Cari amici lettori, questi giorni segnano per molte parrocchie la ripresa delle attività pastorali e catechistiche. È uscito l’8 settembre scorso Artigiani di comunità. Linee guida per la catechesi per l’anno 2021-2022, il documento dell’Ufficio catechistico nazionale presentato in conferenza venerdì scorso, 24 settembre. È un documento che comprende anche una riflessione “dal basso”, mediante esperienze raccolte dalle parrocchie: la pandemia ha rallentato i ritmi soliti delle attività e ha creato l’occasione di una salutare riflessione sullo “stato dell’arte” della catechesi. Più che grandi progetti catechistici, l’invito è ad essere piuttosto artigiani. Il documento si salda a due importanti occasioni in cui papa Francesco ha dato rilievo alla figura del catechista: il discorso del 30 gennaio scorso, in occasione dei 60 anni dell’Ufficio catechistico nazionale, ricchissimo di spunti, e l’istituzione del ministero di catechista con Antiquum ministerium, la lettera apostolica in forma di motu proprio dello scorso 10 maggio. Colpisce in generale che l’attenzione va non tanto sulla catechesi ma sul catechista. Prima dei contenuti, della dottrina, c’è la persona che li testimonia e li trasmette. Papa Francesco ne ha tracciato un bel ritratto nel discorso del 30 gennaio: il catechista è uno «memorioso» di Dio, della sua Parola, del suo amore, una persona capace di relazioni, immerso nella realtà e capace di ascoltare le domande degli uomini e delle donne e di parlare loro nel «dialetto» della prossimità, un testimone della fede in Gesù capace di attrarre altri alla bellezza della vita cristiana. Antiquum ministerium sottolinea in particolare che si tratta di una figura prettamente laicale, ricordandoci così che la Chiesa vive di tanti ministeri, non solo del ministero ordinato (il prete), e che si tratta di una vera e propria vocazione (n. 7). Il catechista è un vero e proprio evangelizzatore, «testimone della fede, maestro e mistagogo, accompagnatore e pedagogo che istruisce a nome della Chiesa» (n. 6). Tutti custodiamo nella memoria qualche bella figura di catechista: magari non ricordiamo tanto quello che ci ha detto, ma che ci ha colpito per alcuni tratti e per la capacità di risvegliare in noi la “memoria” di Dio. Personalmente ricordo con affetto e gratitudine vari catechisti avuti, in particolare suor Claudia, che non c’è più, e Dea, che ho occasione di rivedere quando torno nella mia città: mi fa sempre effetto vederla ora tra i fedeli mentre celebro Messa. Mi piace pensare che anche lei ha contribuito alla mia vocazione con la sua persona, la sua testimonianza e l’esperienza di Chiesa che ho potuto fare. Questo a dire quanto incide in noi la testimonianza di “belle persone”, gioiose, che hanno incontrato Gesù e che sono “a casa” nella Chiesa, e in questo modo riescono a trasmettere agli altri qualcosa della bellezza della fede cristiana.