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lunedì 14 ottobre 2024
 
 

Edilizia scolastica, se la classe cade a pezzi

22/08/2013 

L’Italia ha bisogno di buone scuole. Non si parla di programmi, qualità degli insegnanti, organizzazione delle classi, ma proprio di mattoni. Per rendersi conto del cattivo stato di salute dell’edilizia scolastica bastano le notizie di cronaca o uno sguardo veloce alla maggior parte degli istituti delle nostre città. Dai soffitti che crollano alla mancanza di adeguate misure antincendio, dalla presenza dell’amianto alle barriere architettoniche, la lista dei mali che affliggono le scuole italiane è lunga. Con il Decreto del Fare il Governo è corso ai ripari stanziando 450 milioni di euro per l’edilizia scolastica da investire nei prossimi tre anni, 150 milioni in più di quanto era già previsto. È qualcosa, ma ancora poco per una situazione davvero grave. Lo dicono i dati del ministero della Pubblica Istruzione: il 44% degli edifici è stato costruito tra il 1961 e il 1980, quando non esistevano le norme antisismiche di oggi. Soprattutto in alcune zone del Sud, ma non solo, molte scuole sono costruite in zone a forte rischio idrogeologico e con standard ormai superati, per cui è inutile intervenire con una ristrutturazione, ma è più efficace ed economico costruire nuove aule.

Nei casi dove la cattiva manutenzione ha causato, anno dopo anno, un deterioramento degli ambienti fino a farli diventare pericolosi per insegnanti e studenti, basterebbe finanziare interventi di riqualificazione. Già con il ministro Profumo erano state messe nero su bianco alcune linee guida in materia di edilizia scolastica, puntando anche sul basso impatto ambientale. Ma per rispondere alle tante segnalazioni che arrivano dai Comuni servono molti fondi. Il rapporto di Legambiente “Ecostistema Scuole 2012” ha analizzato lo stato di salute di 7.139 edifici sparsi per l’Italia e il quadro che ne emerge è sconfortante: il 60% è stato costruito prima del 1974, mentre solo il 7% ha meno di 20 anni (e comunque non rispettano tecniche di costruzione sostenibile). Soltanto l’8,22% è costruito con criteri antisismici, mentre oltre il 90% è in regola con le certificazioni grazie a porte antipanico, prove di evacuazioni e impianti elettrici a norma.

Il Paese risulta spaccato in due: il 43% delle scuole del Sud e il 48% di quelle delle Isole hanno bisogno di interventi di manutenzione urgente, mentre la percentuale scende al 29% nelle regioni settentrionali e al 25% al Centro. Cambia anche la consistenza degli investimenti: per la manutenzione ordinaria al Nord si spendono quasi 10mila euro per ogni edificio, al Sud poco più di 4 mila. Negli ultimi due anni, però, la situazione è peggiorata ovunque: anche le regioni più virtuose, come Piemonte ed Emilia Romagna, hanno dimezzato gli investimenti. In tutto questo c’è anche qualche dato positivo: sono andati sempre aumentando i controlli e le bonifiche da amianto, con il 92,31% dei Comuni che ha fatto interventi mirati. Ora speriamo che gli stanziamenti previsti dal Governo a partire dal prossimo anno siano il primo segnale di un’attenzione maggiore per la sicurezza delle scuole.

 
 
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