Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 22 gennaio 2025
 
LA RIFLESSIONE
 

Edoardo Bove e la salute dei famosi, il rispetto prevalga sulla tentazione del voyeurismo

03/12/2024  Da qualche tempo ogni volta che un famoso ha un problema di salute si scatenano lo sciacallaggio dei social e gli approfondimenti sulla patologia sui media. Giusto informare e informarsi senza dimenticare che gli eccessi possono ferire l'interessato e altri che soffrono per lo stesso problema

La corona di compagni e avversari a proteggere Edoardo Bove dallo sguardo indiscreto delle telecamere e dell’intero stadio al momento del malore dice di quello di cui c’è bisogno in quel momento di paura, di tensione, di sofferenza fisica: un po’ di rispetto.

Poi, però, nell’ansia di sapere, comprensibile per una persona pubblica, per un ragazzo giovane e forte come un atleta dovrebbe sempre essere, cresce il bisogno di essere informati e il dovere di informare. Come sta? Potrà ritornare a giocare? Quando? Si capisce l’emotività di chi partecipa, il voler sapere, l’aver fretta di saperlo fuori pericolo soprattutto. Ma c’è un limite all’invasione? Nel caso di Bove sappiamo che i soccorsi hanno funzionato a dovere, che il calciatore della Fiorentina, rianimato, si è ripreso già in ambulanza, che si trova in terapia intensiva per precauzione, che sarà presto spostato in cardiologia per le analisi e gli accertamenti del caso. Serve altro? Forse no. Potrebbe bastare questo, dato che la privacy in tema di salute vale anche per le persone pubbliche, per rispondere alle esigenze di informazione.

E invece da qualche tempo ogni volta che una persona pubblica rende nota una patologia per scelta o per destino, si scatena, oltre allo sciacallaggio social che chiama in causa una ridda di sospetti privi di qualsiasi aggancio con il reale dal doping ai vaccini, si susseguono approfondimenti con esperti, non coinvolti nel caso, in cui si va a fondo di ogni dettaglio della patologia in questione, come se l’uomo della strada avesse bisogno di vedere le cartelle cliniche, di sapere il dettaglio delle analisi, di conoscere le percentuali di prognosi infausta.

Una cosa che probabilmente ferisce la persona implicata, che magari scorre i social per passare il tempo in ospedale e che accanto ai messaggi di solidarietà – che pure nel caso di Bove sono stati tantissimi – si ritrova dato in pasto al pubblico, denudato oltre la pelle davanti al mondo.

Di sicuro è una modalità che può ferire indirettamente anche tante persone che, in un momento di fragilità, si trovano esposte con il famoso proprio malgrado, semplicemente perché soffrono di patologie simili e magari mentre cercano di venirne fuori non hanno nessuna voglia di vedersi risbattere ogni minuto in faccia tutti i rischi, tutti i dettagli, tutte le cose da cui magari vorrebbero evadere leggendo un giornale o scorrendo un sito di informazione.

Non si tratta di occultare, ma di trovare il giusto equilibrio tra informazione e pornografia del dolore, senza dimenticare che la salute richiede prima di tutto rispetto e garbo. Non è una legge a poter fissare rigidamente la soglia: si tratta solo di mettersi nei panni di chi sta soffrendo in quel momento e della sua famiglia e di chiedersi – da operatori e destinatari dell’informazione – che cosa si vorrebbe per sé stando al posto dell’interessato da una parte, dall’altra di tenere conto del fatto che tra i destinatari di quell’informazione ci sono altre persone che soffrono e le loro famiglie e che un eccesso di dettagli potrebbe indirettamente far male anche a loro.

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo