Leggo con sempre più sgomento i casi di violenze sessuali perpetrati da giovanissimi. Sono la mamma di due maschi di terza e quinta elementare e proprio in questi giorni il piccolo ha preso parte a un corso di “educazione affettiva” organizzato all’interno della scuola. Devo dire fatto molto bene. Tuttavia mi chiedo se queste iniziative servano a qualcosa, anche se credo che chi commette questi reati non ne abbia mai preso parte. E, comunque, la scuola non riesce a essere incisiva sotto questo punto di vista. MARINA
— Cara Marina, la tua lettera rimanda il pensiero all’ordinanza di custodia cautelare del gip del Tribunale dei minori di Milano per l’arresto di due minorenni a seguito dei fatti di violenza sessuale accaduti nella notte di Capodanno ne capoluogo lombardo. Scrive infatti il giudice di «gravissime e radicate lacune educative, sfociate in un atteggiamento di assoluta spregiudicatezza e indifferenza alle regole più elementari della civile convivenza» e di «mancato rispetto della dignità e della libertà personale di giovani donne».
Gravissime e radicate lacune educative, lacune, meglio forse dire voragini, che si sono prodotte piano piano già dalla prima infanzia. Non possiamo ora indagare su quei ragazzi e sulle loro storie ma quello che sicuramente possiamo dire è che il rispetto dell’altro si insegna e si deve insegnare fin da subito. Certo la famiglia dovrebbe essere il primo luogo in cui, attraverso l’esempio, si comunica il rispetto nei confronti dell’altro, ma purtroppo non è sempre scontato. Ecco perché la scuola materna e la scuola elementare giocano un ruolo così importante nell’educare a tali valori.
Il gruppo classe eterogeneo permette, in molti casi per la prima volta, il confrontarsi tra bambini e bambine ed è quello il momento per formare ed educare a un vero e reciproco rispetto dei sessi. Nel nostro Paese l’educazione sessuale intesa come educazione affettiva ed emotiva, che è parte integrante della salute e del benessere di ogni individuo, è consigliata ma non è obbligatoria come altre materie scolastiche. Sono però ormai la maggior parte le realtà scolastiche che, come tu scrivi, affrontano con garbo e competenza il tema. Questo non vuole dire che non abbiano ricadute positive come alcuni fatti di cronaca fanno pensare.
Forse però andrebbero rinforzati e inseriti nei programmi in maniera strutturata e obbligatoria. Come affermato dai diritti umani ratificati a livello internazionale, in particolare dal diritto all’accesso a informazioni adeguate relative alla salute (Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms e BZgA, 2010): «Tutti gli individui, durante lo sviluppo, hanno diritto ad accedere all’educazione sessuale adeguata alla loro età». E prima se ne inizia a parlare meglio è perché, come scrive il professor Fabio Veglia, «domandarsi se è troppo presto, significa quasi sempre arrivare a parlarne troppo tardi».