Nanni Moretti allo stato puro, al meglio di sé. Il sol dell’avvenire è un film bellissimo, che vale la pena vedere per tante ragioni. I fan del regista troveranno il suo stile, la sua mitologia, il suo armamentario estetico e drammaturgico nella forma più splendente degli ultimi tempi: lui in prima piano che scandisce parole e riflessioni esistenziali, l’inestricabile intreccio tra vita e cinema, il sovrapporsi di questioni estetiche, etiche ed esistenziali, un’amara ironia che non risparmia niente e nessuno, una sottile critica della nostra società... Qualcuno dirà: ecco, un campionario che può soddisfare solo chi ama Moretti, mentre per tutti gli altri il risultato è noia, quando non disappunto.
E invece no: Il sol dell’avvenire è un film ad alto tasso morettiano eppure in grado di interrogare, provocare e divertire anche chi non appartiene alla sua squadra. Intanto perché questa storia che indaga sullo spegnersi dei grandi ideali che ci hanno animato in passato riguarda tutti, gente di destra e di sinistra, apocalittici e integrati, senza distinzioni. Poi perché il pessimismo cosmico – non si sa se più leopardiano o morettiano – questa volta cede il passo, nel finale, a un’inattesa apertura, a una speranza di poter cambiare le cose, come cambia idea il protagonista-Silvio Orlando, alter ego del regista Moretti, quello del film e quello in carne e ossa. Insomma, il mondo e il cinema contemporanei sono abbastanza brutti, ma non è detta l’ultima parola. In terzo luogo, qui il narciso Moretti mette davvero in discussione tutto, badando bene di non lasciare fuori sé stesso: al contrario, si lascia investire pienamente dalla crisi e dalla critica, sotto tutti i punti di vista, dalla figlia, dalla moglie, persino da Netflix!!! E se anche tutto ciò non convincesse qualcuno, c’è una lunghissima scena del film che merita di entrare direttamente nella storia del cinema: quella in cui il regista Moretti che interpreta sé stesso blocca la scena di un altro film in cui un uomo sta sparando alla testa di un altro in ginocchio. Insomma, il trash violento e spettacolare che oggi imperversa dovunque. Ecco, qui ironia e indagine etico-estetica toccano vertici altissimi e non possono non coinvolgere, peraltro riuscendo pure a far ridere.
Ecco perché Il sol dell’avvenire non va perso.