Anche questa insolita campagna elettorale di mezza estate non risparmia i colpi bassi, gli slogan, gli interventi a gamba tesa e il solito teatrino di dichiarazioni demagogiche, per non parlare delle incursioni dei “podestà stranieri”, come quella di Putin e Medvedev. Però in mezzo al clamore mediatico (amplificato e condizionato dai social, che non ammettono quasi mai toni pacati e soluzioni articolate) si comincia a parlare di programmi. Finalmente. Forse i leader politici, senza rinunciare a vacue e antistoriche preclusioni ideologiche (il ritorno del fascismo a sinistra, il pericolo comunista a destra) hanno capito che ciò che interessa veramente ai cittadini e soprattutto l’unico mezzo per convincere quel 40 per cento di italiani ormai smarriti e nauseati a tornare alle urne, sono le cose da fare per risollevare questo benedetto Paese. Il contesto infatti resta grave: siamo in una tempesta nella tempesta, con un'inflazione che continua a erodere i redditi delle famiglie. Dunque sotto l’ombrellone o in un rifugio di montagna possiamo cominciare a riflettere e a parlare di progetti, di investimenti, a discernere e a confrontare le proposte con i nostri desideri e i nostri valori, anche se si tratta pur sempre di dichiarazioni di intenti o di promesse, inevitabile in politica. Vediamo.
Il Centrodestra (ecco il programma dell'accordo quadro di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia) oscilla tra vecchi cavalli di battaglia come la flat tax e la revisione del Pnrr. Il Pd di Enrico Letta, che guida l'alleanza del Centrosinistra (qui il programma integrale), è in continuità (ma non del tutto) con l’Agenda Draghi (di cui il terzo Polo di Calenda e Renzi ha fatto praticamente professione di fede senza però specificare troppo di che si tratta), mentre il Movimento Cinque Stelle insiste su salario minimo e reddito di cittadinanza, la bandiera della compagine guidata da Giuseppe Conte. Tutti gli schieramenti ribadiscono la loro adesione all’Unione europea e alla Nato, una cornice che è già molto importante considerato il vento populista mai sopito, a parte qualche mal di pancia grillino. Il Centrodestra punta sui capitoli sicurezza, alleggerimento fiscale e lotta all’immigrazione clandestina e fa una proposta shock: l’abolizione del reddito di cittadinanza. Un muro contro muro rispetto al movimento di Conte fondato dall’”elevato” Beppe Grillo. Sul piano istituzionale propone (anche questo un vecchio cavallo di battaglia) una riforma costituzionale con l’elezione diretta del capo dello Stato, mentre Berlusconi vuole cancellare l’appello per chi è già stato giudicato innocente.
Nel Centrosinistra i pilastri sono la transizione ecologica, il lavoro giovanile (da incrementare con una patrimoniale) la riduzione delle bollette per famiglie e imprese e l’estensione dello smart working. Sui diritti, si punta sullo ius scholae, che prevede la cittadinanza con un numero minimo di anni di scuola in Italia. Il taglio del cuneo fiscale è condiviso anche – sulla sponda opposta – da Fratelli d’Italia (che propone anche il diritto al conto corrente per tutti i cittadini). Per i giovani, assegno annuo per chi è a basso Isee ed è in affitto.
Quanto al programma del Centro, ovvero della coppia Renzi-Calenda (clicca sul programma integrale), si insiste sull’Agenda Draghi (con la riforma del fisco, della concorrenza e della giustizia) fatta di investimenti e misure di sostegno alla crescita. Anche in questo caso il reddito di cittadinanza viene visto come il fumo negli occhi, da cancellare come la gramigna. I Cinque Stelle (qui il loro programma) hanno messo in campo un programma in 22 punti che prevede tra l’altro il salario minimo a 9 euro all’ora, la riduzione dell’orario del lavoro, il riscatto gratuito della laurea, la rateazione delle cartelle esattoriali e la cancellazione dell’Irap, la statalizzazione della sanità (riducendo così le Regioni a una sorta di guscio vuoto). C’è anche la cittadinanza italiana agli studenti di origine straniera nel programma, segno che la linea è quella del Conte 2, alleato con la sinistra, più che del primo Conte contiguo alla Lega.
Corposo, almeno sulla carta, il programma sulla famiglia della Lega (clicca qui), con misure a favore della maternità e delle sinergie lavoro-famiglia, flat tax “familiare” con una no tax area commisurata al numero dei figli, l’introduzione del quoziente familiare, incentivi per le ragazze madri in difficoltà buoni casa per la prima casa a favore delle giovani coppie, accelerazione delle pratiche di adozione. Il Centrodestra all’unisono vuole portare avanti anche la condanna della maternità surrogata rendendola una reato internazionale. Tutto chiaro? Per niente. Si tratta sempre di promesse spesso non dettagliate perchè devono intercettare il più ampio consenso possibile. A leggere i programmi saltano fuori diversi dubbi o interrogativi in tutti gli schieramenti. La defiscalizzazione farebbe un gran bene a famiglie e imprese, ma dove si trovano i denari per sostenerla, con un debito pubblico che oltretutto è arrivato a 2776 miliardi di euro toccando tutti i record storici? Anche sulla patrimoniale il Pd di letta è molto sibillino. Di per sé è una misura che avrebbe un senso, perché i ricchi devono contribuire ad alleviare le sofferenze dei meno abbienti in un momento di difficoltà.
Già: ma chi sono i ricchi in questo Paese? Il ministro Fornero in un’intervista ci aveva spiegato che è difficilissimo accertare i veri patrimoni degli italiani. Il premier del 2012 Monti definiva l’Imu una mini patrimoniale, ma non colpiva di certo solo i ricchi, anzi. Tommaso Padova Schioppa li aveva individuata in coloro che percepiscono più di 75 mila euro lordi, benestanti, per carità, ma non certo ricchi. Insomma, la patrimoniale, più che una tassa, è un’opinione. Ma si potrebbe andare avanti per molto. L’Agenda Draghi, ad esempio, tanto cara a Calenda, sotto il nome altisonante si può riempire come si vuole. E’ nei dettagli che bisogna leggere i programmi. Si tratta di proposte che probabilmente messe insieme non avrebbero la copertura finanziaria. Sono insomma promesse che potrebbero essere non tutte mantenute dal 26 settembre in poi. Ma ci sono anche programmi non espressi che potrebbero materializzarsi dopo le elezioni. Quali conseguenze potrà avere per la formazione di Letta l’alleanza con i radicali di Emma Bonino sul fronte dell’eutanasia e della difesa della vita? E infine ci sono i grandi assenti. Temi di grande importanza nemmeno sfiorati. Don Renato Sacco, di Pax Christi, si lamenta che nonostante un conflitto alla Porte dell’Europa la parola “pace” non compaia da nessuna parte.