«La risorsa più grande è vedere i frutti che hanno seguito la sua scelta». Commenta così Elisa Corbella, 37 anni, l’apertura del processo di Beatificazione della sorella Chiara, avvenuta il 21 settembre scorso a Roma. Chiara vissuta in santità e mancata a 28 anni dopo aver rimandato le cure del cancro diagnosticato al quinto mese di gravidanza per proteggere il suo bambino. «Questi frutti sono una bella opportunità per continuare a rimanere saldi nella fede mentre la parte umana tenderebbe a farti vedere solo e sempre la mancanza di una sorella per me o di una figlia per i miei genitori».
Un giorno non casuale il 21 settembre, anzi; «Lo stesso in cui dieci anni fa sposò Enrico e quest’anno è tornata allo Sposo. Come fosse un doppio matrimonio. Devo dire, infatti, che la cerimonia a Roma è sembrata una grande festa, come fu quella delle nozze, e lei era lì presente tra noi. Questo ci insegna che va superata la barriera del “materiale” perché passata quella ti rendi conto che c’è altro».
Il che consola e aiuta, anche se non colma fino in fondo una distanza insuperabile. «Certo, avrei desiderio di parlare con lei ma capisco che posso farlo diversamente. Come? Con la fede che ci ha aperto strade nuove. Chiara per prima con la sua vita ci ha dato la certezza che c’è “un continuo”, che chi è nato non muore mai; ci ha mostrato con la sua morte un salto verso l’eternità fatto in modo così fiducioso che non puoi non esserne contagiato anche tu». Ed Elisa si è fatta contagiare, lei come i tanti che scrivono e si ispirano al modello di Chiara; «Vedo continuamente persone che vengono aiutate e che ritrovano fiducia quando portiamo in giro la testimonianza di Chiara o ci raggiungono sul sito (chiaracorbella.it). Ecco allora che ti rendi conto di quanto il suo sì abbia fatto scaturire tanti altri sì. E già solo per questo è una Grazia».
Una vicinanza che viene sentita da chi come lei vive le malattie dei figli o la propria, ma anche da chi ha problemi nel matrimonio o di vita. «Una vicinanza agli altri che scaturiva dalla sapienza; una sapienza dovuta alla sua vicinanza a Gesù, quella per cui riusciva a darti un incoraggiamento su qualunque cosa. Chiara che voleva farti sapere che c’era, che ti ascoltava e ti stava a fianco qualunque fosse il problema. Con la predisposizione di chi è ispirato dallo Spirito Santo».
Una comunione che ha vissuto fino alla fine: «Fino all’ultimo istante della sua vita terrena, le ho visto fare un salto verso il Cielo come se si fosse lanciata nella braccia di qualcuno che conosceva da anni. Con la stessa fiducia con cui ha lasciato che i primi due figli tornassero a Lui, la stessa che l’ha accompagnata quando è toccato a lei salutare il marito e il figlio Francesco. Le sue parole sono state: «Sarà la soluzione migliore».
Ecco allora che Elisa che ha due anni più di Chiara non riesce a dirsi la sorella maggiore, soprattutto per fede e saggezza. «Chiara era una persona decisa, sicura, chiedeva poco consiglio e si lasciava guidare da Lui. Lei era la sorella maggiore nella fede, era un passo avanti. Quel passo in più che ti spingeva ad andare oltre. Stare vicino a lei voleva dire sentire che ti mancava un pezzo. Davanti a tanta sapienza faccio fatica a definirmi sorella maggiore, lei che già sapeva dove stava andando».
E che oggi quando le si chiede un ricordo su tutti della sorella Chiara risponde: «Mi è sembrato strano venerdì scorso leggere la preghiera di Beatificazione per Chiara. Perché per me lei resta sempre la compagna di gioco e di viaggi che era, l’amica e la sorella dei momenti spensierati».
Qui un estratto della testimonianza data da Chiara ed Enrico il 19 Novembre 2009 presso la Chiesa di Santa Francesca Romana all’Ardeatino, Roma.