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mercoledì 23 aprile 2025
 
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Ecumenismo e pace, il difficile viaggio del Papa in Georgia

30/09/2016  Già nel saluto ufficiale tra Francesco e il presidente della Repubblica caucasica vengono affrontati i temi cari al popolo georgiano: la questione in sospeso con la Russia e il ritorno dei profughi. Il Papa, come dice anche il logo del viaggio "Pax Vobis", arriva come messaggero di speranza per tutti

Tblisi (Georgia)

«Un viaggio lampo e difficile quello che papa Francesco ha cominciato in terra georgiana. Glielo ricordano, già in aeroporto, i cartelli di alcuni movimenti ortodossi intransigenti che scrivono rosso su bianco di un Papa "eretico" che non è il benvenuto nel Paese. E se il patriarca Ilia, invece, primo patriarca della Georgia a recarsi in Vaticano lo scorso anno, e il presidente della Repubblica lo accolgono a braccia aperte, mettono però subito sul tavolo i problemi del Paese. Un Paese che, dice il presidente Giorgi Margvelashvili, «ha molte volte dato il proprio contributo di sacrificio per gli ideali comuni». Il presidente della Repubblica ricorda i numerosi martiri, ma anche la partecipazione alle «missioni internazionali di pace per garantire la sicurezza e il benessere in tutto il mondo. La Georgia non solo è parte della civiltà europea, ma ne è anche uno degli artefici. È il Paese del Vello d'Oro che per secoli ha svolto la funzione di ponte tra varie civiltà». Parla della indipendenza dalla Russia raggiunta 25 anni fa, ma anche di un Paese che «è tuttora vittima di una aggressione militare da parte di un altro Stato: il 20% del nostro territorio è occupato e il 15% della popolazione è profugo. A questi uomini hanno soltanto tolto la casa, perché sono etnicamente Georgiani! A soli 40 chilometri da qui c’è il filo spinato che proibisce alla popolazione pacifica, ai vicini e i parenti di avere rapporti gli uni con gli altri! A soli 40 chilometri da qui gli esseri umani assistono tutti i giorni a fatti di violenza, a rapimenti di persone, a omicidi e a offese che ledono profondamente la dignità!».


Non cita i russi, che hanno invaso il Paese nel 2008 e la discussa questione di Odessa, il presidente, ma ribadisce che «malgrado tutto, noi non cerchiamo lo scontro, cerchiamo solo la via che porterà il nostro Paese alla liberazione dall’occupazione straniera e alla pace!». Chiede l'aiuto anche del Papa perché la sua visita sia, come da programma, «un alto richiamo alla pace». E ricorda che fra due giorni «la comunità internazionale celebrerà un anniversario importante: l’unificazione della Germania. Unificazione resa possibile grazie all’unità e al coinvolgimento della comunità internazionale. L’umanità ha potuto risolvere senza violenza un importantissimo problema politico e ristabilire la giustizia storica. È un fatto che colpisce profondamente anche il mio Paese e credo che il coinvolgimento della comunità internazionale, l’unità, la ferma volontà politica di non riconoscere questo stato di cose e di non tollerare l’aggressione saranno garanti della liberazione delle zone occupate del nostro Paese e della pace nella nostra regione. La via scelta dalla Georgia è la via della pace, della cooperazione e della pazienza; è la via che ci condurrà senz'altro alla riunificazione del Paese».

Il tema della pace, come peraltro preannuncia già il logo di questo viaggio "Pax Vobis", ritorna costantemente nel primo discorso ufficiale di papa Francesco. Un discorso breve, ma che dice della vicinanza della santa sede a questo Paese, ponte tra Europa e Asia e culla della civiltà cristiana: «Qualsiasi distinzione di carattere etnico, linguistico, politico o religioso», è uno dei passaggi del discorso del Pontefice, «lungi dall’essere usata come pretesto per trasformare le divergenze in conflitti e iconflitti in interminabili tragedie, può e deve essere per tutti sorgente di arricchimento reciproco avantaggio del bene comune. Ciò esige che ciascuno possa mettere pienamente a frutto le propriespecificità, avendo anzitutto la possibilità di vivere in pace nella sua terra o di farvi ritorno liberamente se,per qualche motivo, è stato costretto ad abbandonarla».

Per questo occorre l'impegno di tutti, ma in particolare il Papa si augura che Auspico che «i responsabili pubblici continuino ad avere a cuore la situazione di queste persone, impegnandosi nella ricerca di soluzioni concrete anche al di fuori delle irrisolte questioni politiche. Si richiedono lungimiranza e coraggio per riconoscere il bene autentico dei popoli e perseguirlo con determinazione e prudenza, ed è indispensabile avere sempre davanti agli occhi le sofferenze delle persone per proseguire con convinzione il cammino, paziente e faticoso ma anche avvincente e liberante, della costruzione della pace».

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