 41 mila 800; nel 2018 48.952; e a fine luglio 2019 sono saliti oltre i 70 mila). Grazie a questo decreto tribunali e commissioni territoriali avranno la possibilità di smaltire con più celerità le domande e non ci saranno più oneri di spesa per la semplice ragione che questo tipo di decreto inverte l'onere della prova”.