Stefano Campanella
Intellettuali e storici non disdegnano di misurarsi ancora oggi con il mistero di Padre Pio, morto cinquant’anni fa e protagonista di una devozione planetaria che ha finito per affascinare e contagiare vip e gente comune. Sabato 17 marzo a Pietrelcina e San Giovanni Rotondo, dove sono attesi circa cinquantamila fedeli, arriva papa Francesco, quasi a ripercorrere la geografia spirituale di uno dei Santi più amati della cristianità. Pietrelcina è il luogo dove ai primi di settembre del 1918, cent’anni fa, il Frate ricevette le stimmate. San Giovanni Rotondo è il luogo sul Gargano dove cinquant’anni fa, il 23 settembre 1968, Padre Pio morì e le stimmate, misteriosamente, scomparvero. È, questo, uno dei tre misteri della morte del Cappuccino su cui, con rigore storico, indaga Stefano Campanella nel libro I tre misteri della morte di Padre Pio (San Paolo, pp. 192) che vede la prefazione di monsignor Michele Castoro, arcivescovo della diocesi di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo. Campanella è scrittore e giornalista, attualmente dirige Padre Pio Tv ed è responsabile dell’ufficio stampa della Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio dei Frati Minori Cappuccini. «Padre Pio», dice l’autore, «ci rassicura sulla nostra morte, ne sgretola l’immagine buia ed è di grande conforto per molti credenti perché afferma più volte, in varie circostanze, la sua certezza, acquisita attraverso una conoscenza mistica, nella bellezza della vita che ci aspetta dopo quella terrena». Tra gli aneddoti della vita del Santo raccontati nel libro c’è quello in cui si riferisce quando si ammalò, fino ad essere sul punto di morte, per intercedere per la guarigione del pontefice di allora, Pio XII. Padre Pio, infatti, non solo pregava per gli altri ma «prendeva su di sé anche i malesseri altrui», scrive l’autore.
Quali sono tre i misteri della morte del Santo?
«Il primo è la constatazione, attraverso varie testimonianze di persone autorevoli e credibili, del fatto che Padre Pio conoscesse con anticipo il momento in cui sarebbe morto. Il secondo mistero riguarda la concessione a una sua figlia spirituale, la marchesa Giovanna Rizzani Boschi, legata a lui da una storia lunga e singolare, di poter essere presente, sia pure non fisicamente, accanto a Padre Pio nel momento della morte avvenuta in un posto dove le donne non avevano accesso perché era luogo di clausura. La nobildonna fu ordinata terziaria francescana da San Pio che le impose il nome di suor Iacopa e le disse che avrebbe assistito al momento della sua morte. il nome di Iacopa non fu scelto a caso ma in omaggio alla nobile matrona romana, Iacopa de’ Settesoli, che ebbe il privilegio di assistere alla morte di San Francesco d’Assisi. Il terzo è la scomparsa delle stimmate accompagnata da un segno eccezionale».
Quale?
«Oltre alle stimmate dal corpo di San Pio sparirono tutte le cicatrici. Gli scienziati definiscono questo un assurdo fisio-patologico perché ogni ferita, qualunque sia la sua origine, nel momento stesso in cui si forma comincia un processo di riparazione attraverso la formazione di questo tessuto particolare cicatrizzante. La scomparsa delle stimmate è un fenomeno che è stato constatato da testimoni autorevoli e credibili ed è stato anche fotografato».
Qual è il filo rosso che unisce i tre misteri?
«Anche questi, come tutti gli altri carismi che ha avuto Padre Pio, in realtà sono state delle credenziali che il Signore gli ha voluto concedere per dare validità e sostegno a quel messaggio che lui avrebbe dovuto diffondere nel ministero sacerdotale. Questi carismi, riproposti al momento della morte, dovevano essere un segno ulteriore per aumentare la devozione nei suoi confronti e attrarre tante persone sul luogo della sua sepoltura che, come avveniva quando lui era in vita, non tornano mai indietro senza una rinascita spirituale o una vera propria conversione. Ieri attraverso Padre Pio instancabile confessore, oggi attraverso i suoi confratelli che ne hanno raccolto l’eredità e ne diffondono il carisma. Non a caso, Padre Pio ripeteva sempre: “nessuno sale invano questa montagna”».
Dal libro emerge anche di un atteggiamento particolare del Santo nei confronti della sua morte.
«Un atteggiamento ambivalente: da un lato, Padre Pio desiderava morire perché la morte consentiva il ricongiungimento definitivo col Signore, dall’altra non voleva morire perché era consapevole che restando in vita avrebbe potuto fare tanto bene alle anime non solo in confessionale ma offrendo le sue sofferenze per la conversione dei peccatori. In lui si agitano due desideri contrastanti: quello di morire per amore di Cristo e quello di vivere per amore dei “fratelli d’esilio”, come li definiva lui».
