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mercoledì 26 marzo 2025
 
Stati Uniti
 

Ecco perché Kamala Harris ha perso e Trump ha stravinto

06/11/2024  La candidata democratica nella volata finale della Casa Bianca, dopo un’estate “all’attacco” del tycoon repubblicano, ha fatto il gioco di Trump «che si descrive da sempre come anti-establishment e che ha ottenuto la X sulla scheda sia dagli "uomini bianchi arrabbiati”, che dai diversi elettori delle cosiddette minoranze», spiega il giornalista e saggista Guido Caldiron

A differenza del 2016, ha vinto anche il voto popolare. E non succedeva a un candidato repubblicano dal 2004. La seconda vittoria di Donald Trump, 78 anni, è schiacciante due volte, anche perché ha annullato ancora una volta con il suo machismo “l'effetto donna” sulle elezioni americane. Non c'è stata la fiducia che Kamala Harris sperava di aver conquistato invocando dignità, umanità, buonsenso. Ha vinto Donald Trump, ha vinto Elon Musk che infatti è stato il primo a gioire sul suo giocattolo social X, l’ex Twitter

Ne abbiamo parlato con Guido Caldiron, giornalista del Manifesto che da anni studia le nuove destre e il “fenomeno” Trump, temi a cui ha dedicato inchieste e saggi. Tra cui WASP, edito da Fandango libri all’indomani del primo - e fino a stamattina unico - successo del miliardario newyorkese.

Guido Caldiron.
Guido Caldiron.

Hanno vinto gli insulti, i complotti e il desiderio degli Stati di isolarsi dal resto del mondo, di pensare solo i suoi interessi? O ha perso la proposta di sinistra e progressista di Kamala Harris?

Hanno perso le minoranze che non si sono mobilitate. Harris ha perso la battaglia per i diritti, che non ha toccato gli americani quanto la speranza regalata da Trump. Quella di avere più soldi, più sicurezza, o forse ha vinto l'illusione di poterli avere. Tutti ci hanno visto che la misoginia e il razzismo nella campagna di Trump, ma donne e minoranze che avrebbero dovuto, per provenienza, stare dalla parte di Harris non lo hanno fatto.

Questo è un tradimento storico se pensiamo alle elezioni 2020, quando a correre per i democratici era un quasi ottantenne bianco, ma anche agli ultimi decenni…

Certo. È la cosa più evidente di questo risultato elettorale. La rappresentazione tradizionale del voto per gruppi sociali, per comunità “razziali", come dicono negli Stati Uniti, non è più quella che era 60 anni fa, quando dopo l’approvazione delle norme in favore degli afroamericani, Lyndon Johnson attenne un plebiscito di voti dalle comunità afroamericane. Lo stesso Obama alla vigilia del voto a Philadelphia, guardando i sondaggi che parlavano di un 20% di maschi neri che avrebbero votato repubblicano, aveva fatto una chiamata al voto per Harris molto esplicita. Quasi una reprimenda. E abbiamo visto che non è stato ascoltato.

Un tema questo che coinvolge ancor di più la popolazione di origine sudamericana, che già guardava a Trump nel 2020. E che apprezza la sua svolta securitaria sui nuovi immigrati…

Se la popolazione afroamericana è intorno al 12%, quella ispanica arriva al 20. E da tempo questo gruppo sociale riguarda al fenomeno delle nuove immigrazioni nel paese che li ha accolti o ha ospitato i loro genitori e nonni, con sospetto. Quando non con paura.

Per questo la campagna che ha fatto Trump li ha convinti perché loro sentono le loro conquiste a rischio, e avvertono il tema della sicurezza urbana, della presunta inciviltà dei nuovi migranti, della paura di cambiare lo status quo, della droga. Segnalo per questo che in California, dove hanno mantenuto la maggioranza i democratici, è passato però uno dei referendum sulla penalizzazione del possesso di sostanze. Uno strumento che tende a restringere le maglie della legislazione per quanto riguarda la piccola criminalità legata per esempio al consumo di droga.

Eppure Kamala Harris ha un passato da procuratrice dal pugno duro contro la criminalità a Oakland in California, una delle città con il tasso di bande e spaccio più alto degli States.

Sì, è vero, Harris ha una storia importante da procuratrice generale. Che ricordiamo che in America è una carica elettorale, quindi politica nel senso più puro. E la sua è la storia di chi dice “non facciamo sconti alla nostra comunità”. Ma qui torniamo all’inizio del nostro discorso: sono stati in tanti a non accettare il fatto che lei sia una donna e dalla pelle nera, anche se cresciuta in un ghetto. Questo ha fatto tutta la differenza del mondo.

E i giovani, sono rimasti con i democratici, dopo l’ampio sostegno a Biden 4 anni fa?

Kamala Harris, probabilmente, ha scontato il sostengo in armi che il governo Biden ha dato a Israele per la guerra contro Hamas e la Palestina. La questione internazionale ha pesato su questo elettorato, molto sensibile al tema, e lì Harris dovrebbe aver perso una parte del voto giovanile, che tradizionalmente va al partito democratico. Inoltri, come sempre, molti elettori tra i 20 e i 30 anni non sono andati alle urne. 

A questo discorso va unito quello che gli americani non si sentono più i leader del mondo, tantomeno il gendarme. Anche questo ha pesato sul risultato di Harris?

Gli americani da un po' di anni, già con la prima amministrazione Obama, ritengono che le cose importanti si facciano a casa propria. Che si tratti dell’Ucraina, dell’Europa sotto  che si tratti della NATO, ma anche della Cina o di Taiwan, queste non sono più, per loro, le priorità. E lo sguardo internazionale dei democratici, è andato in confitto con questo sentimento, facendo perdere voti a Harris. 

Dopo il risultato delle urne di oggi sancisce la morte del, cosiddetto, politically correct il sessismo, gli insulti, gli sfotto’ razziali, i complotti alimentati su X - e non solo - dal milionario Elon Musk di Trump hanno vinto. Ha perso la visione opposta a questa narrazione di Harris, ovvero di una società più complessa della riduzione proposta da Netflix?

Diciamo che da questo punto di vista la macchina narrativa trumpiana, ha affinato la tecnica, dopo il primo mandato (2016 ndr.) con i milioni di messaggini postati su Twitter e con un uso ancora molto “di pancia” degli strumenti dei social. Strumenti che però ha dato un risultato importantissimo. Con l’alleanza con Elon Musk in questa campagna elettorale siamo davanti a una sorta di elevazione di quel modello. Con il ruolo dell’imprenditore plurimiliardario che ha dato il suo apparato mediatico e tecnologico, una potenza enorme che ha fatto da cassa ai messaggi misogini e razzisti del neopresidente.

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