Alle ore 12 di Berlino, nell'ultimo dei tre giorni di elezioni presidenziali russe, Yulia Navalnaya si è messa in coda, davanti all'ambasciata russa nella capitale tedesca, per dire no a Vladimir Putin. Insieme a lei, tantissimi cittadini russi si sono radunati, puntuali, per esprimere ai seggi elettorali il loro dissenso nei confronti del leader del Cremlino, prendendo parte a "Mezzogiorno contro Putin", una forma di protesta pacifica, per dimotrare alle autorità di Mosca e al mondo interno che all'interno della Russia esiste ancora un'opposizione.
L'iniziativa era stata lanciata da Alexei Navalny, quando era rinchiuso nella colonia penale artica nella quale è morto lo scorso 16 febbraio, ed è stata ripresa, dopo la morte dell'avvocato e dissidente politico, da sua moglie Yulia, che ha coraggiosamente raccolto l'eredità del marito e promesso di continuare il suo lavoro. L'idea: recarsi in massa ai seggi elettorali in tutto il Paese alle ore 12 - nei diversi fusi orari, in totale undici, che attraversano il vastissimo territorio russo - per votare contro Putin, in una protesta pacifica e silenziosa. Lunghe code si sono formate in varie città russe, da Mosca a San Pietroburgo fino alla Siberia, ma anche all'estero, davanti alle ambasciate e ai consolati russi, come appunto a Berlino e a Erevan, in Armenia. Un'azione dimostrativa, in elezioni presidenziali il cui risultato - un plebiscito per Putin - è comunque già deciso e scontato. Secondo Ovd-Info, organizzazione indipendente a difesa dei diritti umani e della libertà di espressione, almeno una cinquantina sono stati gli arresti di manifestanti in diverse città per "Mezzogiorno contro Putin".
Le presidenziali russe si svolgono anche nelle regioni ucraine occupate da Mosca, nel territorio di Lugansk, in parte delle province di Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson - annesse alla Federazione russa a settembre del 2022 con referendum bollati come farsa da numerosi Paesi e organizzazioni e ritenuti illegali dalle Nazioni unite - oltre alla Crimea, annessa nel 2014. In queste regioni le operazioni elettorali - che Kyiv ha definito illegali - sono cominciate diversi giorni prima, con i funzionari russi, accompagnati dai soldati, che si sono recati direttamente di casa in casa con le schede elettorali, soprattutto nei villaggi rurali, per far votare gli abitanti e raggiungere, con metodi evidentemente coercitivi e con l'arma dell'intimidazione, la percentuale più elevata possibile di partecipazione e di consenso a Putin. Dura condanna nei confronti delle elezioni russe tenute nei territori ucraini occupati è arrivata dal segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres, che ha ribadito come l'annessione di quelle regioni a Mosca sia illegale per il diritto internazionale.
(Foto Reuters: Yulia Navalnaya davanti all'ambasciata russa a Berlino)