La copertina del libro
Le stimmate furono il grande “simbolo” del misticismo di Padre Pio che attraevano molti fedeli. Perché scompaiono proprio nel momento della morte e per di più scompaiono anche le cicatrici come se quei segni di dolore non ci fossero mai stati.
«Il fenomeno della scomparsa è strano ed è stato constatato da quattro frati e dal dottor Giuseppe Sala, medico curante di Padre Pio e sindaco di San Giovanni Rotondo. Tutti restarono molto turbati perché quell’accadimento poteva far pensare al fatto che le stimmate non ci fossero mai state. Proprio per questo nel libro ho riportato stralci delle relazioni dei tre medici che hanno visitato Padre Pio e testimonianze dei confratelli che le hanno viste aperte da cui emerge chiaramente che l’esistenza della stimmate era un fatto acclarato anche scientificamente quando Padre Pio era in vita».
Lei che spiegazione si è dato di questo?
«Le stimmate comparvero per la prima volta subito dopo l’ordinazione sacerdotale, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 1910, in risposta ad un’offerta sacrificale che Padre Pio fece al Signore per la conversione dei peccatori e la liberazione delle anime del Purgatorio dalla loro condizione. Subito dopo la prima comparsa, Padre Pio restò esterrefatto e chiese a Dio che scomparissero e gli restasse solo il dolore. Fu accontentato ma per poco perché il 20 settembre 1918 i segni ricomparvero a Pietrelcina e restarono aperte fino alla morte. La coincidenza temporale delle stimmate con la durata del sacerdozio di Padre Pio ci fa capire che quei segni misteriosi erano finalizzati al ministero sacerdotale».
In che senso?
«Perché attraverso le stimmate folle di devoti si avvicinavano a Padre Pio, magari all’inizio solo per curiosità. Da questo contatto nasceva un percorso, molti si confessavano o si facevano seguire spiritualmente. Nel momento in cui con la morte terminava il suo ministero ecco che queste credenziali, da un lato, o segni d’attrazione, dall’altro, diventano inutili perché hanno sostanzialmente esaurito la loro missione. Questa è la lettura che offro nel libro sostenuta autorevolmente da numerosi e illustri studiosi della vita del Santo».
Francesco è il terzo Papa che arriva a San Giovanni Rotondo dopo Giovanni Paolo II nel 1987 e Benedetto XVI nel 2009.
«Benché Wojtyla abbia conosciuto Padre Pio e si sia confessato da lui, nel 2009 Benedetto venne e si definì “pellegrino da Padre Pio”, dimostrando attraverso questa espressione di essere devoto del Santo. Francesco ha concesso un onore che a memoria d’uomo non è stato concesso a nessun santo della Chiesa, cioè quello di esporre le spoglie mortali di Padre Pio, assieme a quelle di San Leopoldo Mandic, alla venerazione dei fedeli nella chiesa simbolo della cristianità: San Pietro. Più che devozione, il gesto di Francesco indica Padre Pio come modello per i sacerdoti e i confessori in particolare e per tutti i cristiani. Il Santo fu grande dispensatore della misericordia divina attraverso il sacramento della riconciliazione, ha esercitato questa misericordia anche a livello sociale istituendo due ospedali: il primo distrutto da un terremoto e Casa Sollievo della Sofferenza; un istituto di formazione professionale per i giovani. Così come Gesù Cristo dalla Croce perdonò i suoi assassini, Padre Pio perdonò tutti coloro che gli avevano fatto del male compreso un sacerdote, don Giovanni Niscio, che aveva ricattato la sua famiglia estorcendogli del denaro. Questi due atteggiamenti: l’attenzione per i bisogni degli uomini del suo tempo e la capacità di perdonare rendono Padre Pio un modello per tutti i cristiani e non solo i per i sacerdoti».
Personalmente quale dei tre misteri l’ha colpita di più?
«Il rapporto del Santo con la morte perché dall’approfondimento di questo aspetto è emersa più che la speranza di Padre Pio la sua certezza nella bellezza della vita che ci aspetta dopo quella terrena. Siccome è difficile con la sola fede accettare serenamente la morte, questa sua certezza mi ha confortato molto e credo possa confortare tanti credenti perché sgretola l’immagine buia della morte, la quale resta comunque un salto nel buio, un’incognita, anche se uno crede che ci sia qualcos’altro. È davvero consolante sapere che Padre Pio sapeva per conoscenza mistica che la realtà della vita dopo la morte è più bella di quella terrena e quindi anelava a raggiungerla».