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venerdì 04 ottobre 2024
 
cinema
 

Edith, la ballerina che danzò davanti a Mengele

24/01/2023  Abbiamo visto l'anteprima del film che andrà in onda il 27 gennaio su Rai scuola. La storia della coraggiosa danzatrice Edith Eger, ebrea ungherese arrestata dai nazisti a 16 anni e sopravvissuta al lager

Un pubblico speciale per un evento altrettanto particolare: ieri mattina, al Cinema Eliseo di Milano, si è svolta la proiezione di un originale film sulla tragedia della Shoà: “Edith. Una ballerina all’inferno”. In platea gli studenti e le studentesse del liceo “Tito Livio” di Milano,15 dei quali (2 maschi e 13 ragazze) svolgono un ruolo decisivo. Già perché “Edith”, che andrà in onda il 27 gennaio alle 20 su Rai Scuola (e in seguito su RaiPlay), ha al centro la passione per la danza che, per la protagonista, diverrà l’àncora di salvezza nella barbarie del lager. Prodotta dall’Associazione culturale Violet Moon che, fondata nel 2010, organizza “viaggi della memoria” ad Auschwitz e non solo, la pellicola rilegge la storia vera di Edith Eger, ebrea ungherese, arrestata dai nazisti a 16 anni e poi condotta ad Auschwitz con la famiglia. Appena dopo l’uccisione dei genitori nella camera a gas su ordine di Joseph Mengele, il “dottor Morte” chiese a Edith di danzare per lui sulle note del celebre valzer Sul bel Danubio blu. Trasferita poi a Mauthausen, Edith verrà salvata da un soldato americano che la trova, ancora viva, sopra un mucchio di cadaveri.

«Non siamo noi a trovare le storie, nella maggior parte dei casi sono loro a venirci incontro». Emanuele Turelli, 49 anni, bresciano, spiega così la genesi del film, del quale è ideatore e sceneggiatore. Un film che si avvale di importanti partnership, tra cui la Fondazione Binario 21 e l’Ugei (Unione giovani ebrei italiani). Lasciato il giornalismo dopo 10 anni di attività, dal 2009 Turelli si dedica al teatro civile, ideando e interpretando vari spettacoli, tra i quali “Il coraggio di vivere, la storia vera di Nedo Fiano”. Racconta Turelli: «Mi sono imbattuto in questa storia, narrata nel libro “La scelta di Edith” nella primavera del 2020». Costretto a stare lontano dal palcoscenico, un giorno Turelli rimane folgorato vedendo la figlia Viola – che fa danza da quando ha 5 anni e frequenta l’ultimo anno del liceo coreutico “Tito Livio” di Milano – “ballare in Dad”, sul ballatoio di casa. «Si metteva scarpette e body. E provava, senza arrendersi. Quella sua tenacia mi ha colpito e mi sono chiesto se, durante la Shoà, qualcuno avesse continuato a danzare nei luoghi dell’orrore, aggrappandosi all’arte per sopravvivere. Così ho scoperto la storia della Eger».

A colpire ancora di più Turelli è la straordinaria coincidenza fra l’età di sua figlia allora e quella di Edith al momento dell’arresto. «A quel punto ho contattato due amici attori, Marco Cortesi e Mara Moschini e, con loro, abbiamo iniziato a ipotizzare un film diverso dai tanti in circolazione sulla Shoà. Un film che unisse, in modo originale, narrazione, recitazione e danza». Obiettivo raggiunto grazie a Marco Zuin, il regista». La parte principale del racconto ha come sfondo il teatro sociale di Salò, in fase di ristrutturazione, ma non mancano alcune scene girate proprio ad Auschwitz-Birkenau: «Un privilegio ottenuto grazie all’intervento della direttrice dell’archivio di Auschwitz, la quale, condividendo l’obiettivo del nostro lavoro, si è spesa per aiutarci».

Sebbene non pronunci una parola (la narrazione è affidata al duo Cortesi-Moschini), nel film la protagonista, è Viola Turelli, classe 2004, figlia di Emanuele, all’ultimo anno delle superiori e al settimo dell’Accademia ucraina del balletto che ha sede a Milano. Il regista l’ha scelta per la sua espressività. Confida Viola: «Papà mi aveva messa al corrente del progetto, ma non ero certa che la scuola aderisse come invece, per fortuna, è accaduto». Una normalissima ragazza del 2023 ha dato corpo a Edith, una coetanea vissuta nei tempi cupi del nazismo. «Come mi sono calata nel personaggio? Diciamo che da tempo l’Olocausto è un tema cui sono molto sensibile – risponde Viola –. La prima visita ad Auschwitz l’ho fatta che ero ancora piccola. Quando abbiamo girato nel teatro a Salò c’erano zero gradi, ballavamo a piedi nudi sulla terra bagnata con addosso solo i body. Circostanze che ci hanno messo, almeno in parte, nelle condizioni di intuire quanto abbiano sofferto la vera Edith e le sue compagne».

L’ultimo messaggio di Viola è per i suoi coetanei. «Sto studiando il nazismo a scuola. Se non avessi preso parte a questo film, probabilmente ne avrei una percezione diversa, come qualcosa di lontano. Il film mi ha obbligato a mettermi nei panni e gli ebrei e di coglierne la tragedia dall’interno. Sebbene si tratti di un evento unico nella storia, la Shoà ci riguarda tutti. Sono fiduciosa che, grazie al film, il messaggio sarà recepito dai giovani». Le fa eco il papà Emanuele: «Imparare a leggere la storia è una tappa fondamentale nel cammino di maturazione dell’umanità. Attraverso la memoria si costruisce un mondo migliore». Un impegno che Turelli persegue da tempo, tanto da aver coniato un eloquente slogan che sintetizza le sue produzioni: #manutenzionedellecoscienze.

Per organizzare una proiezione in una sala della comunità scrivere a: organizzazione@violetmoon.it

 

 

 
 
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