Elena Ferrante è uscita dal silenzio anche se non dall’anonimato e ha rilasciato un’intervista al New York Times sulla serie televisiva in otto episodi che il regista Saverio Costanzo sta preparando, tratta dalla sua tetralogia di L’amica geniale (oltre al succitato, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta, Storia della bambina perduta scritti tra il 2011 e il 2014) che tanto successo ha riscosso anche all’estero. Molte volte si è tentato di indagare sulla misteriosa identità che si nasconde dietro alla pseudonimo di Elena Ferrante, anche proprio attraverso le vicende delle sue opere (la protagonista dei quattro romanzi si chiama Elena per esempio). E l’ipotesi più accredita è che si tratti di Anita Raja, traduttrice, moglie dello scrittore Domenico Starnone, ma nessuna conferma è mai arrivata dalla casa editrice, la e/o. Comunque in questo caso ha parlato (via mail si intende) con il prestigioso quotidiano americano. Ha detto la Ferrante: « Sarà un cambiamento radicale. I personaggi creati dalle parole approderanno su uno schermo. Escono dal mondo dei lettori ed entrano n quello degli spettatori. Incontrano persone che non hanno mai letto i romanzi. È un processo che mi intriga».
E che cosa pensa di tutti quei bambini in coda per il casting?
«Di sicuro non sanno nulla del libro. Meglio che siano presi dalla starda piuttosto che siano attori veri e propri perché così hanno più possibilità di essere liberi dagli stereotipi soprattutto se il regista è in grado di trovare il giusto equilibro tra verità e finzione».
Spera che questa produzione cambi l’immagine di Napoli nel mondo in particolare dopo il ritratto che ne è stato dato dal film e dalla serie televisiva Gomorra?
«Le città non hanno una propria energia. Dipende dalla densità delle loro storie, dal potere della letteratura e delle arti. Io spero che la serie muova autentiche emozioni, complessi anche se contradditori sentimenti. È questo che ci fa innamorare di una città».
Come è stata coinvolta nella produzione. Il regista e I produttori mi hanno detto che lei manda delle annotazioni sulla sceneggiatura e ha collaborato a elaborare le caratteristiche del set. Come vorrebbe che diventasse?
«Il quartiere è una composizione di diversi posti di Napoli che io conosco bene. per il momento il mio contributo alla scenografia si è limitato a poche annotazioni . Anche per la sceneggiatura, che non ho scritto io (è di Francesco Piccolo e Laura Paolucci ndr) perché non ho le competenze tecniche. E non so se ne terranno conto, ma è molto probabile che le useranno più avanti nell'ultima versione della sceneggiatura».
Sarà interpretato come una fiaba?
«L'amica geniale non è una favola ma "un racconto realistico. E' l'infanzia a essere colorata di elementi del fantastico, e sicuramente lo è anche Lila. Per quanto riguarda la fedeltà al libro, mi aspetto ci sia compatibilmente con le necessità del racconto visuale, che usa differenti strumenti per ottenere gli stessi effetti».
E per finire l’intervistatore le ha chiesto se spera o teme che la serie diventi un fenomeno o globale come il Trono di spade.
«Sfortunatamente» ha concluso Elena Ferrante «L’amica geniale non possiede la stessa complessità della trama».
La serie originale Hbo-Rai, è prodotta da Lorenzo Mieli e Mario Gianani per Wildside e da Domenico Procacci per Fandango.Le riprese cominceranno questa estate. ha dichiarato Lorenzo Mieli, ceo di Wildside: «Produrre una serie basata sull'incredibile lavoro di Elena Ferrante è una sfida entusiasmante. Attraverso gli occhi e la vita di due amiche straordinarie, la sua quadrilogia racconta 50 anni di storia italiana toccando temi e sentimenti universali».