il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato (Ansa)
Secondo il comunicato sindacale diffuso ieri, lunedì 27 gennaio, dalla Fiom, la Elettrolux ha illustrato al Coordinamento sindacale dell'azienda di elettrodomistici un piano industriale che prevede:
1) la chiusura dello stabilimento di Porcia e la perdita del posto di lavoro per 1.200 lavoratrici e
lavoratori che si aggiungono ai tagli già annunciati nei precedenti incontri e che riguardano oltre
150 impiegati della struttura;
2) il taglio di tutto il salario aziendale, il congelamento degli scatti di anzianità e la sospensione del
pagamento delle festività cadenti di sabato e domenica;
3) un aumento generalizzato dei ritmi e dei tempi di lavoro e il taglio delle pause sulle linee di
montaggio, con un conseguente aumento degli attuali esuberi negli stabilimenti di Susegana,
Solaro e Forlì;
4) un orario di lavoro strutturale a sei ore giornaliere, da realizzarsi intanto con il ricorso al contratto
di solidarietà ma da mantenersi anche successivamente all'esaurirsi degli ammortizzatori sociali, la
riduzione delle agibilità sindacali e delle ore di assemblea.
Sempre secondo quanto scrive la Fiom-Cgil, «la multinazionale ha affermato che solo al realizzarsi di queste condizioni, e comunque a una
riduzione equivalente del costo del lavoro, manterrà parte delle produzioni e della propria presenza
industriale in Italia.
Con questi interventi sulla propria struttura produttiva, sui salari e sulle condizioni di lavoro
Electrolux intende perseguire competitività e sostenibilità delle produzioni italiane, cancellando
occupazione, salario e diritti, mettendo in discussione la contrattazione aziendale e lo stesso
contratto collettivo nazionale di lavoro».
Quello di Electrolux, dunque, secondo i sindacati è un «ricatto inaccettabile, un ricatto che va respinto».
E che, soprattutto, diventa un precedente rischioso per migliaia di lavoratori e aziende che si trovano nella stessa condizione in Italia, con la difficoltà a competere rimanendo nel nostro Paese. «La chiusura dello stabilimento di Porcia, la perdita di posti di lavoro negli altri stabilimenti del
gruppo e nella struttura, il peggioramento delle condizioni di lavoro – e di vita – e il taglio dei salari
per tutti i lavoratori della Electrolux», secondo i sindacati, «delineano una strada che riguarda tutti, in primo luogo i
lavoratori interessati, che è quella di un impoverimento di tutto il mondo del lavoro, dei territori
interessati, e che apre una strada pericolosa che travalica lo stesso settore».
La Fiom-Cigl pensa allora che non sia «più rinviabile un intervento diretto del presidente del Consiglio; a Enrico Letta
chiediamo di incontrare il sindacato e di impedire alla multinazionale svedese di abbandonare l'Italia, di definire le politiche industriali necessarie a salvaguardare la competitività delle
produzioni italiane e per contrastare una competitività basata esclusivamente su licenziamenti,
riduzione dei salari e dei diritti dei lavoratori.
La presidenza del Consiglio deve garantire, nella difficile vertenza che riguarda i lavoratori della
Electrolux ma anche dell'intero settore elettrodomestico, un impegno in prima persona svolgendo
un ruolo di coordinamento sui ministeri interessati – Sviluppo economico, Lavoro e tutti i ministeri
che possono svolgere un ruolo nella ricerca di soluzioni per la competitività del sistema industriale
italiano – sulle Regioni Friuli, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna e sugli altri livelli istituzionali
coinvolti».
A nome del Governo Letta è intervenuto su caso il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, che ha assicurato l'esistenza di una via d'uscita e che lo stabilimento Electrolux di «Porcia non chiude, è un'informazione falsa, anche Porcia rimarrà aperta».
Zanonato ha vivacemente protestato per le notizie circolate ieri, che parlavano di una decurtazione degli stipendi di circa il 40% per i dipendenti di Electrolux e ha sollecitato una informazione «corretta, in modo che la gente possa rasserenarsi: parlare di stipendi polacchi non vuol dire fare un servizio positivo».
L'Electrolux ieri ha presentato, per i quattro stabilimenti italiani, secondo fonti sindacali, una proposta con un drastico taglio dei salari che porterebbe gli stipendi, oggi calcolati in 1.400 euro al mese a circa 700-800 euro. Ed era sulla base di queste cifre che si era parlato di stipendi in linea con il costo del lavoro della Polonia. La proposta prevede un taglio dell'80% dei 2.700 euro di premio aziendali, la riduzione delle ore lavorate a 6, il blocco dei pagamenti delle festività, la riduzione di pause, permessi sindacali (-50%) e lo stop agli scatti di anzianità. Ma la stessa Elettrolux contesta questa interpretazione degli interventi necessari per salvare di Susegana, Porcia, Solaro e Forlì. Secondo l'azienda, la proposta avanzata ai sindacati «prevede una riduzione di tre euro all'ora. In termini di salario netto questo equivale a circa 8% di riduzione, ovvero a meno 130 euro mese».