(Foto Reuters: ragazzini cristiani egiziani)
Per i musulmani di tutto il mondo domani, 27 maggio, comincia il Ramadan, il mese sacro dedicato alla preghiera, al digiuno e all'astinenza, uno dei cinque pilastri (o doveri) dell'islam. Mentre il mondo islamico si prepara a questa celebrazione, in Egitto i cristiani sono vittime di un nuovo sanguinoso attentato. Un autobus con a bordo un gruppo di copti, tra cui molte famiglie con bambini, diretti in pellegrinaggio dalla provincia di Beni Suef verso il monastero di Anba Samuel (San Samuele il Confessore), nella provincia di Minya, nel Sud del Paese, sono stati attaccati da una decina di uomini incappucciati, vestiti in uniformi militari e armati di mitragliatrici. Nell'attentato sono morte almeno 26 persone e altre 25 sono rimaste ferite (alcune sono gravi).
Nel Governatorato di Minya una larga parte della popolazione professa la religione cristiana: nel 2014 quasi il 20% degli abitanti erano copti. Ma in questa provincia egiziana, negli ultimi anni la minoranza cristiana è stata nel mirino del terrorismo e ha subìto numerosi atti di persecuzione: secondo l'organizzazione "Iniziativa egiziana per i diritti della persona" (Eipr) tra il 2011 e il 2016 si sono registrati 77 attacchi contro i copti di Minya, oltre a molte azioni vandaliche contro scuole e chiese.
In Egitto i cristiani sono da tempo bersaglio di gruppi terroristi e fondamentalisti che mirano a diffondere odio, paura, tensione e a disgregare il Paese. L'attacco di Minya segue di poco più di un mese il duplice attentato della domenica delle Palme alla cattedrale copta di San Marco ad Alessandria e alla chiesa di Tanta, cittadina sul delta del Nilo. Gli attacchi, che hanno causato almeno 45 vittime, sono stati rivendicati dall'Isis. A dicembre del 2016 ad essere colpito è stato un edificio del complesso della cattedrale di San Marco al Cairo: nell'attentato sono morte 25 persone. E non è ancora trascorso un mese dalla storica visita di papa Francesco al Cairo, dove il Pontefice ha parlato chiaramente in favore del dialogo e della pace tra musulmani e cristiani, ribadendo con forza che l'islam non è terrorismo e che nessuna religione può essere ispiratrice di violenza.
Il monastero di San Samuele il Confessore (detto anche Samuele di Qalamoun) fu costruito nel IV secolo dai discepoli di Sant'Antonio sul Monte Qalamoun, nel cuore del deserto, a circa 230 chilometri dal Cairo. I monaci residenti sono un centinaio e la struttura monastica, molto vasta, include cinque chiese, la residenze dei monaci e una casa per i visitatori. Il monastero subì un periodo di decadenza nel XVII secolo, quando i beduini rimossero alcuni edifici e li ricostruirono interamente nei loro villaggi. Ma - come spiega il sito del monastero - da sempre i monaci hanno ottime relazioni con le tribù beduine e la popolazione musulmana dei villaggi circostanti: spesso i beduini di passaggio si fermano a San Samuele per rifocillarsi o anche per trascorrere la notte.