Monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, durante un intervento a Napoli nel febbraio 2017 (foto Ansa)
Sin dal mio insediamento nella città di Taranto ho avuto ben chiaro il peso che i suoi abitanti sopportano da anni, quello dello sviluppo industriale, a spese della centralità della persona umana che tanti danni ha prodotto e produce alla madre Terra. Un peso che incontro ogni giorno negli occhi degli operai, dei lavoratori – sui quali si abbatte l’incertezza di poter far fronte alle esigenze familiari – e ancor più negli sguardi pieni di angoscia degli ammalati, ancora troppo spesso costretti a partire per veder garantito il loro diritto alle migliori cure possibili. Ci siamo affidati a Gesù: è Gesù il buon samaritano. Il nostro annuncio parte dall’esperienza personale, vera e viva di Gesù che ci vuole bene. Nella parabola del buon samaritano ognuno può rivedere sé stesso, che nelle diverse situazioni della vita incappa nei briganti, perdendo la sicurezza della salute, dei beni, patendo lo smarrimento come anche l’indifferenza e l’inutilità degli aiuti degli altri uomini. La debolezza, il dolore, l’umiliazione, muove a compassione il cuore del buon samaritano. È così che il malato attira il medico, la miseria la misericordia, il peccato la salvezza. Come pastore della città ho accolto sotto il manto della Chiesa questa comunità dolente e, nello stesso tempo, ho spronato essa e le amministrazioni che la rappresentano a impegnarsi nella costruzione di un futuro diverso, più sostenibile per il pianeta e che capovolgesse la visione: un passaggio fondamentale “dall’io al noi”. Papa Francesco ci ha chiaramente indicato la strada illustrandoci con l’enciclica Laudato si’ il concetto di “ecologia integrale” che è un invito a una visione globale della vita, a partire dalla convinzione che tutto nel mondo è connesso e che l’uomo deve sanare la frattura che egli stesso ha causato e ritornare a essere centro del sistema con il suo lavoro e la ricerca del bene comune. Sentiamo molto parlare di “transizione ecologica”, abbiamo un ministero dedicato, ma io vi parlo da un territorio rappresentativo dei guasti italiani e che conosce bene la frustrazione per le promesse mancate, la disillusione. Il clima di incertezza sfianca anche la speranza più ostinata e ora abbiamo un’ultima opportunità con i fondi del Next Generation Ue e del Recovery Plan: restiamo insieme, uniti, facciamo fronte comune perché il nostro territorio possa finalmente risollevarsi. Ancora una volta il Papa ci indica la strada con la Fratelli tutti per ritrovare un’armonia tra le persone, superando l’individualismo che è il male più grande che attanaglia il nostro tempo. Di tutto questo parleremo durante la Settimana sociale dei cattolici italiani che sta per svolgersi a Taranto. Il tema di quest’anno, Il Pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso. Con il comitato ci siamo voluti soffermare sulla situazione ambientale e abbiamo voluto organizzare questo appuntamento proprio a Taranto come città emblematica, per tutti i conflitti che vive, dalla devastazione ambientale alla questione occupazionale, ai giovani che vanno via in cerca di un futuro migliore. Ci siamo preparati a questo evento di ottobre con incontri nazionali, al Nord, al Centro e nel Mezzogiorno, per stilare un insieme organico di proposte che prevedono una transizione ecologica equa che non lasci indietro nessuno e che affronti con decisione l’emergenza climatica. Si è trattato di un cammino di “sinodalità”, così come indicatoci da papa Francesco: la Chiesa ha bisogno di rinnovarsi dando ascolto a tutti. Nel Regno il più piccolo è il più grande. L’ultimo è il primo. Il più grande si fa servo. Questa è la matrice della vera sinodalità, frutto del Vangelo coraggioso, autentico e pieno di speranza.
(In alto nella foto Ansa: lo stabilmento Ilva di Taranto nel novembre 2019)