Cari amici lettori, questi giorni di settembre coincidono per la maggior parte delle parrocchie con la ripresa delle attività pastorali. Un fatto di cui tutti siamo consapevoli è la visibile diminuzione, dove più dove meno, della partecipazione alla Messa domenicale. Il fenomeno è stato certamente acuito dalla pandemia, che ha cambiato anche le nostre abitudini nella vita di fede, per il ricorso massiccio, nei periodi di lockdown, alle celebrazioni trasmesse in streaming o in tv e agli incontri virtuali su Zoom o altre piattaforme. È un fatto su cui riflettere. Sicuramente la tecnologia ha sopperito all’impossibilità di celebrare e svolgere altre attività pastorali in presenza e ha forse contribuito a farci comprendere che la vita cristiana si può alimentare anche con riflessioni, meditazioni, preghiere online. Ma occorre anche riconoscere che, rendendo quasi tutto virtuale, rischiamo di perdere una dimensione fondamentale dell’essere Chiesa e dei sacramenti. L’online ci ha spinto a concentrarci sull’io, dimenticandoci del “noi” della comunità. Ci ha fatto perdere il contatto con la concretezza e la materialità del sacramento. È quanto richiamava all’attenzione papa Francesco nel Messaggio ai partecipanti alla 71ª Settimana liturgica, a firma del cardinale Parolin, lo scorso 23 agosto: «La preghiera dei cristiani passa attraverso mediazioni concrete: la Sacra Scrittura, i Sacramenti, i riti liturgici, la comunità. Nella vita cristiana non si prescinde dalla sfera corporea e materiale, perché in Gesù Cristo essa è diventata via di salvezza. Potremmo dire che dobbiamo pregare anche con il corpo: il corpo entra nella preghiera». Non è difficile trarne uno stimolo per tutti noi in questo tempo di ripresa delle attività pastorali: ad avere stima e cura della celebrazione della Messa domenicale. Non trascuriamola. Una liturgia semplice, bella e autentica ci fa pregare bene, irradia bellezza e attira. È importante perciò che chi presiede curi bene tutta la celebrazione, in particolare l’omelia, è importante la cura del canto, è importante la presenza dei diversi ministri (diaconi, accoliti, lettori, salmisti, cantori…), è fondamentale l’assemblea radunata che fa esperienza, attraverso ciò che si vede, si tocca, si sente, che è ben diverso dall’ “assistere” davanti a una tv o a uno schermo. Forse è necessario attivarsi per recuperare coloro che hanno smarrito questo senso del “noi”. Una vita comunitaria partecipata, gioiosa, fraterna, anche al di fuori delle celebrazioni, aiuterà molto a manifestare la bellezza dell’essere Chiesa.